Federer ha giocato con un infortunio al polso per tre mesi

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Federer ha giocato con un infortunio al polso per tre mesi

Tutto sarebbe nato in un allenamento prima del torneo di Stoccarda: “Non so di preciso cosa sia successo, ma mi ha causato problemi fino allo US Open”. Lo svizzero l’ha rivelato solo adesso, che l’infortunio sembra alle spalle

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La seconda (o terza) carriera di Roger Federer ci sta abituando a diverse novità. Il recupero del tennis offensivo, sepolto da anni di battaglie da fondo campo, grazie alla preziosa spinta di Edberg; una rinnovata ostinazione nel giocare il rovescio in top, regalo questo dell’attuale coach Ljubicic. Una programmazione più oculata per prevenire gli infortuni e rimanere competitivo nei grandi appuntamenti anche a trentasette anni. Ha funzionato: questa strategia gli ha permesso di vincere altri tre Slam e tornare in vetta alla classifica, seppure per un breve periodo, oscurando astri nascenti e persino i fenomeni della sua epoca. Dopo un brillante inizio di 2018 la stagione non è però proseguita sugli stessi standard e il titolo di Stoccarda, il 98esimo della sua carriera, non ha avuto un seguito. Esisterebbe però una spiegazione, che per la prima volta Federer ha nascosto ai media del settore: lo svizzero ha svelato solo adesso al giornale tedesco SonntagsZeitung di aver convissuto per tre mesi con un infortunio al polso.

Ho sentito il dolore durante un allenamento all’inizio della stagione su erba. L’infortunio ha avuto più conseguenze del previsto e il dolore è rimasto per circa tre mesi, ma non è una scusa e non intendo farne un dramma” ha raccontato Federer, che sull’erba è stato sconfitto da Coric nella finale di Halle e da Anderson ai quarti di Wimbledon. Da quando ha vinto lo Slam londinese per la prima volta, nel 2003, solo nel 2016 aveva perso più incontri sull’erba (tre, chiudendo la stagione senza titoli). L’infortunio sembrerebbe però riassorbito. “A volte sento dolore durante i primi dieci minuti del warm-up, ma adesso posso lasciar andare il dritto senza pensarci. Un infortunio al polso o alla mano necessita sempre di tempo per guarire, non ho passato un bel periodo. Per questo sono felice che ora sia tutto risolto“.

Sulla natura dell’infortunio Federer non è molto chiaro: “Non so esattamente di cosa si sia trattato, se di un problema al polso o alle dita, il dolore è arrivato all’improvviso prima di Stoccarda e si è diffuso in tutto il braccio causandomi problemi fino allo US Open“. È in ogni caso il suo primo infortunio a carico di questa zona, dopo il problema alla caviglia di inizio carriera (era il 2005), i ripetuti fastidi alla schiena e l’operazione di artroscopia al ginocchio sinistro del febbraio 2016 sfociata poi nella decisione di chiudere in anticipo la stagione.

Dal periodo interessato dall’infortunio rimarrebbe quindi escluso il torneo di Shanghai, nel quale lo svizzero è stato eliminato – ancora – per mano di un ottimo Borna Coric. Proprio in relazione alla trasferta cinese, Federer aveva rilasciato delle dichiarazioni all’emittente televisiva locale CGTN tessendo le lodi del torneo – ‘Ho sempre fatto di Shanghai una priorità. Sono stato contentissimo quando vi hanno programmato un Masters 1000, ho inaugurato lo stadio e sento una grande connessione‘ – e raccontando di aver portato con lui i figli per la prima volta. Nella stessa occasione è tornato sul tema della sua longevità sportiva: “L’età media per il ritiro nel tennis è di 32-33 anni, io ne ho 37 e posso capire se mi chiamano vecchio. Nel tennis lo sono sicuramente, ma nella vita sono ancora giovane. Sto affrontando una nuova generazione di tennisti, è una sensazione diversa; quando ho iniziato nel tour affrontavo gente come Sampras, Moya, Henman, Agassi“.

Fu proprio Andre Agassi a battezzarlo al suo esordio a Basilea, nel lontano 1998, in una delle sue prime apparizioni nel circuito maggiore. Quel Federer 17enne vinse appena cinque game ma avrebbe fatto presto a raggiungere la sua prima finale in patria, due anni dopo; un po’ meno presto a vincere il primo dei suoi otto titoli, nel 2006 in finale contro l’indimenticato ‘Mano de Piedra‘ Fernando González. “Ricordo il mio esordio con Agassi, fu incredibile per me: ero quasi un bambino e chiaramente ho perso” ha detto Roger in un’intervista per il quotidiano svizzero Luzerner Zeitung. “Ricordo ancora meglio l’anno precedente in cui giocai le qualificazioni: avevo 16 anni ed ero molto nervoso perché c’era grande attesa nei miei confronti. Oggi è tutto diverso ma può ancora capitare che io sia nervoso prima di una partita, che il polso torni a farmi male e io mi senta insicuro. È stressante, ma è anche positivo perché mi dimostra quanto ancora il tennis significhi per me“.

Questa settimana lo svizzero tornerà in campo nella ‘sua’ St. Jakobshalle Arena, il cui progetto di cambiare nome in ‘Roger Federer Arena’ è naufragato dopo gli entusiasmi iniziali. Federer giocherà da campione in carica per provare a vincere il nono titolo (eguaglierebbe i nove allori di Halle) e dimostrare, alla luce di queste ultime rivelazioni, che il polso non è più un problema. Come nel 2015, quando lo svizzero fu l’unico antagonista credibile di Djokovic pur riuscendo a togliergli ‘solo’ i titoli di Dubai e Cincinnati, sembra ancora Federer l’unico uomo su cui è plausibile puntare il dito perché provi a interrompere il dominio (indoor) del campione serbo.

 

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