Si ritira anche 'la bestia' Max Mirnyi

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Si ritira anche ‘la bestia’ Max Mirnyi

Il giocatore bielorusso chiude la carriera con 53 titoli, tra cui 10 slam e 57 settimane in vetta alla classifica del doppio. Per lui anche l’oro nel misto a Londra 2012 in coppia con Vika Azarenka

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C’è chi giura di non aver mai visto un tennista dotato di spalle più larghe di quelle di Max Mirnyi. Altri, più esteti, si soffermeranno su quelle volée taglienti come rasoi, spesso esibite in memorabili match due contro due destinati a divenire veri e propri clinic del gioco di volo. Per carpirne, se non proprio impararne, i segreti da oggi dovremo affidarci a YouTube, perché la bestia di Minsk, con una lettera aperta diramata dalla Federazione bielorussa, ha annunciato che quarantuno anni con la racchetta in mano sarebbero anche stati sufficienti.

Mirnyi chiude così una carriera da grandissimo, che “un ragazzino di Minsk non avrebbe mai sognato sperare“. O osato sognare, aggiungeremmo noi. 53 titoli ATP, di cui uno solo, a Rotterdam nel 2003, in singolare. Gli altri in doppio, specialità che ha consacrato Max a livelli altissimi, tra i più grandi di sempre nella disciplina. Centrata la prima posizione del ranking mondiale nel giugno del 2003, egli ha occupato il trono per un totale di cinquantasette settimane complessive, non proprio uno scherzo. Tra gli allori, svettano dieci slam, sei in doppio (quattro a Parigi, due a New York) e quattro nell’amato misto, specialità che gli ha regalato anche il leggendario oro olimpico a Londra 2012, quando insieme a Vika Azarenka superò nella finalissima la coppia di casa formata da Andy Murray e dalla desaparecida Laura Robson.

Ringrazio chiunque mi sia stato vicino in questi venticinque anni. Ovviamente la famiglia in primis, senza mia moglie e i miei figli ciò che ho fatto sarebbe stato impensabile, ma anche la Federazione e il Ministero dello sport e del turismo per il loro costante supporto. Lascio in un momento felice, senza alcun rimpianto“.

Ecatombe di ritiri, in questo finale di stagione particolarmente popolato di campioni intenzionati a scendere dal treno. Inutile dire che anche del vecchio Max, con il suo stile classico e difficilmente confondibile, sentiremo la mancanza.

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