Wimbledon: Nadal vola ai quarti, Djokovic lo segue a ruota

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Wimbledon: Nadal vola ai quarti, Djokovic lo segue a ruota

LONDRA – Prestazione impressionante del maiorchino, particolarmente a suo agio sull’erba di quest’anno. Novak Djokovic poco dopo lo imita

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Rafael Nadal - Wimbledon 2019 (via Twitter, @wimbledon)
 

[3] R. Nadal b. J. Sousa 6-2 6-2 6-2 (da Londra, il nostro inviato)

Niente da fare, come se nel pugilato un peso medio-massimo affrontasse un piuma. Joao Sousa, primo portoghese della storia agli ottavi di finale a Wimbledon, trova un muro invalicabile in Rafa Nadal. Non c’è praticamente nulla che il bravo e combattivo Joao possa fare per scardinare le certezze di un Rafa decisamente “da corsa” sull’erba (o quello che è, nel momento in cui un coro quasi unanime di giocatori e coach denuncia questi “Championships” come i più lenti di sempre e di conseguenza totalmente snaturati, due domande bisognerebbe farsele).

Una volta capito che aria tira, ovvero che se il match si fosse giocato sulla terra battuta non sarebbe cambiato quasi nulla a livello di contenuti tecnico-tattici (figurarsi a livello di risultato), vedo Nadal procedere inavvicinabile al servizio, con zero palle break concesse per i primi due set. Oltre a questo, la potenza dello spagnolo, così come la sua efficacia in risposta, tengono Sousa a poco più del 50% di punti vinti con la prima palla e a un misero 36% con la seconda. Sono statistiche impietose, oltre che impensabili sull’erba per un giocatore che non serve affatto male come Joao, a prescindere dalla bravura del ribattitore. Come detto, per quello che si può vedere da qua, di tipico dell’erba la superficie del centrale ha solo il colore verde. Ma potremmo sbagliarci.

Rafa, infatti, è tra i pochi che non concordano sulla lentezza dei campi: “Per me, sono uguali alla prima volta che ci ho giocato nel 2003, magari sarò io che non ho sensazioni corrette, questa è solo la mia opinione. Ma parlo dei campi. Quello che sta rallentando il gioco, a mio avviso, sono le palle, che sono diverse“. Insomma, il dibattito continua, che il gioco sia più lento è assodato, bisogna solo capire il perché, e anche chi sta giocando in prima persona ha impressioni differenti.

La vicenda, in un’ora e 6 minuti, ci consegna un 6-2 6-2 in favore dello spagnolo in cui c’è poco da commentare, a parte qualche momento spettacolare che capita per forza di cose. Joao ce la mette tutta, spara i suoi sventagli a uscire appena può, ma le uncinate mancine di Rafa sono tremende e velocissime, l’impressione dalla tribuna è che lo spagnolo stia anche sperimentando un letale mix tra gran top-spin e manate ben più filanti, sentiamo i suoi dritti schioccare come pistolettate.

Il “come on!” di Sousa, quando tiene la battuta a inizio terzo set, è sottolineato dall’applauso del pubblico, che vorrebbe vedere Rafa in campo più a lungo. Il buon vecchio Joao è ovviamente più che d’accordo, prova a farsi aggressivo nel secondo game sul servizio di Nadal, ma per tutta risposta il fuoriclasse spagnolo spara un paio di missili, mette una bella palla corta, e le ambizioni di Sousa finiscono lì. Un grandissimo recupero di Rafa su palla corta, chiuso di tocco in diagonale, fa esplodere il centrale, e permette finalmente allo spagnolo di scatenare il “fist-pump“, sembra che Nadal sia quasi quasi grato a Joao per averlo messo in difficoltà almeno in qualche punto, costringendolo a dare il massimo. Subito dopo, rovescio vincente Rafa, break anche nel terzo set, e sipario. Oltre a qualche bel dritto lungolinea il portoghese oggi non riesce ad andare, ma non è colpa sua, in queste condizioni di gioco, con questo gran Nadal davanti che ci si trova benissimo, andrebbero in crisi quasi tutti.

In particolare, ne parlo con l’amico Steve Flink di fianco a me in tribuna (a proposito, che bellezza l’anellone verde della Hall of Fame che sfoggia, e che prestigio), oggi Rafa sta mostrando un ottimo slice di rovescio, che gli permette di far girare parecchi scambi, e mette fuori ritmo l’avversario. Quando poi Nadal decide di divertirsi con il serve&volley, chiudendone due di pregevole fattura in un game (molto bella la volée di rovescio in entrambi i casi) manco fosse Rafter redivivo su questi campi, è chiaro a tutti che il conto alla rovescia è ormai irreversibile. Allo scoccare dell’ora e tre quarti, un ammirato Sousa dà la mano a Rafa, 6-2 6-2 6-2, per lo spagnolo ora Querrey. Giusto due numeri per inquadrare la portata del dominio di Nadal oggi: 30 vincenti, 10 errori, 4 su 4 col serve&volley, 16 punti su 19 a rete, 13 punti in totale persi al servizio. Wimbledon e tutti i suoi avversari sono avvisati. In modo piuttosto chiaro.

[1] N. Djokovic v. U. Humbert 6-3 6-2 6-3 (da Londra, Vanni Gibertini)

È il settimo giorno di Wimbledon, ma ancora non si smette di parlare dell’erba lenta. Anche Nadal ha detto “me lo chiedete dopo ogni partita, praticamente ogni giorno”. Secondo lo spagnolo l’erba è sempre la stessa, ma a guardare il match tra Djokovic e Humbert qualche dubbio viene che quest’anno la combinazione di graminacee, clima e tempo atmosferico abbiano creato una miscela viscosissima. Il n.1 del mondo è confortevolmente piazzato ben dietro l’area “consumata” di fondocampo, tra i due e i tre metri lontano dalla riga di fondo, e palleggia con la consueta destrezza. Il suo rovescio bimane contra meravigliosamente le curve mancine di Humbert, che ancor prima della prima sosta per il cambio di campo subisce il break che gli costa il primo parziale, confezionato da Djokovic in soli 32 minuti.

L’inizio del secondo set ricalca fedelmente quello del primo: nonostante uno smash tirato inopinatamente in rete, Nole incassa tre errori gratuiti dell’avversario nel terzo game e fugge via nel punteggio. La sua posizione è decisamente più avanzata nel palleggio da fondo, tranne ovviamente quando deve difendersi, Humbert tiene il campo egregiamente, ma i suoi errori nei punti che potrebbero dargli qualche chance gli tagliano le gambe. Bastano 35 minuti a Djokovic per incamerare anche il secondo set per 6-2 dopo aver ottenuto un secondo break al settimo gioco, e lasciar andare Humbert negli spogliatoi per la pausa fisiologica che lui aveva fatto al termine del primo parziale.

Sono da poco passate le 17 e il programma sul Campo n.1 potrebbe essere a un solo set dalla conclusione, quindi il pubblico pregusta un possibile doppio extra che potrebbe eventualmente essere aggiunto al programma. Un break a zero al settimo game lancia Djokovic verso la vittoria finale, prima della quale trova anche il modo per una volée smorzata di rovescio in tuffo che prova a controbilanciare i fragorosi applausi che si sentono dal centrale per la vittoria di Konta.

Un test non troppo probante per il n.1 del mondo, che ha affrontato un avversario non ancora dotato di armi per metterlo difficoltà. Nel prossimo match con Goffin se la dovrà invece vedere contro un giocatore di ben altra caratura, che non incontra da oltre due anni (l’ultimo match risale a Montecarlo 2015) e che lo ha già battuto una volta, proprio in occasione del loro ultimo match.

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