Gabriela Sabatini: "Roma, che gioie ma dopo il tennis ho ritrovato la mia libertà" (Cocchi). Furlan: "Sinner? Educato a vincere" (Barana)

Rassegna stampa

Gabriela Sabatini: “Roma, che gioie ma dopo il tennis ho ritrovato la mia libertà” (Cocchi). Furlan: “Sinner? Educato a vincere” (Barana)

La rassegna stampa di martedì 12 maggio 2020

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Gabriela Sabatini: “Roma, che gioie ma dopo il tennis ho ritrovato la mia libertà” (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

[…] Eleganza dei gesti su un viso imbronciato, da ragazzaccio, rovescio a una mano in via d’estinzione tra le picchiatrici del ventunesimo secolo: la Sabatini resta un simbolo del tennis a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta. Sabato taglierà il traguardo dei 50 anni e si gode la vita […] A quale delle sue vittorie romane è più affezionata? «A tutte, ma le due finali vinte contro Monica Seles le ricordo con più piacere. Credo di aver giocato il tennis migliore di sempre. Una macchina perfetta: gambe, testa, mano». Il tennis si nutre di grandi rivalità. Graf-Sabatini è stata una delle più eccitanti. «Sì, ho avuto la fortuna di vivere un periodo in cui le protagoniste erano di altissimo valore. Steffi, ma anche la Seles. E poi c’erano ancora la Navratilova e la Evert…». Ma lei è stata l’avversaria che più volte ha battuto la Graf: 11 su 40 incontri. «Quando la incontravo, sentivo di avere qualcosa in meno di lei. È sempre stata più brava, ma proprio per questo riusciva a tirare fuori il meglio di me. Anche la Seles era impressionante: gelida, con una mentalità feroce». Si è ritirata ad appena 26 anni. Pensa mai che avrebbe potuto vincere ancora molto? «È vero, ma è stata la cosa giusta da fare. Mi sentivo vecchia, mi sembrava di non aver fatto altro nella vita. Non è stata una decisione improvvisa, ma ponderata. Per due anni ho lavorato con uno psicologo per capire se era una fase momentanea. Non mi divertivo, soffrivo a viaggiare, nulla di quello che facevo mi dava più gioia. Avevo esaurito le energie». Coco Gauff poco tempo fa ha raccontato di aver sofferto molto la pressione. A tal punto da pensare di smettere. Cosa le consiglierebbe? «Capisco che cosa ha provato. Anche io ho cominciato molto presto. Le direi di porsi obiettivi a lungo raggio. Non partita per partita. Ricordo che quando perdevo un match, per me era una tragedia epocale. Ora rido, ma allora…». Il circuito femminile, dopo Serena, non ha ancora trovato una dominatrice. Come mai? «C’è grande varietà ed è positivo, perché si possono ammirare giocatrici diverse e non c’è mai nulla di scontato». Chi è la «nuova» Sabatini? «Oh, che domanda difficile. Non saprei, ognuno di noi è unico e diverso. Adesso mi piace Ashleigh Barty. Ha un gioco vario, divertente. Non ci si annoia a guardarla». Non si è mal pentita di aver lasciato così giovane? «Mai. Il tennis mi ha dato molto, più di quanto non mi abbia tolto. Ho guadagnato bene, mi sono tolta le soddisfazioni che volevo sul campo. Ora faccio ciò che amo, viaggio e seguo la mia azienda di profumi». […]

Furlan: “Sinner? Educato a vincere” (Francesco Barana, Corriere dell’Alto Adige)

Il trade union è Riccardo Piatti: «Ma io non ero un predestinato e ho raggiunto i vertici con il lavoro e la fame agonistica, mentre Sinner è un fenomeno naturale già ben definito a livello mondiale, uno nato per il tennis». […] Dal 2016 Furlan, nativo di Conegliano, nel Trevigiano, è di stanza a Belgrado: direttore tecnico della federazione serba, un incarico ricevuto dopo la segnalazione di Novak Djokovic. Allena anche Jasmine Paolini e in passato ha seguito Francesca Schiavone […] «Di Sinner si parla tantissimo anche in Serbia, ma oramai in tutta Europa e nel mondo. In tal senso la vittoria alle Next Gen Atp Finals lo ha incoronato come il miglior prospetto mondiale, ma nel circuito da tempo è considerato l’erede dei Federer, Nadal, Djokovic, Murray. Questo non significa che lo diverrà, la carriera di un tennista è costellata da tante variabili, fisiche e mentali. L’esempio più eclatante è Kyrgios, che qualche anno fa era il miglior talento emergente, eppure non ha ancora sfondato tra i primissimi. L’aspetto gestionale fa la differenza». Però Sinner, continua Furlan «non è Kyrgios, ha lo stesso talento ma una predisposizione mentale e una testa differente. Sinner è un ragazzo equilibrato, solido, stabile, che vuole vincere e già più maturo dei suoi 18 anni. Sinner, in un certo senso, è educato a vincere, sente su di sé la consapevolezza e la responsabilità da quando aveva 13 anni». Il resto, dice Furlan, «lo fanno le sue qualità tecniche eccelse, i colpi, la potenza della palla, la mobilità e velocità di gambe. Per gli addetti ai lavori è il tennista più forte in assoluto potenzialmente tra gli under 20 e alla sua età Djokovic e Federer avevano più o meno la stessa classifica. Sinner viene pronosticato come un giocatore da tanti Slam, starà a lui confermare le enormi aspettative». Una mano, in tal senso, la può dare certamente Piatti, che ha portato Jannik a Bordighera, nella sua accademia, nel 2015: «Quando ha cresciuto me — ricorda Furlan — Riccardo era agli inizi, ma era già un passo avanti a tutti in Italia per metodo, conoscenze, studio del tennis, infatti oggi che ha 30 anni di esperienza è fra i tre-quattro più grandi allenatori al mondo. Lui è perfetto per crescere e affinare Sinner, ha un pedigree incredibile, ha allevato Djokovic, allenato e portato in alto Raonic, Gasquet, Ljubicic. Sinner ha scelto il meglio».

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