Campi più veloci: Djokovic si è adattato, Thiem meno

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Campi più veloci: Djokovic si è adattato, Thiem meno

La nuova superficie di Flushing Meadows, il Laykold, secondo il serbo è “più veloce del 20-30% rispetto a quella di un anno fa”. L’austriaco non ha accampato scuse per il ko con Krajinovic, ma il suo insolito 6% in risposta fa pensare

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Novak Djokovic - Cincinnati 2020 (via Twitter, @atptour)
 

Si va veloce, quest’anno, a Flushing Meadows. I primi due giorni di Cincinnati in versione bolla hanno visto emergere un tema condiviso tra i protagonisti: le palline, sui nuovi campi, viaggiano che è un piacere. Nulla di condizionante, ma una variabile da metabolizzare e con cui entrare in confidenza. Se Murray e Zverev al termine della loro sfida si sono limitati a prendere atto della novità – così come i nostri Sonego e Caruso – Djokovic è sceso nel dettaglio.

La velocità della superficie è superiore del 20-30% rispetto allo US Open di un anno fa – ha spiegato il numero uno ATP – ovviamente il Louis Armstrong Stadium è relativamente più lento rispetto ai campi esterni, io gran parte degli allenamenti li ho fatti sull’Arthur Ashe Stadium. Il GrandStand (dove ha battuto Berankis, pur senza brillare, ndr) l’avevo provato una sola volta prima di giocarci e onestamente c’è voluto un po’ di tempo per trovare il giusto timing e il punto di impatto“. Un lavoro di adattamento iniziato per il serbo testando le palline già durante la quarantena, prima dei noti guai.

DOMI NON RISPONDE, TSITSIPAS CONTROCORRENTE – Se Djokovic in qualche modo ha attivato l’unità di crisi e gestito la novità, chi probabilmente ne ha subito le conseguenze è stato Dominic Thiem. Non che l’inattesa debacle del numero tre del mondo contro Krajinovic possa essere ricondotta solo ai campi – “Ho giocato in modo orribile“, ha ammesso -, ma le statistiche horror aprono qualche interrogativo. Appena 2 punti vinti su 34 in risposta al servizio avversario, un modestissimo 6% lontano anche da quello che era stato il suo occasionale record negativo in carriera (15%). In realtà Thiem ha avuto significativi problemi anche nei suoi turni di battuta, mantenendo quindi l’onestà intellettuale di non scaricare tutta la responsabilità di una serata no su fattori esterni.

Lecita però, dal suo punto di vista, una constatazione: “Le condizioni sono completamente diverse rispetto all’Australia, per quanto riguarda le palline, i campi e il caldo umido“. In realtà il nuovo Laykold, un campo in resina acrilica su una base di asfalto o cemento, dovrebbe combattere proprio gli effetti dell’umidità. L’unico giocatore ad aver espresso un parere diverso sulla velocità dei campi è stato Stefanos Tsitsipas. Dopo la comoda vittoria all’esordio contro Kevin Anderson, il greco ha dichiarato: “Alcuni campi sono più veloci di altri, ma succede in tutti i tornei. La velocità varia da media a lenta.

VELOCI E FELICI – La variabile è stata analizzata anche tra le protagoniste del torneo femminile. Con la capacità di sintesi e semplificazione che le appartiene, Naomi Osaka ha sentenziato: “Sì, i campi sono un più veloci, ma sono uguali per tutti. Non posso lamentarmi di questo“. In effetti, se ad avanzare rimostranze fosse stata lei saremmo rimasti sorpresi. Ha argomentato meglio Petra Kvitova, isolando il discorso rispetto all’analisi della sua sconfitta nel derby ceco contro Marie Bouzkova: “È un incremento di velocità che si adatta bene al mio gioco, chiaramente sull’Ashe (che per questa edizione newyorchese di Cincinnati non viene utilizzato, ndr) la pallina rimbalza un po’ più in alto“. Rimangono appunti utili, in vista dello US Open.

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