Djokovic passeggia su Struff allo US Open e prosegue le sue campagne

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Djokovic passeggia su Struff allo US Open e prosegue le sue campagne

Novak Djokovic arriva senza problema agli ottavi. Continua il processo di costruzione della PTPA

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Novak Djokovic (sinistra) e Jan-Lennard Struff (destra) allo US Open 2020 (foto Twitter @usopen)
 

[1] N. Djokovic b. [28] J-L. Struff 6-3 6-3 6-1

L’inseguimento al diciottesimo titolo del Grande Slam non è l’unico impegno di Novak Djokovic durante questo suo periodo di soggiorno a New York. Sicuramente è il più importante, ma in alcune giornate non è il più impegnativo. Questo venerdì della prima settimana è stata probabilmente una di quelle giornate: il serbo ha completato il suo dovere in campo impiegando solamente un’ora e 43 minuti per regolare in tre set il tedesco Jan-Lennard Struff, testa di serie n. 28 del torneo, da lui già sconfitto molto nettamente la settimana scorsa durante il Western&Southern Open.

Una partita quasi di routine da parte del n. 1 del mondo che ha ottenuto il primo break all’ottavo game del primo set e da lì si è disteso per sciorinare una prestazione di grande solidità: 80% di punti con la prima di servizio, 57% con la seconda, solamente quattro palle break concesse, tutte annullate, e un bilancio di 34 colpi vincenti e 23 gratuiti. Struff è un tennista con un ottimo servizio, molto rapido per la sua stazza, ma non ha la potenza di fuoco per sfondare Djokovic da fondocampo e non ha piani tattici alternativi possibili per impensierire un avversario della regolarità del serbo.

Come detto però Djokovic probabilmente ha passato più tempo in questa giornata a proseguire la sua campagna per la creazione della Professional Tennis Players Association (PTPA) e a fungere da difensore dei suoi colleghi cercando di utilizzare la sua influenza per dirimere il “caso Mannarino”.

Sono stato informato della questione – ha detto durante la conferenza stampa post match – e sono stato in costante contatto con il suo coach per diverse ore tentando di risolvere la situazione e ottenere informazioni. Ho cercato di contattare le alte sfere dello Stato di New York, dal momento che mi era stato fatto capire che solamente l’intervento di un ‘pezzo grosso’ avrebbe sbloccato la situazione. Alla fine non so esattamente cosa sia accaduto e cosa abbia permesso di disputare la partita. In ogni modo ci sono state diverse incongruenze nei vari protocolli che hanno creato situazioni come quella di Pella e Dellien, che sono stati esclusi dal Western&Southern Open. D’altra parte sapevamo che venendo negli USA queste cose sarebbero potute accadere, ma non sono contento di come il tutto è stato gestito. Lo stesso vale per la questione di Benoit [Paire], che è diventato negativo pochi giorni dopo il suo test positivo: mi è stato detto che ci sono parecchi falsi positivi, è capitato anche a 6-7 giocatori di una squadra sportiva qui negli USA, e questo è un problema che deve essere affrontato”.

Le sue risposte in conferenza stampa assomigliano sempre più a comizi elettorali, specialmente quando gli si parla della sua creatura, la PTPA, che lui insiste a non voler chiamare sua creaturaperché sono 20 anni che i giocatori provano in un modo o nell’altro a fare una cosa del genere, io e Vasek [Pospisil] stiamo solo tentando di eseguire il piano”.

E il piano, rispiegato per l’ennesima volta con la pazienza del consumato venditore all’ennesimo giornalista che lo chiede, comprenderà anche le giocatrici della WTA: “Nei giorni scorsi ho parlato sia con Serena [Williams] sia con Sloane [Stephens], la quale è in contatto con Vasek per portare avanti questo discorso. Sloane è stata rappresentate nel consiglio delle giocatrici quando qualche anno fa raccolse il 70% delle firme dei Top 100, uomini e donne, e attraverso uno studio legale canadese si cercò di contattare la USTA e gli altri tornei dello Slam per poter negoziare prize money e altre cose, avendo questo studio legale la delega ufficiale di tutti questi giocatori. Questo tentativo venne ignorato o rifiutato da parte di tutti i tornei dello Slam, ed è per questo che abbiamo deciso di affrontare la questione in questo modo, creando un’organizzazione come la PTPA che non si pone lo scopo di sostituirsi ad ATP, WTA, ITF e tutti gli altri organismi di governo, ma vuole vivere parallelamente a loro cercando di far sentire la voce dei giocatori”.

Non sono mancate frecciatine alla bolla organizzata dalla USTA: “Nel secondo albergo ci sono matrimoni che vengono celebrati, giocatori che hanno contatti con ogni tipo di persone estranee, quindi bisogna capire di cosa si parla quando si parla di bolla. Anche perché sembra che questa situazione si replicherà anche in altri tornei, come Roma e Parigi. Ed è per discutere anche di queste cose che servirà la PTPA”.

Djokovic è consapevole che “ci vorranno probabilmente parecchi anni prima che la PTPA possa avere potere decisionale nel mondo del tennis. Però bisognava cominciare da qualche parte, e noi abbiamo cercato di cominciare in questo modo”. Sembra evidente che ciò per cui Djokovic sta lavorando in questo periodo è la sua legacy, ciò che lascerà al tennis alla fine della sua carriera, sia come giocatore (con i suoi record in campo) sia come leader nello sport del tennis professionistico. E non si può dire che non sia sulla buona strada per lasciare una traccia indelebile da una parte e dall’altra.

IL COMMENTO DEL DIRETTORE

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