Avanti Zverev, a suo agio al quinto set: "Ma ho perso quello più importante della mia vita"

Roland Garros

Avanti Zverev, a suo agio al quinto set: “Ma ho perso quello più importante della mia vita”

Il numero 7 del mondo ci ha messo quattro ore per superare Herbert, troverà Cecchinato al terzo turno del Roland Garros. Nelle partite più lunghe ha vinto 15 volte su 22, con la ferita ancora aperta dello US Open

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Alexander Zverev - Roland Garros 2020 (via Twitter, @rolandgarros)
 

[6] A. Zverev b. P.H. Herbert 2-6 6-4 7-6(5) 4-6 6-4

Quattro ore di salite, discese, sbandate in curva. Poi Alexander Zverev ha tagliato il traguardo a braccia alzate, confermandosi a suo agio nei quinti set (15 vinti e 7 persi in carriera, 6/6 al Roland Garros). Sulla strada del numero 7 ATP ci sarà adesso Marco Cecchinato – battuto a gennaio all’Australian Open – con l’azzurro che dal suo punto di vista avrà sicuramente fatto il tifo per l’impresa di Pierre-Hugues Herbert.

Il doppista di casa ci ha creduto fino alla fine: si è preso il primo set approfittando dei black-out al servizio del tedesco (chiuderà con 11 doppi falli), poi sembrava essere finito fuori strada dopo aver perso punto su punto il secondo e il terzo. Il doppio break piazzato in avvio del quarto parziale gli ha consentito però di trascinarla al quinto, spostando la contesa anche sul piano della tenuta fisica e mentale. A decidere la sfida è stato infatti un set fuori controllo: Zverev subito avanti 3-0 con un break, che ha però restituito fino al 3-3 rimettendo il traguardo alla stessa distanza per entrambi. Gli ultimi tre game sono stati uno psicodramma: due turni di servizio buttati per il francese, uno solo per il tedesco. E ha vinto chi ha sbagliato di meno (si fa per dire).

SOLLEVAMENTO PESI – Zverev ha perso solo due volte nelle ultime 13 partite in cui ha dovuto giocare un quinto set. “Il problema è che di recente ho perso il quinto set più importante della mia vita, ha ricordato, riaprendo la ferita della finale dello US Open in cui ha ceduto a Dominic Thiem. Poi però è entrato nel tema: “In generale posso dire di sentirmi bene fisicamente. La resistenza non è solo una questione di campo, ma anche e soprattutto di sacrificio in palestra, dove un certo tipo di lavoro molto duro nei pesi e nello squat non è finalizzato alle partite sulla distanza dei tre set, altrimenti non ci sarebbe bisogno di sollevare tutti quei chili”. Nello specifico, l’analisi sulla partita. “So bene di non aver giocato al meglio. Dritto, rovescio e servizio spesso non hanno funzionato. Però ho trovato una chiave per vincerla comunque, ed è la cosa più importante a questi livelli”.

NEW YORK O PARIGI? – Sollecitato a esprimersi sul contesto del Roland Garros a porte semi chiuse, il tedesco non ha girato intorno ai concetti. “Qui non vi è nulla di diverso rispetto a un normale torneo – le sue parole – se non il numero minore di persone sulle tribune. Nella stanza accanto alla mia in hotel ci sono turisti, qualcosa di molto diverso rispetto alla bolla di New York. Negli Stati Uniti la situazione era complessivamente migliore, anche per l’intrattenimento e i servizi offerti ai giocatori. Però va comunque dato atto agli organizzatori del Roland Garros di essere riusciti a tenere in piedi un torneo. Avrebbero potuto rinunciare, come è stato fatto altrove”.

La prospettiva diventa chiara: “Questo per noi è un viaggio di lavoro, conta vincere in campo – ha concluso – se anche al di fuori non dovessimo divertirci non sarebbe un problema. Pur essendo qui tutto molto diverso da New York, sono uno dei tanti giocatori che sta apprezzando l’opportunità di esserci, con tutte le difficoltà, a giocarmi uno Slam“.

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