È un'Italia che va (Crivelli). Berrettini si scalda, Seppi fa l'impresa (Mastroluca). Dieci volte Italia (Azzolini). Suarez Navarro, la vita è adesso (Ancione)

Rassegna stampa

È un’Italia che va (Crivelli). Berrettini si scalda, Seppi fa l’impresa (Mastroluca). Dieci volte Italia (Azzolini). Suarez Navarro, la vita è adesso (Ancione)

La rassegna stampa di mercoledì 2 giugno 2021

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E’ un’Italia che va (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

I Magnifici Sette. Gli eroi azzurri sono ormai al centro del villaggio, superbamente fieri di sfidare a testa alta i pistoleri del resto del mondo che fino a un paio di anni fa ci guardavano con un malcelato senso di superiorità frantumato adesso dal meraviglioso rinascimento italiano. Non era mai accaduto nell’Era Open che sette nostri giocatori approdassero al secondo turno del Roland Garros. Una superpotenza, illuminata pure dal sorriso di tre qualificazioni femminili (e 10 italiani al secondo turno nei due tabelloni sono un record assoluto) e che non può certo accontentarsi dell’unico dato fin qui sicuro, cioè la presenza di Sinner o Mager nei sedicesimi, visto che domani si affrontano nel derby (mentre oggi gioca solo Fognini): perché ormai si va sempre in campo per vincere. Lo ammette pure Berrettini dopo il successo su Daniel: «Io so di avere le armi per battere chiunque». Nei primi due set contro il giapponese di padre americano, Matteo esplode sul campo la sua voglia di tennis. Martellante con il servizio, Berretto controlla il match a piacimento prima di un piccolo calo nel decimo game del terzo set che gli costa il break e il parziale, subito sterilizzato da un rapido ritorno al comando ancorato alla solita battuta senza contromisure (alla fine, 90% di punti con la prima): «Sono contento del gioco che sono riuscito a esprimere, all’inizio del terzo set ho solo patito un po’ il fatto di tornare a giocare un match tre su cinque e mi sono un po’ distratto. Ma sono stato bravo a ritrovare subito la concentrazione, perché se la partita si allunga la classifica non conta più». E dunque non bisognerà guardarla neppure domani nell’incrocio contro Federico Coria, 94 Atp (Matteo è 9), fratello di 10 anni più giovane di Guillermo, finalista nel 2004: «Lo conosco bene, l’argentino è un buon giocatore, in fiducia, ama giocare sulla terra, ma se sto bene non temo nessun avversario. Il servizio funziona, il primo colpo in uscita dal servizio va bene e dunque spero di metterlo in difficoltà: voglio andare avanti il più possibile». E in splendida compagnia: «Sette italiani al secondo turno e dieci considerando anche le ragazze sono un grande risultato. Spero che la festa continui per tutti, l’importante è divertirsi e che si divertano i tifosi a seguire le nostre partite». […]

Berrettini si scalda, Seppi fa l’impresa (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Andreas Seppi andrebbe avanti a giocare a tennis, ha detto, anche fino a 45 anni. A giudicare dalla vittoria di ieri contro il teenager Felix Auger-Aliassime, sempre più in cerca d’autore, non è detto che gli avversari siano contenti. A 37 anni e tre mesi, l’altoatesino ha iniziato come meglio non avrebbe potuto il suo 64° Slam complessivo, il 63° di fila. Non ne manca uno dal Roland Garros del 2005. Il 6-3 7-6(8) 4-6 6-4 sul canadese, che potrebbe essere suo figlio(21 anni l’8 agosto), contribuisce al piccolo grande record dell’Italia. Per la prima volta nell’era Open, infatti, sette azzurri han no raggiunto il secondo turno del Roland Garros dal 1968: oltre all’altoatesino, infatti, hanno vinto all’esordio anche Berrettini, Cecchinato, Fognini, Mager, Musetti e Sinner. Secondo per numero di presenze consecutive nei major fra i giocatori in attività, Seppi ha vinto la sua prima del 2021. Ma nessuno spettatore occasionale l’avrebbe detto guardando l’altoatesino, numero 98 del mondo e ultimo dei dieci italiani attualmente in Top 100, contro il ventenne appena fuori dalla Top 20 nel ranking ATP. Seppi ha giocato meglio tutti i punti importanti, con una tranquillità e una sicurezza ormai sconosciute all’infelice Felix, possente di fisico quanto insicuro nella direzione da dare al suo tennis. La scelta di aggiungere al suo staff Toni Nadal, lo zio ed ex coach di Rafa, sembra aver aumentato i suoi dubbi. L’azzurro, ex numero 18 del mondo, ha reagito bene dopo aver perso il terzo set, riprendendo subito in mano la partita. «Sono rimasto fermo volutamente due mesi – ha detto Seppi – mi sento bene che è la cosa più importante. Ho ancora voglia di lottare, stare in campo mi piace. Ho solo bisogno di gestire il calendario e non affaticarmi troppo». Convincenti anche le vittorie del numero 1 azzurro Matteo Berrettini e di Marco Cecchinato. Il romano ha sconfitto il giapponese Taro Daniel 6-0 6-4 4-6 6-4. Il palermitano si è imposto 3-6 6-1 6-3 6-4 contro il giapponese Yasutaka Uchiyarna. […]

Dieci volte Italia (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Ci sono cose difficili da capire. Una è questa: perché Berrettini riesce a prendere sul serio Taro Daniel solo per una parte dei loro match? Una palla giudicata fuori, può essere giudicata in contumacia, dopo che il giudice ha già dettato il punteggio? Altre ancora. Perché Auger-Aliassime non vince più un match da quando si fa allenare dallo zio più famoso del tennis? È vero che Seppi e Federer si allenano insieme solo quando non ne possono più di parlare inglese? E infine, chi gliel’ha fatto fare a Le Figaro di lanciarsi nel grande sondaggio a premi sulle possibilità dei tennisti di casa di vincere il titolo? Partiamo da Seppi, eroe di giornata. Il nostro tennista di montagna, trasferitosi in pianta stabile in Colorado, sta messo peggio di Federer, che pure viene da due operazioni al ginocchio e da una vacanza di quasi due anni. Ha un serio problema all’anca, che cura (o forse dribbla) con poderose iniezioni – un tempo semestrali, oggi più ravvicinate – che lo obbligano a un finale di carriera al ritmo sincopato dei ritiri seguiti dai ritorni. A 37 anni e 3 mesi, però, si sente ancora tennista, e lo dimostra appena può, addirittura con gaia improntitudine se gli capita a tiro uno dei ragazzetti più rampanti. Tipo Felix Auger-Aliassime, per dire. Seppi ha impiegato dieci secondi per capire che il dritto di Felix, venti anni, viaggia a velocità da formula uno, ma è inguidabile. Affidabilità zero. Ne è sortito un match di grande strategia, nel quale Seppi ha recitato nella parte del ragno. Ha filato la tela, ha aspettato con grande spirito di sopportazione e ha finito per ricordare al canadese le sue attuali difficoltà. Andreas ha comandato gli scambi, non si è risparmiato nelle corse, è giunto al match point con le gambe pesanti e ha segnato la prima vittoria nel Tour di quest’anno. Tre ore e 33 minuti. Come un ragazzino. Più semplice il percorso di Berrettini, che però, ancora una volta contro il giapponese Tàro Daniel, si è imbambolato di fronte al livello di gioco che stava esprimendo, e se n’è andato dal match. Era successo a Belgrado, è successo di nuovo a Parigi. In secondo turno avrà Federico Coria. […]

Suarez Navarro, la vita è adesso (Valeria Ancione, Corriere dello Sport)

Il punto e a capo è la terra rossa che si solleva in scivolata, il rovescio a una mano più bello del circuito che afferra la palla della vita e la rimanda oltre l’ostacolo. Il punto e a capo è la vita che diventa adesso, il progetto che si riaccende lì dove si era spento, che si porta a compimento con la potenza di una battuta più forte dell’arresto improvviso o della paura. Carla Suarez Navarro, quattrocentosessantadue giorni dopo la frenata, l’assenza, ieri ha calpestato la tena rossa del Roland Garros, come promesso a tutti ma soprattutto a se stessa. Il punto e a capo è questa minuta spagnola di 32 anni che un attimo prima della pandemia aveva annunciato la sua ultima stagione con una passerella poi negata dal virus. E che a settembre il match della vita le si è spostato su un letto di ospedale: Suarez Navarro contro Hodgkin. Nessuna qualificazione, nessun primo turno, una sfida per chiamata diretta. «Me toca afrontar una realidad complicada», così annunciava la malattia sui social. «Mi è stato diagnosticato un linfoma di Hodgkin. Dovrò fare sei mesi di chemioterapia. Sono calma, disposta ad affrontare qualunque cosa accada. La pazienza e la fiducia in me stessa mi hanno guidato durante la cartiera. Anche se non è il rivale più facile da affrontare». La vita è sospesa fino a quando ha pubblicato un grido maiuscolo di vittoria “I’M CURED!” (sono guarita), ancora sui social. La racchetta è diventata il termometro della sua ripresa, del ritorno alla vita. A dicembre, in piena chemioterapia, si è rimessa a palleggiare con Sara Errani. Si ricomincia da quello che si è, dalle sicurezze che arrivano dalle cose o dalle persone. Il tennis è la sua certezza, è fatica fisica e mentale che la impegna e la disimpegna da altri pensieri. I sogni non sono solo sogni, sono progetti e il suo è chiudere la carriera giocando e non maledicendo la vita. «Non voglio essere ricordata su un letto di ospedale». Sembrava troppo ambizioso il Roland Garros per riprendere il suo tour dell’addio al tennis, con un occhio puntato verso un’attrazione nuova, esclusa l’anno scorso: le Olimpiadi di Tokyo. «Sono stati mesi difficili. Ho avuto disciplina, ho ascoltato sempre il consiglio dei medici». Le partite più toste non si giocano però mai da soli. Carla Suarez Navarro ha avuto i fan e anche tanti colleghi a sostenerla, perché lei ha coinvolto tutti, rendendoci partecipi della sua storia più che della malattia. «Lottatrice lo sono sempre stata. Ottimista, positiva, calma. Probabilmente sarà la mia vittoria migliore. Paura non ne ho mai avuta. Rabbia invece… Mi sono chiesta perché proprio a questo punto della mia via». La risposta precisa non ci sarà mai. La felicità è il suo ingresso al Roland Garros, 462 giorni dopo l’ultimo match, per sfidare la statunitense Sloane Stephens, 28 anni, numero 59: l’applauso ha l’anima di una ovazione da parte un pubblico che è quel poco che è, che fa il rumore che può e che non arriverà a fine partita perché il coprifuoco butta fuori tutti. Gioca senza risparmiarsi, con la faccia rossa come la terra. Fa suo il primo set di intelligenza e precisione, 6-3, sembra tutto facile e bastevole per il suo ritorno. Nel secondo è ancora lei a indirizzare le sorti, finché il campo non diventa in salita e la racchetta pesante. La fatica si legge nella difficoltà di chiudere il match quando potrebbe, fino a consentire la rimonta di Stephens e il tie break. Suarez Navarro perde il secondo set e anche la lucidità, accumula stanchezza e commette errori banali legittimati da un fisico provato dal veleno in corpo che salva la vita, ma che chiede tempo per essere smaltito. Il viso sempre più rosso, la consapevolezza di essere arrivata. Non era mai successo che non passasse il primo turno. Ma non era mai successo che si ammalasse di un male che annienta, anche quando non uccide. Quindi può bastare, Carla, la partita comunque è vinta.

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