Italia forza 5 al Roland Garros (Crivelli, Mastroluca, Azzolini). Anche sua maestà Federer si arrabbia (Mastroluca)

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Italia forza 5 al Roland Garros (Crivelli, Mastroluca, Azzolini). Anche sua maestà Federer si arrabbia (Mastroluca)

La rassegna stampa di venerdì 4 giugno 2021

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Cinquina azzurra al terzo turno (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Un poker d’assi per sparigliare il tavolo parigino dopo il jolly di Fognini. Alle primarie del super giovedì, l’Italia cala altre quattro candidature pesanti alla corsa verso la seconda settimana del Roland Garros. Ne avevamo cinque al terzo turno anche l’anno scorso, e dunque ormai sappiamo coniugare la continuità alla qualità, ma quel che più conta è che siamo la nazione più rappresentata a questo punto del torneo, con gli Stati Uniti, la Spagna (con Nadal che festeggia in scioltezza il 35° compleanno travolgendo Gasquet) e la sorprendente Germania a inseguirci con quattro. Una miscela azzurra esplosiva che combina il talento mai sopito di Fogna, l’esuberanza tecnica di Berrettini, la celebrata solidità di Sinner, i meravigliosi colpi da genietto di Musetti e la ritrovata virtù di Cecchinato e porta in ogni caso un giocatore agli ottavi, obiettivo minimo per le nostre rinnovate ambizioni, perché una delle sfide incombenti metterà di fronte il giovane Lollo al redivivo Ceck. Al debutto in uno Slam dei grandi, Musetti sta sorprendendo per la freddezza e la lucidità con cui fronteggia le fasi delicate di ogni match. Il carrarese sembra nato per esaltarsi nelle difficoltà, tanto che il suo percorso ricorda molto quello di ottobre di Sinner: esordiente a Parigi pure lui, si spinse fino ai quarti, vellicando poi le doti del miglior Rafa. Se uscisse vincitore dalla contesa comunque complicata, dal punto di vista tecnico e mentale, contro Cecchinato, Lorenzo con ogni probabilità troverebbe Djokovic, completando in una settimana un trittico favoloso dopo aver conosciuto da vicino, in allenamento, la titanica grandezza prima di Nadal e poi di Federer. Quando lo racconta, ha gli occhi che ancora gli brillano: «Allenarsi con Roger è stato come un enorme regalo di Natale. Stare al fianco di un campione del genere, palleggiarci e solo chiacchierarci ti trasmette motivazione ed esperienza. Anzi, ti trasmette tennis nel suo complesso. Abbiamo palleggiato per 45 minuti, senza fare partita, solo scambi, volée, servizi e risposte. Con Nadal invece avevo fatto un’ora di allenamento e poi un’ora di partita. Mi ha schiacciato come un rullo compressore. Ma ho imparato così tante cose che poi nella partita contro Nishioka mi sono servite: anzi, non vedevo l’ora di giocare per scaricare tutta l’adrenalina positiva». Avrà appreso, per esempio, che la fretta non è mai la compagna ideale, specialmente contro un’avversario che come alla playstation ti rimanda tutto indietro. E infatti, sul 5-3 30-0 nel primo set per il giapponese, dopo aver urlato «Non riesco a vincere un punto sullo scambio» e aver ottenuto in risposta da coach Tartarini «stai calmo, che è lunga, è lunga», Lollo cambia registro, tessendo con più pazienza e avvicinandosi di più alla riga di fondo per sottrarre al rivale gli anticipi micidiali, fino a inanellare quattro game di fila che gli offrono il parziale e spengono l’ardore nipponico: «In quel frangente di partita sono stato bravo a rimanere lì e a giocare tutti i punti, sul 30-30 del nono game ho giocato un gran lungolinea vincente di rovescio, che spesso mi salva, e soprattutto ci ho creduto. Prima avevo troppa furia, non accettavo lo scambio da fondo, lui aveva il controllo del gioco ed era difficile fargli punto. Poi sono riuscito anche a stancarlo parecchio. Sono soddisfatto, l’obiettivo di fine anno, cioè entrare stabilmente nei primi 50, non è poi così lontano (al momento è virtualmente 65, ndr)».

Super Musetti e Cecchinato, derby per far festa (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Bello, possibile e con un grande futuro. Al suo primo Slam, Lorenzo Musetti continua a stupire. Il carrarino supera 7-5 6-3 6-2 il giapponese Yoshihito Nishioka, a cui era riuscito a strappare appena cinque game la scorsa settimana a Parma. Musetti è dunque il primo italiano a superare due turni all’esordio in un major dai tempi di Potito Starace, sempre a Parigi, nel 2004. Ha sfruttato al meglio, a giudicare dal rendimento nei primi due turni, la possibilità di allenarsi con Federer e Nadal al Bois de Boulogne. «Sono fantastici, poter condividere il campo con loro è fantastico – ha spiegato l’azzurro – Con Rafa abbiamo fatto un’ora di allenamento e un’ora di partita: mi ha schiacciato. Con Roger; invece, abbiamo solo palleggiato per un’ora provando scambi, servizi, risposte, volée. Per me è stato come ricevere un grande regalo di Natale. Ricevere consigli da campioni così mi ha fatto entrare in campo con maggiore entusiasmo». Ma nei primi game, l’entusiasmo sembrava non bastare. La partita si sviluppava come nel recente confronto diretto. II mancino giapponese, molto rapido e reattivo, ha un tennis che ricorda quello di Kei Nishikori. Gioca molto vicino alla riga, con notevole senso dell’anticipo, e questo complica il piano di gioco dell’azzurro che ha bisogno di più spazio e di più tempo per impostare lo scambio da dietro e disegnare le sue imprevedibili geometrie. L’ostinato ricorso alla palla corta non ha aiutato Musetti, che si è trovato sotto 5-3. Ma in quel momento, quando l’avversario è andato a servire per il set, ha dato prova di quella lucida calma invano inseguita nei primi otto giochi. «In quel game, sono rimasto concentrato, ho giocato con attenzione tutti i punti – ha spiegato -. Sul 30 pari, poi, ho tirato un ben rovescio lungolinea, un colpo che spesso mi salva. E ho cominciato a crederci di più». L’azzurro firma il più significativo dei sette break complessivi e inverte il tema tattico della partita. Comanda gli scambi, costringe l’avversarlo ad arretrare e ad accordare di conseguenza le traiettorie dei suoi colpi. Fa ricorso con sempre maggiore convinzione al diritto anomalo, ovvero giocato da sinistra. Nishioka perde presto il bandolo della partita e rimane nel ruolo di comprimario ad assistere allo spettacolo d’arte varia dell’artista Musetti, che sfiderà Marco Cecchinato per un posto negli ottavi di finale. Sono due dei cinque azzurri (insieme con Matteo Berrettini, Fabio Fognini e Jannik Sinner) che hanno raggiunto il terzo turno, confermando il grande momento del nostro tennis.

Il lato B di Berrettini (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Alla scoperta del “lato B” di Matteo Berrettini, si rischia di scivolare nel vortice assoluto dei qui pro quo, più di uno che voglia passeggiare con le snicker su un lago di ghiaccio. Ebbene, esso c’è, esiste, ma sappiate… Si tiene nascosto. Nel rispetto della strategia per la quale è stato perfezionato in questi anni di apprendistato tennistico che ben altri attributi hanno garantito al tennista di Roma Nord. Matteo è il martello, The Hammer. Si firma così perfino sul vetro della telecamera che accoglie l’autografo del vincitore. Basta una figurina tracciata col pennarello, senz’altra aggiunta, per evocare immagini di ace a grappoli, chirurgici e soverchianti. Ma quando serve, ecco il lato B, che ha un suo incedere sinuoso, accattivante. Si mostra all’improvviso, si scopre poco alla volta. Ruba gli occhi. Ma non è quel Lato B (non provateci, maliziosi che non siete altro) che invogliava Jennifer Lopez a scherzarci sopra, «se mi inquadrate da dietro, meglio il grandangolo», no, è il tennis che serve a ottenere punti fuori dal crepitare dei servizi vincenti. C’è chi lo possiede per vie naturali, e chi è costretto a cercarlo per un’intera vita tennistica senza avere mai il piacere di incontrarlo. Matteo, Re Martello, ce l’ha in dote. Così, Berrettini raggiunge il 3° turno a Parigi, in buonissima compagnia – 5 gli italiani lassù -, passando a ferro e fuoco l’amico Coria, Federico, fratello d’arte (Gullermo, di 10 anni più vecchio, detto El Mago, finalista 2004), ammaccandolo di servizi dal pesante tonnellaggio, e rimbecillendolo di smorzate. Il Lato B, appunto. […] Non un’esclusiva di Matteo, il drop shot. Un altro italiano ha fatto sfoggio dell’arte di inserire ricami nel venire dei martellanti spari col servizio e il dritto in canna, nella giornata in cui ovunque si posasse lo sguardo sventolavano bandiere  tricolori. Lorenzo Musetti, 19 anni e terzo turno, si è rifatto con gli interessi della sconfitta subita di recente, a Panna, proprio dal piccolo Nishioka, giapponese dalle gambe motorizzate. L’ha battuto superando quel po’ di soggezione che i recenti eventi gli avevano lasciato in ricordo, e anche un momento di sbandamento nel primo set, annullato e recuperato con tempra da tennista di prima fascia. E anche Musetti molto ha usato la smorzata, seppure in un quadro di maggior pericolo data la velocità di corsa di Nishioka. L’ha fatto a mo’ di sfida, nello stile del “vediamo se la prendi”, elaborandola con mano ancora più morbida di Matteo, e rendendola atrocemente beffarda per il giapponese volante, che ogni volta rischiava di impigliarsi nella rete. Bel match, quello di Lorenzo. […]

Anche sua maestà Federer si arrabbia (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Il tennis, come la vita, è pieno di sorprese. In pochi avrebbero immaginato di vedere Roger Federer ammonito per aver perso troppo tempo prima di prepararsi a rispondere. L’inatteso episodio ravviva la sfida nostalgica contro Marin Cilic, sconfitto 6-2 2-6 7-6(4) 6-2. Il croato però è oggi una veisione molto sbiadita del giocatore che riuscì a dominare lo svizzero e a trionfare allo US Open del 2014. II momento che lo ha fatto arrabbiare è andato in scena nel quinto game del secondo set. Mentre Cilic si prepara a servire, pur con la sua lunghissima routine fatta di interminabili palleggi, Federer non è ancora pronto a rispondere. È andato a prendere l’asciugamano, che non pud farsi consegnare dai ballboys a causa delle norme anti-Covid. Si stupisce quando il giudice di sedia Emmanuel Joseph gli rifila il warning. «All’inizio non capivo cosa stesse succedendo, poi l’arbitro mi ha detto qualcosa e mi ha dato il warning – ha spiegato Federer -. Solo dopo, quando ho chiamato Cilic a rete, ho capito che in un punto precedente lui aveva tirato un servizio mentre io non ero ancora in posizione». Lo svizzero, però, passa al contrattacco. «Gli ho chiesto perché non me l’avesse detto. Mi ha risposto: ero convinto che avessi capito – ha raccontato -. Alla fine, credo sia stata solo un’incomprensione, a tanti livelli. Magari è solo che sono “nuovo” in questo nuovo Tour» ha scherzato Federer; che ha vinto la sua partita numero 1245, ma ha disputato solo la quinta dopo il lockdown, con le nuove regole. […]

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