Bravi... ma non basta (Crivelli). Musetti, due set da Djoker (Mastroluca). Musetti, perle di talento ma con Djokovic non basta (Semeraro). Musetti illude, Sinner acerbo. Nadal e Djokovic insuperabili (Rossi)

Rassegna stampa

Bravi… ma non basta (Crivelli). Musetti, due set da Djoker (Mastroluca). Musetti, perle di talento ma con Djokovic non basta (Semeraro). Musetti illude, Sinner acerbo. Nadal e Djokovic insuperabili (Rossi)

La rassegna stampa di martedì 8 giugno 2021

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Bravi…ma non basta (Riccardo Crivelli, La gazzetta dello Sport)

Non c’è più niente da fare, è stato bello sognare. E lasciarsi cullare dalla magia dei primi due set dl Lorenzo il Magnifico Musetti contro il numero uno del mondo, o dal vantaggio del primo set fino al 5-3 e servizio costruito con tigna e freddezza da Sinner contro un signore che da queste parti ha alzato la coppa per 13 volte. Poi il volo si è interrotto, piegandosi alla dura realtà forgiata da due campionissimi immortali che rappresentano ancora un test insuperabile quando la posta conta il doppio come negli Slam e la gestione della fatica e delle energie psicofisiche richiede che l’orizzonte sI fissi sulla lunga distanza. Djokovic e Nadal ci sembravano più vicini di fronte ai scintillanti percorsi dl crescita di Lollo e Jannik, e invece una volta di più si sono rivelati insormontabili,

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Oltre i limiti Perché rimarranno fissate a lungo negli occhi e nel cuore le *** prime due ore della sfida di Musetti contro il Djoker, una sinfonia di variazioni, tagli, palle sempre diverse una dall’altra con il sublime condimento di alcuni rovesci lungolinea da spellarsi le mani che finisce per mandare fuori giri anche un robot sempre sul pezzo come il fenomeno serbo. Il Mago di Carrara conferma poi l’incredibile feeling con i tiebreak (ne ha vinti 10 su 10 in carriera nelle partite Atp) recuperando da 4-1 sotto nel primo e dominando con nervi saldi il secondo, costruendosi un insperato ma meritatissimo doppio vantaggio. Da non credere. E infatti, da lì, con il miraggio di un’impresa che potrebbe accostarlo ai Chang o ai Kuerten, Lollo si scioglie, mentre Djokovic, rinfrancato pure da una sosta tattica in bagno («Non ho fatto nulla, mi sono solo cambiato gli slip e i calzoncini ma avevo bisogno di fermarmi un attimo e riflettere un po’»), risale d’imperio contro un avversario improvvisamente svuotato: «Non ho mai giocato così bene come nei primi due set, è stata un’esperienza fantastica – analizza Musetti – ma sono andato oltre i miei limiti e l’ho pagata. Ho cominciato ad avere dolori alla schiena, qualche crampo, a non trovare più la palla. Mi dispiace perché fisicamente non sono riuscito a reggere sulla lunga distanza, ed è qualcosa su cui dovrò lavorare».

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Da questo mio primo Slam mi porto a casa tante sensazioni positive, e soprattutto ho capito che posso essere competitivo ai massimi livelli, anche contro i migliori del mondo. Ho capito cosa mi manca per stare al passo con loro. Adesso torno a casa, mi allenerò un po’ e poi sarò pronto per Wimbledon, che è il mio Slam preferito. Spero di raggiungere la seconda settimana anche li, ma non posso promettere niente… Intanto il 16 giugno ho la maturità al Linguistico e sarà più dura del match contro Djokovic. Poi finalmente penserò solo al tennis». Si può dare di più Da un esame all’altro, le lezioni di Nadal continuano a risultare indigeste per Sinner. Eppure, dopo aver ceduto il servizio già nel secondo game della partita, Jannik risale riuscendo a stare con i piedi dentro al campo e approfittando della perseveranza di Rafa a giocargli sul rovescio, ma quando serve per il set sul 5-4 concede il break a zero (con due errori di dritto e un sanguinoso doppio fallo), esaltando in negativo ciò che ancora davvero gli manca per stare con continuità al livello dei più forti In partite del genere: un servizio che gli consenta punti facili o comunque la gestione di game così delicati. Da quel momento, il satanasso maiorchino ritorna in orbita con un parziale di 19 punti a 2 che gli vale 8 game di fila (4-0 nel secondo set), fino all’ultimo sussulto di Sinner che rimonta fino al 4-3 e servizio ma si perde di nuovo, incapace di contrastare i colpi di manovra che arrivano da molto da lontano del numero 3 del mondo e che mandano l’azzurro a giocare in zone per lui Insidiose. Non c’è che dire, è l’ora della delusione: «Mi aspettavo di più dalla mia partita, stavolta però è stato diverso rispetto all’anno scorso e anche a Roma, qui la sua palla rimbalzava molto. Ha giocato meglio di me, possiamo parlarne per un’ora, ma alla fine è questo che conta. E vero, ho servito per il primo set, ma essere a un game dal vincere un set con Rafa significa soltanto che ho ancora tanta strada da fare.

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Musetti, due set da Djoker (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Lorenzo Musetti ha lasciato negli occhi il ricordo di un sogno. Ma dai sogni, anche i più belli, ci si sveglia. Così, il carrarino ha chiuso con un ritiro sotto 6-7 6-7 6-16-1 40, che non cancella quanto mostrato per metà partita, e non restringe l’orizzonte che questo match suggerisce.

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Dopo due ore e un quarto, Musetti era avanti di due set contro il numero 1 del mondo. SOGNO AZZURRO. Ha espresso un tennis sfrontato ma mai irriverente, creativo e lucido. Ha messo alle corde un “Nole” teso, scomposto nel colpire, sorpreso in difesa, impreciso in attacco. Ma due ore e un quarto sono lunghe da passare per Musetti che non ha ancora un fisico abituato a una successione di partite al meglio dei cinque set così lunga e di alto livello. «Dal terzo, Djokovic ha iniziato a giocare molto meglio e io ho cominciato a sentire qualche problema fisico. Sono comunque molto felice della mia settimana e del tennis che ho mostrato oggi» ha detto Musetti, che ha escluso comunque la presenza di veri e propri infortuni. «Avevo i crampi, un dolore alla schiena. A un certo punto non riuscivo più a vincere un punto. Per questo ho preso la decisione di ritirarmi» ha detto.

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Djokovic si è ritrovato a un solo set dalla più precoce eliminazione

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Da li è cambiata la partita. Il numero 1 del mondo ha sbagliato sempre meno, e giocato come avrebbe voluto fare dall’inizio del match. E non c’è stata storia. Ha completato la sua quinta rimonta da sotto due set, e si è guadagnato il quindicesimo quarto di finale al Roland Garros, il dodicesimo di fila, contro Matteo Benettini. SENSAZIONI. Djokovic conosce bene le sensazioni che ha provato Musetti. 1Trovarsi nella sua posizione, a giocarsi per la prima volta una partita così importante,

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Il numero 1 del mondo, che si è allenato più volte con il carrarino e l’ha applaudito all’uscita dal campo, non cambia opinione sul più giovane degli italiani fra i primi 100. «Ha tutte le qualità che servono – ha concluso -, per diventare un top player

Musetti, perle di talento, ma con Djokovic non basta (Stefano Semeraro, La Stampa)

Dice bene Boris Becker, che avendo vinto Wimbledon a 17 anni di tennis, adolescenza e problemi correlati se ne intende. «Quando affronti i più forti non è solo questione di tennis, ma anche di carattere e personalità. I giovani non lo capiscono». Lorenzo Musetti di personalità e di tennis ne ha in abbondanza, per due set ne ha dato ampia dimostrazione anche contro il numero 1 del mondo. Due tiebreak vinti in faccia a Djokovic, con eleganza, guasconeria e qualche scheggia di Federer – ma sì… – incastonata in certi scambi (rovescio, diritto, rovescio in controbalzo a chiudere sul lungolinea nel sesto game del secondo set), insomma il retrogusto di stupore che senti solo a contatto con le annate giuste. A 19 anni però certe cose ancora non le sai, oppure – alla Guccini – a 19 anni sei solo te stesso, senza le malizie della maturità. Così può capitare che al primo Slam in carriera, dopo una settimana vissuta a 10 kilowatt, le energie, fisiche e mentali ti abbandonino all’improvviso e anche il tennis vada in bomba. Risultato: 6-7 6-76-1 6-0 4-0 e una stretta di mano per dire: finiamola qui, Novak. «Anch’io da giovane sono stato costretto a ritirarmi – concede il Djoker – ma Lorenzo lo conosco, ha qualità da top-player, specie sulla terra. Se continua così diventerà davvero fortissimo».

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E ora l’esame di Maturità «Per due set ho giocato sopra il mio livello, nel terzo ho iniziato a sentire dei dolori alla schiena – spiega il Muse – poi è arrivata la stanchezza e alla fine un po’ di crampi, mi sono ritirato perché non vincevo più un punto e non era divertente neanche per il pubblico. Ma semi avessero detto alla vigilia che arrivavo agli ottavi del Roland Garros e strappavo due set al numero 1, avrei firmato subito. Ora c’è l’esame di Maturità, che sarà come un’altra sfida contro Djokovic, poi inizierò a pensare a Wimbledon. Cercherò di giocare anche gli altri Slam come questo. Ma non prometto nulla». Nel tennis gli esami non finiscono mai, lo sa da sempre e ora inizia a capirlo meglio anche Jannik Sinner, che contro il padrone di casa, il tredici volte campione Rafa Nadal, chiude con un deludente bradisismo la seconda sfida azzurra sul centrale. Jan serve per il primo set sul 5-3, ma inciampa nell’ombra del Cannibale e da lì raggranella giusto tre game (7-5 6-3 6-0). «Sinceramente mi aspettavo qualcosa di più dame stesso – ammette – ma Rafa mi ha fatto giocare fuori equilibrio».

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Domani contro Djokovic tocca a Matteo Berrettini, numero nove del mondo, che con alle spalle una semifinale agli Us Open e una partecipazione (e mezzo, da riserva) alle Atp Finals sa già che aria si respira nelle aule che contano. Matteo è la prima scelta – spesso sottovalutata – e la terza via del nostro tennis, meno creatività di Musetti ma più potenza e solidità di Sinner. Con il Djoker ci ha giocato e perso sul veloce alle Finals di Londra, la terra dovrebbe stargli più comoda. «Ancora un italiano», sorride Nole. «Gran servizio, gran diritto, ottimo a rete, sa usare la smorzata ed è in forma. Per batterlo dovrò essere al massimo».

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Musetti illude, Sinner acerbo. Nadal e Djokovic insuperabili (Paolo Rossi, La Repubblica)

Le mille bolle blu del tennis italiano ci sono scoppiate addosso quando meno ce l’aspettavamo, quando avevamo cominciato a fare un pensierino proibito sulle possibilità di questi Moschettieri emergenti, giovani e forti: Jannik Sinner e Lorenzo Musetti. Ecco, quest’ultimo – alle 15.30 – ci stava regalando un sogno dopo due ore di gioco contro il numero uno del mondo (Novak Djokovic) e sul Campo Centrale di un torneo Slam: stava vincendo il match, due set avanti. Giocati in modo divino, con colpi che ricordavano il passato unendolo alla modernità del presente. Affascinava, Lorenzo, strappando il plauso anche del serbo. E riportandoci ad Adriano Panatta nel momento in cui gli è riuscita una `veronica’, la volè dietro la spalla. E poi? Bum, il palloncino è improvvisamente scoppiato quando Djokovic ha cambiato la maglietta («mi sono sentito un giocatore diverso») e un muscolo del gluteo di Musetti ha fatto i capricci, influenzando anche la schiena.

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E Djokovic si è dovuto incattivire per venire a capo di una situazione che non aveva previsto. Ma le emozioni, i sentimenti, fanno brutti scherzi, anche quando non vuoi ammetterli. Prendi Jannik Sinner. tosto, deciso, puntuto. Imbraccia la racchetta e nel primo set va a servire per il set, sul 5-3 contro Rafa Nadal. Non e riuscito a fare nemmeno un quindici. Lui lo ha spiegato con la pressione dello spagnolo, ma è un’analisi parziale. Perché la cosa si e ripetuta nel game successivo, dove la pressione era salita.

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Queste parole sono di Novak Djokovic, e uniscono idealmente MusettieSinner. Questi ha ammesso gli errori, soprattutto tecnici. Ma forse Riccardo Piatti dovrà dare un occhio in più alla parte della gestione mentale, approfondire questo aspetto. Forse l’Italia s’aspettava due vittorie, ma va ricordato che Rafa Nadal – sul campo di Parigi – ha perso soltanto due volte, e quindi un motivo dovrà pur esserci, se nessuno è mai riuscito a sovrastarlo. Premessa necessaria di fronte al diluvio di commenti negativi sui social nei confronti di questi due teenager, sabato salvatori della patria, e lunedì responsabili del crollo. Vero che non esistono più le mezze stagioni, ma un minimo di misura nella vita bisognerebbe saperla tenere. Il mondo, infatti, ce li invidia questi ragazzi, l’Italia è l’esempio e fa bene Angelo Binaghi, il presidente Fit, a guardare oltre e annunciare l’intenzione di creare una nuova grande casa per il tennis italiano.

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