Carica Vagnozzi: "Sinner fenomeno, ora lavoriamo per battere i big" (Crivelli). Medvedev, vertigini da numero uno. Altra lezione da Nadal (Martucci)

Rassegna stampa

Carica Vagnozzi: “Sinner fenomeno, ora lavoriamo per battere i big” (Crivelli). Medvedev, vertigini da numero uno. Altra lezione da Nadal (Martucci)

La rassegna stampa di domenica 27 febbraio 2022

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Carica Vagnozzi: “Sinner fenomeno, ora lavoriamo per battere i big” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Subentrare dopo una convivenza di sette anni presenta sempre delle insidie. Ma Simone Vagnozzi, da due settimane nuovo coach di Sinner dopo il clamoroso divorzio di Jannik da Piatti, ha le conoscenze e l’intelligenza per un matrimonio felice. Simone, com’è nata l’avventura con Sinner? «Una situazione che è maturata all’improvviso, mi hanno chiamato il 16 febbraio (era un mercoledì, ndr), al mattino, e il pomeriggio ero già in auto per raggiungerlo a Montecarlo. Prima ci eravamo incrociati sui campi, mi ricordo di lui quattordicenne in una partita contro Gianluca, il fratello di Quinzi, che è stato il mio primo allievo. Sono molto orgoglioso che mi abbia scelto». Su cosa state lavorando? «Jannik è già un top ten, un atleta fortissimo, ma ovviamente ci sono aspetti del gioco in cui può ancora migliorare. Ci stiamo concentrando sul servizio per renderlo ancora più aggressivo, magari accompagnandolo con qualche discesa a rete in più. E poi lo slice di rovescio, che non sarà mai una delle sue armi principali ma è giusto che lo padroneggi per ogni evenienza. Senza dimenticare la lettura tattica del punto: Jannik adesso fa fatica ad andare oltre il piano A, bisogna dotarlo di un piano B e anche di un piano C». Le prime impressioni? «Jannik ha un’etica del lavoro straordinaria, è disponibile ed ascolta. Inoltre è consapevole delle sue qualità e di cosa occorra fare per esaltarle. Ovviamente dobbiamo imparare a conoscerci, e il processo richiederà del tempo. Ma in questo momento, più che sui risultati, è fondamentale concentrarsi sugli aspetti che possono renderlo un giocatore migliore. Federer, Nadal e Djokovic ci insegnano che si può migliorare anche dopo i trent’anni, e Sinner ne ha appena 20…».

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E del famoso supercoach cosa può direi «Che al momento non è all’ordine del giorno. Nel team ci siamo io, il fisioterapista Paolo Cadamuro e il preparatore atletico Davide Cassinello e lo seguiremo nei tornei americani. Ma l’obiettivo comune è il bene di Jannik, quindi se in futuro potremo apportare allo staff delle personalità in grado di arricchire le nostre conoscenze saremo aperti a ogni soluzione». Può confermarci però i contatti con Norman? «Dovreste chiederlo a Jannik Lo ripeto, al momento non c’è necessità di un’altra figura, ma se nei prossimi mesi per migliorarlo non solo dal punto di vista tecnico, ma anche fisico o mentale, servirà una personalità di peso, ci guarderemo attorno».

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Sinner è uno di quei tennisti che vorrebbe giocare sempre: lei che filosofia sposa? «Non ci sono regole fisse, si valuta sul momento. Per adesso il calendario e già scritto: la Davis, a cui tiene molto, poi Indian Wells e Miami, Montecarlo, Barcellona” Vi siete posti degli obiettivi? «L’unico obiettivo è farlo migliorare, e non serve una rivoluzione ma aggiustamenti mirati, tenendo conto che Jannik può essere competitivo su tutte le superfici ed è molto incuriosito dall’erba. Abbiamo parlato di questo, non di ranking di fine anno o qualificazioni al Masters».

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Medvedev, vertigini da numero uno. Altra lezione da Nadal (Vincenzo Martucci, Il Messaggero Sport)

Non era facile per Daniil Medvedev rimanere concentrato sul tennis il giorno dopo aver scalzato per la prima volta dal numero 1 del mondo, dopo 18 anni, i Fab Four. Non era facile, in questi giorni terribili in cui gli atleti russi si vergognano ancor più di altri connazionali di essere figli di Putin, tener testa all’agonista perfetto, il re della concentrazione, Rafa Nadal. Che, da parte sua, ci teneva in modo particolare a dar il benvenuto nell’Olimpo al 27mo nuovo eletto in 48 anni di ranking Atp. Così ad Acapulco è stata confezionata la quinta sconfitta in sei confronti dell’Orso di Mosca contro il Maciste di Maiorca. Col 6-3 6-3 della semifinale, il primatista di 21 Slam ha voluto ribadire che, tecnicamente, il dritto balbettante di Medvedev ha troppi problemi sulla diagonale col leggendario dritto mancino di Rafa. Ma, soprattutto, mentalmente, ha voluto confermare che, nei momenti topici, quando bisogna sputare sangue, alla fine la spunta lui.

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MATURITÀ «Sfortunatamente, non mi vedo più a caccia del numero 1. Le mie condizioni fisiche mi impediscono di chiudere la stagione in testa alla classifica, oggi ho altri obiettivi, puntare al trono del ranking sarebbe una errore a questo punto della mia carriera. Ne sarei elettrizzato, ma non posso stravolgere la mia programmazione più leggera per conquistare più punti, ci sono tanti giovani pronti a lottare per tutta la stagione mentre io devo scegliere con più attenzione i tornei». Come contraddire il saggio Rafa, imbattuto quest’anno da 13 partite? Con Federer ancora fuori gioco e Djokovic che sogna di tornare in corsa senza vaccinarsi, con i due giovani più concreti, Medvedev e Zverev, frastornati dalle ultime esperienze, Nadal che a settembre aveva dovuto saltare gli US Open per il malanno cronico al piede e camminava sulle stampelle, sa di essersi guadagnato un vantaggio psicologico importante e punta a giocarsi il jolly in uno dei Masters 1000 di marzo sul cemento Usa, per acquisire nuova fiducia verso la stagione sulla terra rossa.

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