Challenger
Il miracolo di Franco Agamenone al Challenger di Coquimbo
Il tennista italo-argentino salva una partita in cui sembrava già pronto per la doccia e approda in semifinale dove troverà Juan Manuel Cerundolo

I nostri lettori sicuramente sanno che abbiamo una particolare predilezione per Franco Agamenone. Raramente abbiamo incontrato una persona professionalmente e umanamente così disponibile, un ragazzo così simpatico e allo stesso tempo così ferocemente determinato. La sua storia parla da sola: a 27 anni compiuti decide di dare una svolta radicale alla propria vita e compie all’inverso il percorso che aveva fatto tanto tempo prima il bisnonno Giuseppe. Lascia la famiglia e gli amici e, con la sola compagnia della fidanzata Alfonsina, decide di tornare nella terra degli avi per cercare di dare una svolta a una carriera che languiva nei bassifondi dei Futures. Si accasa al Circolo Tennis Mario Stasi di Lecce dove trova non solo un ambiente accogliente e amorevole ma anche un coach (Andrea Trono) che crede ciecamente in lui, forse più di quanto lo stesso Franco creda in se stesso. Il processo è ovviamente lento ma a inizio 2021 i risultati iniziano ad arrivare, come una valanga che si ingrossa di torneo in torneo. Prima le vittorie nei Futures, la scalata in classifica, l’esordio e le vittorie nei Challenger, fino ad annusare il profumo degli Slam. Franco forse non avrebbe nemmeno osato sognare un percorso del genere, ma, pur alzando un trofeo dietro l’altro, modestia e serietà rimangono caratteristiche basilari del suo carattere…in altre parole non è uno che se la tira. Negli ultimi mesi di questa sua altalenante stagione non stava giocando bene, tanto che, giunto alla soglia della top 100, è rimbalzato un po’ indietro (adesso è 158). Dopo la sorprendente sconfitta al Challenger di Parma contro Federico Arnaboldi appariva un po’ sconsolato, poi d’improvviso si illuminava di un bel sorriso mentre mi annunciava che di lì a pochi giorni sarebbe partito per l’Argentina dove avrebbe finalmente riabbracciato la famiglia dopo due anni di lontananza. E ormai che c’era avrebbe anche giocato la cosiddetta ‘temporada’, un filotto di cinque tornei tra Cile, Brasile ed Equador. Cominciando da Coquimbo, città portuale del Cile, dove, superati i primi due turni, si è trovato ad affrontare nei quarti l’amico Andrea Collarini e le cose non si mettono bene. Anzi vanno decisamente male fino a quando non si trova sull’orlo del baratro. Non sapremmo come altro definire uno svantaggio di 4-6 1-5 con l’avversario al servizio e in pieno controllo. Quando Collarini arriva al match point il nostro eroe ci dà una spiegazione pratica di cosa gli argentini intendano per ‘garra’, cioè il puro e semplice rifiuto della sconfitta. Contemporaneamente Collarini ci spiega perché il tennis venga definito lo sport del diavolo: i colpi gli si accorciano e l’ansia si impadronisce progressivamente di lui, senza che un secondo match point nel game successivo riesca a cambiare le cose. Così dopo quasi tre ore di partita è Agamenone ad alzare le braccia al cielo e a continuare la sua corsa nel torneo. In semifinale lo aspetta Juan Manuel Cerundolo, il più giovane dei due fratelli, un altro mancino dopo Collarini. Noi non abbiamo resistito e l’abbiamo contattato per chiedergli cosa diavolo fosse successo e lui, non riuscendo a trattenere il sorriso, ci ha detto: “Non lo so, ti giuro che non lo so. Ho solo continuato a giocare…sarà stato quello”. Semplice no?
Challenger
Al Challenger di Skopje è il momento di Valkusz
In un torneo di livello abbastanza modesto, vince l’ungherese Mate Valkusz che rompe così il ghiaccio

Mentre il mondo del tennis si sta apprestando a celebrare il rito del Roland Garros, il circuito Challenger ha lasciato ai suoi migliori protagonisti una settimana off per poter competere nelle qualificazioni dello Slam parigino (a proposito complimenti a Cobolli, Zeppieri e Vavassori che hanno guadagnato un posto nel main draw). Così è rimasto in calendario il solo Challenger 75 di Skopje (Macedonia del Nord, terra battuta) dove le seconde linee hanno sgomitato per conquistarsi un posto al sole. C’è riuscito l’ungherese Mate Valkusz che in finale ha avuto la meglio sull’argentino Francisco Comesana col punteggio di 6-3 6-4, in un match a senso unico che non ha toccato le due ore di gioco. Buon torneo per il quasi 25enne nativo di Budapest che ha un po’ faticato nei primi turni, costretto al terzo sia da Paulson che da Nagal, per poi ingranare le marce alte e volare verso il suo primo successo a livello Challenger. In precedenza era già arrivato due volte in finale, nel 2018 a Cordenons (battuto da Paolo Lorenzi) e un mese fa a Ostrava dove aveva dovuto arrendersi a Zdenek Kolar. Con questo successo Valkusz migliora il proprio best alla posizione n.225 ATP, quarto miglior ungherese in classifica. Comesana ha invece mancato l’appuntamento con la terza vittoria Challenger, dopo le due ottenute nel 2022 (Corrientes e Buenos Aires).
Challenger
Boris Becker in visita al Trofeo Bonfiglio
Sotto lo sguardo attento del campione tedesco esce di scena l’ultimo italiano in gara, il pugliese Gabriele Vulpitta

Venerdì è stata soprattutto la giornata di un grande ex, Boris Becker, tornato al Tennis Club Milano Alberto Bonacossa 41 anni dopo la sua apparizione al Trofeo Bonfiglio, per incontrare il suo vecchio amico Stefano Bonfiglio, lontano parente di quell’Antonio Bonfiglio a cui è intitolato il trofeo. “Ricordo bene questo bellissimo circolo – ha commentato il sei volte campione Slam – ma avevo appena 14 anni e sinceramente non ho memoria dei match che ho disputato”. Ce lo ricordiamo noi: correva l’anno 1982 e il tedesco venne sconfitto al secondo turno da un avversario più esperto, l’italiano Corrado Aprili (6-7 7-6 9-7 lo score) in una partita durata oltre quattro ore. Il successo che gli era sempre sfuggito a livello Under 18 sarebbe giunto incredibilmente solo tre anni dopo a Wimbledon, quello vero, quando a soli 17 anni, 7 mesi e 15 giorni Becker divenne il primo minorenne a trionfare ai Championships, stabilendo un record di precocità ancora oggi imbattuto. Il 55enne tedesco, sorridente e in buona forma fisica, si è intrattenuto per un’ora nel pomeriggio guardando i match in programma, concedendosi volentieri alle moltissime richieste di selfie degli appassionati e parlando persino di padel: “Ogni tanto mi diverto a giocarlo”.
Intanto, anche l’ultimo italiano in gara in singolare, Gabriele Vulpitta, ha salutato il torneo nel match dei quarti di finale andato in scena sul campo Tribuna e perso per 6-2 6-2 contro la testa di serie n.1 del torneo Rodrigo Pacheco Mendez. Partito con un evidente timore reverenziale nei confronti di un avversario che occupa la 3ª posizione del ranking mondiale, il 17enne azzurro non è riuscito a esprimere il bel gioco offensivo che lo aveva portato sino a qui. Troppo lontano dalla riga di fondo, i colpi del pugliese non lasciavano il segno, merito certo anche delle qualità di un avversario che frequenta abitualmente il circuito Challenger ed è già n.880 ATP. Dopo un primo set condizionato dai troppi errori, il livello del tarantino si è alzato nel secondo parziale, ma a quel punto l’esperienza del mancino messicano ha fatto la differenza. “Temevo il match di oggi – ha detto il 18enne che vive a Mérida, nello Yucatan – perché giocavo contro un italiano che aveva battuto tre ottimi avversari. Sapevo che sarebbe stata dura e ho cercato di iniziare subito concentrato e solido. Poi, nel secondo set, ho cominciato anche a essere un po’ stanco, ma sono riuscito a controllare il suo ritorno. Tutti sono qui per vincere il torneo e ogni punto, ogni game è importante. Ovviamente ho le mie chance di vincere il Bonfiglio, ma dovrò meritarlo”. Sabato, ad attendere il messicano in semifinale, ci sarà uno dei giocatori più interessanti di questa 63ª edizione dei Campionati Internazionali d’Italia juniores, l’austriaco Joel Schwaerzler. Nell’altra semifinale si affronteranno lo statunitense Williams e il cinese Zhou.
Da un messicano a un’americana di origine spagnola: Kaitlin Quevedo. I due ragazzi sono molto amici, tanto che il primo a bordo campo a festeggiare il successo della 17enne yankee è stato proprio Pacheco Mendez. Opposta alla 16enne bulgara Iva Ivanova (già artefice dell’eliminazione della testa di serie n.1), la giocatrice della Florida, una delle più accreditate pretendenti al titolo, ha rischiato seriamente l’eliminazione. Dopo un primo set chiuso in poco più di un quarto d’ora, il match per la 17enne, già n.526 WTA, si è complicato. “All’inizio ho giocato molto bene – ha detto – ma nel secondo set ho perso l’iniziativa e lei ha lasciato andare il braccio, così il match è diventato molto combattuto. Nel terzo set sono stata brava a resettare la mente e a tornare a essere aggressiva come nel primo parziale”. È finita 6-0 6-7 6-4 in un’ora e 52 minuti. In semifinale, la Quevedo troverà la testa di serie n.6, la giapponese Sayaka Ishii. Gli azzurrini, un po’ deludenti in singolare, si stanno invece facendo onore nel tabellone di doppio con Noemi Basiletti e Gaia Maduzzi che, battendo il duo Jandova/Oved per 6-4 6-0, hanno conquistato la finale dove troveranno la coppia Grant/Oluwadare. Finale anche per Federico Cinà che, in coppia con il giapponese Sakamoto, sfiderà Demin/Pacheco Mendez. Sabato, a partire dalle ore 11, sono in programma gli incontri di semifinale dei singolari. Nel pomeriggio anche le finali dei doppi.
Challenger
Alexander Weis brilla al Challenger di Skopje
Il tennista altoatesino raggiunge i quarti di finale prima di essere eliminato da Dragos Nicolae Madaras

Nel mondo Challenger questa settimana presentava un programma di tutto relax, con tutti i riflettori puntati sulle qualificazioni del Roland Garros dove, per inciso, sono impegnati tutti i maggiori protagonisti del circuito. Era infatti in programma il solo Challenger 75 di Skopje (Macedonia del Nord, terra battuta), tanto che, ad essere sinceri, stavamo per prenderci un momento di pausa per preparare la trasferta di Vicenza della prossima settimana. Ma i risultati che ci giungevano dalla capitale macedone ci hanno indotto a una correzione di rotta. Sarebbe stato infatti un peccato passare sotto silenzio l’ennesima ottima settimana di Alexander Weis che, partito dalle qualificazioni, ha superato due turni non banali a spese del serbo Nikola Milojevic (n.303 ATP) e dell’argentino Roman Andres Burruchaga (n.251). La sconfitta patita nei quarti di finale (6-3 6-3) dallo svedese Dragos Nicolae Madaras (n.241 e quarta testa di serie) non sminuisce la prestazione del 26enne nativo di Bolzano che conferma il suo ottimo stato di forma e che conquista il nuovo best ranking che da lunedì dovrebbe vederlo alla posizione n.320 ATP. Del resto è già dalla fine dello scorso anno che Alexander mostra una consapevolezza del tutto nuova che si era manifestata tra ottobre e novembre con un incredibile filotto di tre tornei da 15.000$ ad Antalya (Turchia, terra battuta). Adesso, grazie anche alla recente collaborazione con l’Enjoy Sporting Club, sta cercando di alzare il livello, pur consapevole di quanto sia duro il mondo dei Challenger.
Il suo bilancio stagionale recita così 21 vittorie e 18 sconfitte, certo un po’ peggio dello stratosferico 58/30 del 2022, ma con avversari di ben altro livello e con alcune gemme come la vittoria al Challenger di Roma sull’ungherese Fabian Maroszan che pochi giorni dopo avrebbe sgambettato al Foro Italico nientedimeno che Carlos Alcaraz.
L’unico altro italiano in tabellone era Giovanni Fonio, pure lui autore di un’ottima stagione (29/15), che all’esordio si sbarazzava facilmente (6-4 6-2) del 18enne Mili Poljiacak (n.685) che tutti, Djokovic compreso, definiscono un predestinato. A noi il giovane croato non ha fatto sinceramente questa gran impressione e non abbiamo potuto esimerci dal notare quanto siano eccessivi i suoi 93 kg abbondantemente spalmati su un’altezza non eccezionale (185 cm). La corsa del tennista novarese si fermava però al secondo turno, fermato dall’argentino Francisco Comesana (n.273 ATP) col punteggio di 7-6(6) 6-2.