Berrettini: "Mi sorprende la cattiveria dei social. Non siamo macchine da rottamare o da mettere su un piedistallo"

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Berrettini: “Mi sorprende la cattiveria dei social. Non siamo macchine da rottamare o da mettere su un piedistallo”

“Non è un infortunio serio” rassicura Matteo, intervistato dal Corriere dello Sport. “Che preferiscano me, Sinner, Musetti o gli altri non importa”

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Matteo Berrettini – ATP Napoli 2022 (credit: Riccardo Lolli - Tennis Napoli Cup)
 

I due tornei italiani organizzati a Firenze a Napoli hanno messo in mostra una doppia faccia del giocatore Matteo Berrettini, sconfitto sorprendentemente al primo turno nell’evento toscano e finalista con grande perseveranza in quello partenopeo. A minare le possibilità di giocare ad armi pari contro Lorenzo Musetti nell’atto conclusivo dell’ATP 250 di Napoli è stato un problema al piede, già palesatosi in semifinale. “Fortunatamente non è un infortunio serioha rassicurato Berrettini, intervistato dal Corriere dello Sport. “Era importante scongiurare qualsiasi tipo di lesione, ma c’è del liquido nel piede che deve andar via e sto facendo terapie in tal senso. Poi, con il mio team, cercherò di capire da cosa è causato. Bisogna avere pazienza“. Al momento quindi la sua presenza al torneo di Parigi-Bercy è più ‘sì’ che ‘no’.

Trovarne la causa di questo infortunio purtroppo non è facile, ma non bisogna neanche fissarsi troppo sul tema. “Sin da bambino mi sono fatto male spesso perché spingevo sempre al 110%. Si sa che lo sport a questi livelli non è il massimo per il corpo umano. In più viaggiamo tanto e spesso in condizioni diverse. Insomma, infortunarsi è fisiologico”. E non ci si può neanche lamentare troppo dei risultati ottenuti: “Oggettivamente per quanto ho giocato, è stata un’annata positiva”.

Ora quindi il tempo libero aumenta. “Mi alleno, vado in palestra, passo un po’ di tempo con la famiglia. L’ho vista ai tornei, ma non me la sono goduta fino in fondo” ha spiegato il tennista romano, rispondendo alle domande di Davide Palliggiano. “Ho bisogno di rientrare in un’ottica di normalità: dimenticare il Matteo Berrettini tennista e diventare Matteo e basta, quello che parla con gli amici di quando si andava a scuola, delle bravate fatte da ragazzini. Cose che mi fanno riconnettere con la realtà”. Ma non è solo la famiglia a mostrargli affetto, bensì anche amicizie tennistiche. “Martedì ho sentito Lorenzo Musetti, voleva sapere come stessi. Mi ha fatto molto piacere. Grazie anche alla Davis, tra di noi si sta creando un’amicizia fuori dal campo. Credo sia molto bello: come hanno dimostrato Federer e Nadal, il tennis va oltre ogni cosa”.

Ma anche con Sonego il rapporto è dei migliori. “Con Lorenzino ci farei volentieri un viaggio. Dovrei portarmelo da qualche parte. Ci divertiremmo parecchio: lui ha il “flow” io sono più organizzatore. Sarebbe la combo perfetta. Magari in Sudamerica: lui ha questa vena latina, gli piace ballare”.

Il passaggio più interessante dell’intervista rilasciata da Matteo al Corriere dello Sport è quello relativo all’impatto che il tennis sta avendo in Italia, sia sotto l’aspetto pubblico che social.
Con l’ascesa di Musetti si può parlare adesso di ‘Blg3’ in Italia?
“Se li paragoniamo a quei tre che tutti conoscono no, ma in realtà siamo più di tre qui. E non siamo così lontani gli uni dagli altri. Sonego ha avuto un anno complicato ma era 20 del mondo. Fognini è sempre molto pericoloso e con Bolelli sta facendo una buonissima annata in doppio. La cosa più bella è che ci sia un sacco di gente che ci sta seguendo: poi che preferiscano me, Sinner, Musetti o gli altri non importa. È bello che seguano il tennis, diventato più “mainstream”. Una cosa molto bella ma allo stesso tempo pericolosa. Si rischia sempre il commento non costruttivo, ma da bar“.

E qui la stoccata al variegato pubblico dell’internet era inevitabile. “Sui social ci sto, ma non tantissimo. Leggo, alcune volte sorrido, alcune volte ci rimango male. Più che altro mi sorprende la cattiveria. Mi chiedo come uno si possa sfogare così tanto su qualcuno. Mi inquieta la mancanza di sensibilità umana, come se noi fossimo delle macchine che devono fare solo quello: se falliamo siamo da rottamare e se vinciamo siamo da mettere su un piedistallo. Alla fine vado a dormire lo stesso e il giorno dopo sono tranquillo, ma mi dispiace che a volte il tennis venga visto così”.

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