ATP Finals: Djokovic alza il livello quando serve, batte Fritz ed è in finale

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ATP Finals: Djokovic alza il livello quando serve, batte Fritz ed è in finale

Il serbo accusa la stanchezza del match con Medvdedev, ma gioca il suo miglior tennis nei due tiebreak e chiude cinico e spietato come al solito.

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[7] N. Djokovic b. [8] T. Fritz 7-6(5) 7-6(6)

Un buon Taylor Fritz non è bastato a smorzare le difese fisiche e mentali di Novak Djokovic, vincitore in due combattuti tiebreak.  La gestione delle energie si è dimostrata, oggi ancora di più, la straordinaria peculiarità del serbo, ancora una spanna sopra a tutti i suoi avversari. Domani proverà a raggiungere Roger Federer a quota sei ATP Finals: sarebbe record, l’ennesimo della carriera.

IL MATCH – Com’è suo costume da tempo, ormai, Novak Djokovic non gioca soltanto per la partita in sé, ma per qualcosa di più grande. Ad oggi quelle paulo maiora sarebbero il sesto successo alle Finals, in coabitazione con Roger Federer. Il serbo non vince qui dal 2015, poi ha trovato Murray (2016) e Zverev (2018) sul suo cammino. Gioca dunque per tornare in finale, contro un Taylor Fritz che ha battuto cinque volte su cinque, l’ultima due settimane fa a Parigi. Le riserve mentali, lo sappiamo, sono intaccabili, ma la partita di ieri (l’inutilmente epica battaglia con Medvedev) potrebbe forse aver intaccato il fisico.

 In tal caso, Taylor Fritz dovrà saperne approfittare. Non sempre gli è riuscito. Per due volte, in Australia l’anno passato ed a Londra questa stessa stagione, si è trovato di fronte l’ombra malmessa dei due grandi, rispettivamente Novak e Rafa Nadal. Per due volte li ha trascinati al quinto...e per due volte è stato sconfitto. Questo match, tuttavia, giunge a coronamento di una stagione brillante, la prima in cui il venticinquenne ha dimostrato davvero il potenziale che molti da anni gli predicevano. La vittoria ad Indian Wells e il raggiungimento della top ten sono traguardi che l’americano non aveva visto ripagati dall’ingresso a Torino. E tuttavia è stato proprio il numero uno, Carlos Alcaraz, a donare il giusto premio delle Finals al numero nove, ultimo tra i primi. Sarà in grado di onorarlo fino in fondo?

La partita si apre con un game ai vantaggi: agli errori prima di diritto e poi di rovescio, Fritz sopperisce con due ace e tiene il primo turno di battuta.

Fritz cerca ostinatamente lo schema servizio dritto, è conscio che sia questa la sua più credibile chance di fare partita pari. Giustamente rischia, ma il confine tra il coraggio e la temerarietà è labile: con due errori non forzati (ed in totale sono già dieci) l’americano si trova, sul 2-2, a fronteggiare tre palle break. Cede alla prima, dominato dal serbo, che passa a condurre con break.

Il game successivo ha un andamento inusuale: Fritz sale 15-30, sbaglia un dritto importante ma poi Djokovic gli concede la palla del controbreak con un brutto errore, non da lui. L’americano approfitta ed aggancia il serbo, fin lì in pieno controllo. Con rinnovata fiducia Fritz fronteggia anche il game successivo, in cui deve recuperare da un pericoloso 0-30 (con annesso doppio fallo). Grazie ad altri insoliti errori del serbo sale a condurre 4-3. C’è partita.

Da quel momento il match segue i servizi, tenuti in maniera agevole ed autoritaria da entrambi (eccezion fatta per qualche preziosa estemporaneità di Fritz, come un meraviglioso rovescio lungolinea) che portano al tiebreak. Il gioco decisivo è la specialità del serbo. C’è bisogno del miglior Djokovic, perché Fritz gli rimane attaccato: al minibreak faticosamente guadagnato dal serbo corrisponde un errore non forzato che riporta in equilibrio il punteggio; al settimo ace di Fritz per il 5-4, rispondono la prima e il diritto del serbo. Sul set point, uno scambio pesante che Djokovic connota con la voce si conclude con un precisissimo tracciante di diritto del serbo: è 7-6. Rinfrancato, un Djokovic comunque apparentemente spossato si dirige in fretta verso gli spogliatoi.

Quando torna dagli spogliatoi si ha l’impressione che il serbo voglia provare a strappare subito e a condurre: ma nella fretta commette qualche errore di troppo e subisce un break a quindici fin troppo agevole.  Ora Fritz è solidissimo, conduce poco o nulla al servizio: in breve si issa 3-1, poi 4-3 e servizio. Djokovic è ancora lì dietro ma appare davvero distante, in quanto a energie fisiche e mentali. Come da copione, è nel momento di maggior difficoltà che il serbo si esalta: nel game successivo il ventuno volte campione slam prova a spingere e a mettere pressione a Fritz: un pericoloso 0-30, tuttavia, viene ben gestito dall’americano, che dopo un paio di uno due all’uscita dal servizio esegue una delicatissima stop volley, e poi chiude issandosi 5-3. Djokovic sembra spacciato, va sotto 0-30 subito dopo, ma ancora una volta gioca il tutto per tutto accorciando gli scambi e il tempo tra un punto e l’altro: anche grazie ad un ace ad uscire tiene il game: 5-4 Fritz, che ora serve per un set molto meno scontato.

 Djokovic è entrato in modalità atarassia stoica, e lo dimostra poco dopo, raggiungendo un pericoloso 30-30, che Fritz non riesce a gestire: un clamoroso errore di rovescio concede una palla break di cui il serbo cinicamente approfitta. È 5-5, come nel terzo set di ieri un Djokovic che sembrava stanco e privo di energie ha ribaltato la situazione. I due game successivi non presentano scossoni: si giunge dunque ad un secondo tiebreak.

L’inizio del secondo tiebreak è molto simile al primo: anche ora Djokovic strappa e si prende il minebreak in apertura, anche ora Fritz rientra con un gran rovescio. E anche ora si tengono i servizi: col quindicesimo ace Fritz va 4-3. Dal 4-4 due punti straordinari: prima Djokovic gestisce una palla complicatissima con un controbalzo a due mani, poi Fritz chiude uno scambio spettacolare ed estenuante con uno smash uscendo dalla morsa difensiva del serbo. 5-5, trepida il PalaAlpitour. Djokovic sente il momento: viene avanti con un lunghissimo back e si prende, coraggiosamente il match point. Una digressione non da lui-errore inusuale dal centro col rovescio-ritarda solamente l’esito: il serbo si prende subito un secondo match point, il susseguente errore di Fritz conclude la partita. Djokovic vince ancora, ed ancora con una straordinaria prova di resilienza fisica e mentale: è in finale al Master per l’ottava volta, troverà il vincente di Ruud-Rublev di questa sera.

Pietro Keller

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