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Nuovo Medvedev sfida lanciata «Voglio ancora il numero uno» (Crivelli). Sentenza Sinner batte anche la pioggia (Giammò). Sonego, ciao Miami «Ma questo torneo ml ridona fiducia» (Azzolini). Sfida ai campioni (Semeraro)
La rassegna stampa di giovedì 30 marzo 2023
Nuovo Medvedev sfida lanciata «Voglio ancora il numero uno» (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
L’Orso continua sornione la sua risalita. Abbagliato dalle prodezze di Alcaraz, ammirato dai progressi di Sinner, con il battito del cuore sospeso in attesa dei ritorni di Djokovic e Nadal, il mondo sembra essersi dimenticato della forza e del valore di Medvedev, colui che soltanto a settembre era ancora numero uno del mondo ed era stato il primo a salire al vertice dopo il dominio di tre lustri targato Big Four. Eppure, dopo l’eliminazione al terzo turno degli Australian Open che lo aveva gettato nello sconforto sportivo tanto che coach Cervara per scuoterlo aveva deciso di non rivolgergli più la parola, il russo è tornato prepotentemente a imporre la sua legge con quel suo tennis sghembo ma efficacissimo che lo rende sostanzialmente un unicum. Tre tornei vinti di fila (Rotterdam, Doha e Dubai) e il quarto, Indian Wells, perso solo in finale contro Alcaraz, una serie di 19 vittorie di fila interrotta appunto dal fenomenale spagnolo e il ritorno tra squilli di tromba prima in top 10 e adesso in top 5. E anche a Miami, senza troppi proclami, è già nei quarti, dove stasera troverà la sorpresa statunitense Eubanks, 103 del mondo, e non ha ancora perso un set
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Ora chiaramente tornando al presente, dopo quello che ho fatto nelle ultime settimane è normale che ce ne sia di più. Sarebbe strano il contrario. Ma diciamo che in venta è una cosa che riguarda la vita in generale, più cerchi di ottenere qualcosa non solo nel tennis, più pressione avrai. A volte stesso dal tuoi familiari e così poi a catena, dai fan, dalla stampa, dai media e via discorrendo. Quindi so che nel tennis più pressione hai, più significa che stai facendo del tuo meglio, il che è fantastico». L’obiettivo A dire il vero, quando si è ritrovato Iassù, al numero uno, qualche granello ha cominciato a ingolfare una macchina che sembrava perfetta: «Semplicemente, non ho più giocato al livello che dovevo tenere per meritarmi quella classifica. Ma la corsa al primato, se ci pensate, è davvero eccitante e difficile: Djokovic è stato sfortunato a non poter giocare tutti i tornei, e sono sicuro che tutti vorrebbero vederlo giocare, perché è un grande campione. Poi, se Nadal non si fosse infortunato a Wimbledon, sarebbe stato lui il numero uno. Non possiamo saperlo perché è stato fuori per infortunio.
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Non vince un Masters 1000 da Toronto 2021, ma in Florida è decisamente il secondo favorito dopo Alcaraz: «Quando ho perso da lui a Indian Wells, ero deluso dal fatto che fosse finita la serie vincente, ma ho guadagnato molta fiducia. È quello che mi è mancato l’anno scorso, una striscia di vittorie di questo tipo. Sono riuscito a vincere 19 partite di fila, ne sono orgoglioso, ma adesso è il momento di provare a costruire una nuova serie». Anche se intorno il mondo non è diventato un posto migliore: «Sapete come la penso sulla Russia e sull’Ucraina: io sono per la pace. E noi top player abbiamo la responsabilità di veicolare i messaggi più wstruttivi». La saggezza dell’Orso.
Sentenza Sinner batte anche la pioggia (Ronald Giammò, Il Corriere dello Sport Roma)
Continua spedita la marcia di Sinner al Masters 1000 di Miami: ieri neanche la pioggia ha fermato la marcia dell’azzurro che si è liberato del finlandese Ruusuvuori in due set con il punteggio di 6-3 6-1 volando in semifinale. La partita era stata interrotta già con Sinner nettamente padrone del match avanti di un set e 2-0 nel secondo. Alla ripresa, dopo due ore di stop (una per la pioggia, la seconda solo per asciugare il campo) per il finlandese non c’è stato letteralmente scampo e la resa è arrivata in una manciata di minuti cercando una reazione di orgoglio solo nel quinto game. Perso il servizio, il 6-1 è diventato una formalità. Sinner a Miami non ha perso neanche un set: 2-0 a Djere, Dimitrov, Rublev e ieri Ruusuvuori.
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«E’ un bilancio molto positivo – riflette ancora Arbino – che riguarda anche la settimana in California, quando abbiamo perso subito da Kubier Da un certo punto di vista è stata una sconfitta salutare perché così ha potuto svolgere un bel lavoro di dieci giorni sul fisico e sulla tecnica, facendo così un grande investimento per questa prima parte dell’anno sul veloce. Mi aspettavo, con un pizzico di fortuna, che qui potesse andar bene perché vedevo che stava davvero in forma. Virtuale numero 47 del mondo, il segreto per decifrare ìl tennis di Sonego è pensarlo felice. «Oggi è più potente, sta lavorando molto bene atleticamente, è migliorato nella forza e nella rapidità – conferma il coach – E ancora un po’ leggerino per via della sua struttura fisica». Come programmare allora il rientro in Europa, dove ad attenderlo ci saranno campi in terra battuta? «Stranamente, in certi casi e in cerri campi il rosso è più rapido del cemento: l’umidità o la composizione di alcuni campi rendono a volte il cemento superficie più lenta della terra battuta. Continueremo a lavorare ancora tanto sul fisico»
Sonego, ciao Miami «Ma questo torneo ml ridona fiducia» (Daniele Azzolini, Tuttosport)
E’ complicato spiegare perché un tennista come Francisco Cerandolo, argentino di Palermo – nel senso del quartiere dove è nato a Buenos Aires -, quando mette piede a Miami diventi un giocatore diverso, capace di mostrare un tennis da cemento di lignaggio ben superiore a quello che gli ho visto porre in scena nei tornei su terra rossa, là dove le sue attitudini tecniche dovrebbero funzionare a meraviglia. A Miami la palla corre più che a Indian Wells, è un dato di fatto. E Francisco passa per essere un buon ribattitore, non altro, per quanto volenteroso e rapido di gamba. Mentre su questi campi a un passo dal mare, assume connotati da esperto costruttore di geometrie tattiche che nascono dai requisiti tipici di chi sul cemento c’è nato, su tutte quella di accettare gli scambi con i piedi hen poggiati sulla riga di fondo, senza mai retrocedere.
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Piuttosto, è stato l’argentino a cambiare le regole d’ingaggio della disfida. Nel secondo set è migliorato non poco alla risposta, mostrandosi reattivo come non era stato in grado di essere nella prima frazione, e ha obbligato Sonego – su ogni scambio – a giocare un numero di palle almeno doppio rispetto ai primi game. La seconda frazione l’ha visto avanti 0-4, poi Sonego ha recuperato un break La terza l’ha avviata addirittura con una striscia di quindici ponti vincenti a due, e su quella ha potuto giocare in tranquillità la parte finale del match. «Ha giocato meglio di me, é stato bravo, ha fatto le cose giuste». La sensazione che Sonny si sia un po’ spento c’è stata, ma Lorenzo offre altre spiega zioni: «Nessun cedimento fisico, esco da questo torneo in ottima forma e nient’affatto stanco. Tho anche mostrato con Eran, quando ho ceduto il primo set, poi sono venuto a capo del match. È successo lo stesso con Cerundolo, ma a suo favore». Resta, nelle considerazioni ottimistiche del torinese, il buon torneo disputato. «Ho avuto la sensazione di poter giocare alla pari con chiunque, e devo dire che da un po’ di tempo, forse troppo, era una percezione che mi mancava. È stato un torneo importante per me, perché mi ha restituito fiducia e convinzione. Ora voglio trasformare i tornei sulla terra rossa in una nuova chance, e continuare a tirare su la mia classifica». A cominciare da Montecarlo, che Sonego aspetta come una “prova del nove”. «Ci tengo, è un torneo che nel 2019 mi ha visto nei quarti, e venivo dalle qualificazioni. Coach Arbino mi ha fatto appena sapere di aver preso appuntamento con Djokovic, per gli allenamenti dei prossimi giorni. Non vedo l’ora…». Le posizioni scalate in classifica saranno con ogni probabilità 12. Dal numero 59 dell’ultimo ranking, Soan y ritroverà posto frai primi 50, intorno al numero 47. La nottata è ormai alle spalle.
Sfida ai campioni (Stefano Semeraro, La Stampa)
In Coppa Davis l’Italia nel 2023 ricomincia da dove aveva smesso a fine 2022, cioè dal Canada. Dai campioni uscenti, guidati da Felix Auger Aliassime e Denis Shapovalov, che a Malaga ci negarono un posto in finale con un drammatico (e pieno di polemiche) doppio decisivo. Nella fase a gironi di Bologna che dal 12 al 17 settembre dovrà contribuire a qualificare le Magnifiche 8 per le Finals – in calendario ancora a Malaga dal 21 al 26 novembre – gli azzurri hanno pescato, oltre ai canadesi, anche la Svezia e il Cile. Negli altri tre gironi, Gran Bretagna, Australia, Francia e Svizzera saranno in campo alla 02 Arena di Manchester; Spagna, Serbia, Repubblica Ceca e Corea a Valencia; mentre il Gruppo D, che comprende Usa, Croazia, Olanda e Finlandia sarà ospitato in Croazia ma in una città ancora da ufficializzare. Il gruppo di Bologna è alla portata dell’Italia – si qualificano le prime due – ma guai a sottovalutare la Svezia dei fratelli Ymer (Mikael n.53 Atp e Elias n. 149) che l’anno scorso, proprio a Bologna, sfiorarono il colpaccio; e il Cile di Nicolas Jarry (n.57 Atp) e Cristian Garin (n.82).
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Nella speranza, soprattutto, che sia un’Italia a pieno organico, come finora si è vista giusto a Bologna, mentre in Spagna Sinner marcò visita e un Berrettini ancora convalescente giocò solo (e male) in doppio finendo per affossare le speranze azzurre. Nel frattempo, dopo il clamoroso addio del Kosmos Group, si stanno decidendo le sorti future della Coppa, che dal 2024, e soprattutto dopo le elezioni della federazione internazionale, potrebbe ricambiare format e sede. Una delle ipotesi è tornare in parte a incontri casa/trasferta, con una Final 4 al posto dell’attuale Final 8, sempre con sede unica. Che potrebbe essere anche Milano: il contratto con Malaga scade quest’anno e al Presidente Binaghi sotto sotto non dispiacerebbe portare dal 2026 l’evento nel nuovo palasport olimpico di Santa Giulia
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Scanagatta: “Alcaraz sembra molto più in forma di Djokovic ma mai sottovalutare il serbo”
“Fino al 6-2 6-1 5-2 lo spagnolo ha dominato Tsitsipas Come aveva dominato Musetti e Shapovalov. Djokovic è stato in difficoltà per un set e mezzo con Khachanov che non ha saputo approfittare della inizio incerto di Nole”
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Roland Garros: super Alcaraz stende Tsitsipas e arriva all’appuntamento con Djokovic [VIDEO-COMMENTO]
Nonostante qualche patema di troppo nel finale, Carlos Alcaraz supera in tre set Stefanos Tsitsipas. La semifinale della parte alta sarà quella più attesa

(da Parigi il nostro inviato)
[1] C. Alcaraz b. [5] S. Tsitsipas 6-2 6-1 7-6(5)

Non fosse stato per lo svarione finale nel terzo set, nel quale Carlos Alcaraz si è fatto rimontare dal 2-5 al 5-5 dopo che il match sembrava già vinto, si sarebbe potuto classificare questa prestazione del giovane spagnolo come la più incredibile della sua carriera. Un’ora e tre quarti di demolizione della testa di serie n. 5 Stefanos Tsitsipas, che sembrava una comparsa qualunque, totalmente in balia dell’avversario e incapace di trovare qualsiasi soluzione. Poi un calo di concentrazione sulla dirittura d’arrivo ha complicato oltremodo la faccenda, rischiando di riaprire un match già chiuso, ma la solida prestazione del tie-break ha messo tutto a posto e consegnato al tennis la semifinale che stava cercando.
LA PARTITA – Tsitsipas inizia molto convinto con tre ace e un rovescio vincente nel primo turno di battuta. Ma è solo un fuoco di paglia, perché il match prende ben presto una piega diversa: Alcaraz sembra in grande spolvero e Tsitsipas non appare in grado di tenere la sua velocità di crociera. Tre errori gratuiti al terzo gioco inguaiano il greco sul 15-40, ma con il servizio annulla le due palle break, e una terza poco dopo. Saranno le uniche nel set (e in quello successivo), perché un doppio fallo e un diritto vincente dello spagnolo confezionano il primo break della serata.
Carlitos sembra inarrestabile, spara vincenti da tutte le parti e Tsitsipas semplicemente non tiene il ritmo. Inizialmente Stefanos riesce a trovare qualche punto con il servizio centrale, ma è una fase che dura poco perché Alcaraz non impiega molto a trovare la misura della risposta e a fare danni anche sul servizio del suo avversario. Il secondo break della partita arriva sul 4-2 con un passante di diritto in corsa lungolinea che ha fatto fischiare le orecchie di Sampras (o Lendl, a seconda della generazione di riferimento).
Il primo set si chiude 6-2 in 30 minuti, e Alcaraz è talmente impaziente di continuare a martellare che si alza dalla sedia a metà della pausa tra i set, rischiando di farsi annaffiare dagli addetti alla manutenzione del campo, che devono scansarlo per non fargli una doccia anzitempo.
Dire che il secondo set è a senso unico sarebbe un eufemismo: 28 punti a 13, con Tsitsipas che riesce solamente a fare la metà dei punti del suo avversario nei suoi propri turni di battuta (8-16). La sequenza di vincenti di Alcaraz è impressionante: diritti, rovesci, volée, palle corte millimetriche; se fosse un match di pugilato ci sarebbero gli estremi per il K.O. tecnico. Sull’1-3 0-30 un applauso di incoraggiamento scuote un poco Tsitsipas, che però sulla palla game commette un doppio fallo (il quarto) e poi finisce per perdere ancora il servizio
Dopo 65 minuti lo spagnolo è avanti due set a zero e il pubblico comincia a rumoreggiare, forse pensando al salato biglietto pagato per assistere a questa sessione serale. Il terzo set continua sulla falsariga dei primi due: Tsitsipas si porta sul 40-15 nel secondo game, ma tre errori gratuiti e un passante incrociato di diritto di Alcaraz su una palla corta consegnano il break al murciano che poi si lancia sul 3-0 in un attimo.
Con il solo scopo di salvare quantomeno la faccia Stefanos prova a giocare in forcing, e con il sostegno del pubblico interrompe una serie di sette giochi consecutivi, salutato dal boato più assordante che questo stadio abbia prodotto negli ultimi giorni, un boato che ha probabilmente fatto male come un pugnale conficcato nel costato, nonostante le braccia alzate al cielo a festeggiare il game vinto.
Ogni errore di Alcaraz, ogni punto di Tsitsipas viene salutato da un’ovazione del pubblico che vuole vedere più tennis di quello che sembra destinato a ricevere. Sul 4-2 Alcaraz viene per la prima volta costretto al 40-40 sul proprio servizio, ma due servizi vincenti spengono ogni velleità di registrare questo game come qualcosa di più di una notazione statistica.
Sul 5-2 Tsitsipas annulla due match point, poi raccoglie due errori gratuiti che iniziano a far percepire come Alcaraz abbia tolto il piede dall’acceleratore. E infatti accade ciò che fino a qualche minuto prima sarebbe stato imponderabile: con tre errori gratuiti lo spagnolo cede la battuta per la prima volta nel match e rimette in gara Tsitsipas, il quale sospinto dal pubblico annulla con il servizio un altro match point (il terzo) sul 4-5 e pareggia.
Alcaraz prova a scuotersi con due ace, chiama il supporto della folla con un passante di diritto in corsa e tiene il servizio a zero per il 6-5. Tsitsipas raggiunge il tie-break e si carica sempre di più per provare a riaprire una partita che sembrava morta e sepolta.
Carlitos fatica a trovare la misura sulla risposta e Stefanos prova a insistere con il serve and volley, con buoni risultati, ma nel terzo punto del tie-break Alcaraz riesce a farsi spazio con diritto e tirare un vincente lungolinea dall’angolo sinistro per ottenere il minibreak che sarà decisivo. Sul 3-6 Tsitsipas annulla altri due match point, ma sulla sesta palla incontro, la prima che lo spagnolo può giocare sul proprio servizio, una volèe di rovescio chiude la contesa dopo due ore e 12 minuti di gioco.
LA SEMIFINALE PIÙ ATTESA – Si è così confezionata la semifinale che tutti volevano vedere, quella tra Carlos Alcaraz e Novak Djokovic i due tennisti che per buona parte dell’anno si sono alternati alla posizione n. 1 del ranking, e che possono a buona ragione essere considerati i più forti sulla terra battuta, e forse non solo sulla terra battuta. Un solo precedente, quella incredibile semifinale al Mutua Madrid Open dello scorso anno durata 3 ore e 36 minuti e vinta da Alcaraz per 7-5 al tie-break decisivo. Speriamo la partita di venerdì sia altrettanto bella.
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Roland Garros, Muchova: “Alla fine del 2022 ero n°200, ora il cielo è l’unico limite”
Entusiasta per la prima semifinale al Roland Garros, Muchova non si pone limiti ma resta umile: “Non penso al n°1, voglio ragionare passo dopo passo”

Per la seconda volta nella sua carriera Karolina Muchova ha raggiunto le semifinali di un torneo dello Slam. La ceca ci è riuscita dopo aver gestito 7-5 6-2 Anastasia Pavlyuchenkova, finalista al Roland Garros nel 2021. “Sono felice questa vittoria e per aver chiuso in due set” – ha esordito la prossima (almeno) n°19 WTA in conferenza stampa. Di seguito le sue dichiarazioni più interessanti.
D: Quando di sei spinta in semifinale all’Australian Open o ai quarti di Wimbledon sembrava che fossi un po’ spompata fisicamente. Come ti senti adesso a livello fisico in vista della tua prima semifinale a Parigi?
Karolina Muchova: “Paragonando questo torneo con quelli citati prima mi sento alla grande. Credo di aver giocato più match che si sono conclusi in due set, sicuramente questo mi ha aiutato a risparmiare un po’ di energia. Domani avrò un giorno di riposo, mi sento bene”.
D: Senti di essere una giocatrice diversa quest’anno sulla terra battuta? I numeri sono dalla tua parte: 9 vittorie e due sconfitte finora sul rosso, qui sei in semifinale. È successo qualcosa in particolare?
Karolina Muchova: “Anno dopo anno sto cercando di diventare una giocatrice migliore su ogni superficie. Quest’anno ho fatto molto bene a Roma, mi sono preparato bene. Anche qui ho cominciato bene e ho ottenuto molta fiducia, ora ovviamente mi sento meglio sulla terra“.
D: Oltre ad essere una grande giocatrice, so che ti piace cantare e suonare la chitarra. Quando sei sul campo da tennis come fai ad essere sicura di suonare tutte le note giuste?
Karolina Muchova: “Non credo di essere così brava, al massimo so suonare qualche accordo. Se sai suonare dai 5 ai 7 accordi riesci bene o male a cavartela con tutte le canzoni. Sicuramente mi piace, è un bell’hobby per me“
D: Hai avuto un sorteggio piuttosto duro contro Maria Sakkari. Guardandoti indietro, credi che aver avuto un primo turno così importante contro un’avversaria così tosta ti abbia aiutato?
Karolina Muchova: “Nel complesso credo che mi abbia aiutato. Battere una top10 è sempre d’aiuto, poi i primi turni sono sempre complicati. La sfida con Maria era molto dura per entrambe, sono contenta di esssere stata colei che ha lasciato il campo da vincitrice”
D: Farai un grande balzo in avanti in classifica dopo questo torneo. Dove ti vedi in futuro? Qual è il limite? Ti vedi in top10?
Karolina Muchova: “Non penso troppo a queste cose. Sono molto contenta di questo torneo e di aver migliorato un po’ la mia classifica. Alla fine dello scorso anno ero intorno al n°200 (mentre da lunedì rientrerà in top20, ndr), sicuramente questo risultato mi aiuterà nei prossimi tornei. Il cielo è l’unico limite, ma non sto pensando ad essere top5 o n°1, voglio pensare passo dopo passo. Farò il possibile per spingermi oltre i miei limiti“
D: Hai già affrontato Sabalenka nel 2019, quali impressioni hai su di lei?
Karolina Muchova: “Non ho molti pensieri su Aryna a dire il vero. Che cosa posso dire? È una grandissima giocatrice, molto aggressiva. Sarà una partita durissima: darò tutta me stessa per cercare di complicarle la vita“.