Berrettini: "Non sono preoccupato. L'obiettivo è recuperare la gioia di giocare a tennis"

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Berrettini: “Non sono preoccupato. L’obiettivo è recuperare la gioia di giocare a tennis”

Il tennista romano parla anche dei suoi affetti fuori dal campo: da Marracash ad Alessandro Borghi, senza dimenticare il fratello Jacopo e la storia d’amore con Melissa Satta

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Sport Tennis Monte Carlo Rolex Masters, Matteo Berrettini, 11 Aprile, 2023. Photo Felice Calabro’
 

Il bello o il brutto dell’essere un professionista nel mondo dello sport è che si vive di risultati. Rappresentano il barometro della situazione, la cartina di tornasole di una carriera, indicano alti e bassi, momenti dove il sole splende alto, illuminando un cammino e momenti in cui questo sole è nascosto da nuvoloni più o meno carichi di pioggia. Non vorremmo addentrarci troppo all’interno di figure retoriche che molto hanno a che fare con la meteorologia e poco con le nostre conoscenze sull’argomento, ma di sicuro Matteo Berrettini non attraversa una fase di carriera irradiata dal sole dei risultati. Inutile nascondere come l’ultima mancata partecipazione a Wimbledon possa aver modificato una rotta che sembrava andasse a gonfie vele verso un possibile replay di quello che era stato l’anno precedente. E’ andata com’è andata, sta andando come nessuno forse si aspettava, lui in primis.

Non è il momento migliore della mia carriera ma non sono preoccupato: sono sicuro che raccoglierò i frutti del lavoro che sto facendo” questo il fulcro dell’intervista rilasciata dallo stesso Berrettini al collega Giacomo Fasola della redazione di Style, magazine del Corriere della Sera. Una ventata di sano ottimismo, giusta, giustissima, però squarciata subito dopo da una frase che ha dentro tutto il momento e le paure del caso. Paure che sono circostanziali e che abbracciano il tennis ed il fisico del tennista romano, in un legame profondamente intenso: “Gli ultimi due anni sono stati pieni di vittorie ma anche molto stancanti. Gli infortuni, poi, mi hanno fatto perdere il piacere del gioco, perché scendevo in campo pensando di dover recuperare il tempo perso. Ora spero di recuperare la gioia di giocare a tennis”. Ecco il fisico, il vero punto debole di un giocatore che è stato 6 al mondo e che vuole e può ritrovare quello che è stato a condizione che testa e corpo decidano di collaborare verso la direzione tennis.

Una direzione (come affermato anche dal suo allenatore Vicenzo Santopadre) che adesso si spera possa puntare verso Roma “il torneo, insieme a Wimbledon, a cui tengo di più. Lo scorso anno ho saltato tutta la stagione sulla terra e vorrei rifarmi”. Certo, la volontà c’è. Si spera ci siano pure gli addominali, ancora una volta bloccanti nella stagione. Una difficoltà questa affrontata con il proprio mental coach, Stefano Massari: “Condividiamo un percorso lungo dieci anni e nel frattempo il livello si è alzato, la tensione è aumentata. Lavoriamo sulla gestione dei momenti sia in campo che fuori, un lavoro bello perché si evolve nel tempo”.

Nell’intervista il 27enne ha anche parlato della sua esperienza dietro le telecamere di “Break Point” la docuserie di Netflix incentrata sulla vita dei tennisti, in particolar modo su quello che dei tennisti non si vede: “per giorni le telecamere hanno filmato le mie emozioni, le gioie e le delusioni. Rivedersi è stato strano perché nella serie c’è anche la mia ex (la tennista Ajla Tomljanovic, ndc) ma sono contento di come mi hanno rappresentato”. E a proposito di serie tv, non poteva mancare l’assist meraviglioso della serie “Una Squadra” che racconta ciò che è stata e ciò che ha rappresentato l’Italia di Davis negli anni settanta e ovviamente il parallelo con la squadra di oggi è logica conseguenza: “Come quella squadra, anche noi oggi cerchiamo di stare più uniti possibile. Con Lorenzo Sonego ci conosciamo sin da ragazzini e siamo molto legati; anche con Lorenzo Musetti il rapporto è ottimo; con Jannik Sinner parliamo meno ma è normale, non si può essere amici di tutti”. Ed a proposito di rapporti personali anche fuori dal campo Berrettini aggiunge: “i miei amici, quelli storici, sono sempre gli stessi anche se ci vediamo raramente. Grazie al tennis, poi, ho conosciuto persone che lavorano in altri ambiti ma con cui ho molto in comune, come Alessandro Borghi e Marracash. Facciamo vite differenti e forse proprio per questo riusciamo a parlare di tutto, dalle cose futili a quelle più profonde”.

Ovviamente non può mancare il tema su quei rapporti che ad oggi sono per il tennista italiano quei rapporti più stretti, per intenderci quelli che ognuno di noi reputa essenziali per migliorare e migliorarsi, per completarsi come uomini e professionisti e che sottintendono la parola “famiglia”. Ora, senza addentrarci troppo nel concetto, per evitare di tirare in mezzo elucubrazioni semantiche e concettuali, nella sfera di famiglia rientra di sicuro il fratello Jacopo :“gli devo tanto perché è stato lui a convincermi a giocare a tennis quando avevo sette anni. Siamo diversi, io un po’ nerd lui da sempre malato di sport, ma ci incastriamo bene. E condividiamo tutto, sia momenti belli sia quelli brutti: ad Acapulco, quando pensavo di essermi fatto male sul serio, abbiamo passato ore sdraiati sul letto a fissare il soffitto”.

Last but not least, nel concetto di cui sopra, relativo agli affetti più stretti, non poteva mancare una considerazione su quella storia d’amore che sta riempendo le pagine di quelli che una volta di chiamavano rotocalchi, e che adesso semplicemente sono il chiacchiericcio virtuale di parecchia gente che forse per invidia, forse per impotenza celebrale o semplicemente per ignoranza, inteso nel senso più stretto del termine, accusano e attaccano la storia d’amore tra Berrettini e Melissa Satta. Accuse che Berrettini, da persona educata qual è, definisce “irrispettosi”. “Considerare una relazione come una distrazione rispetto alla carriera è irrispettoso. Sarebbe come dire che un giornalista scrive articoli peggiori perché ha moglie e figli: non ha senso, no?”. Per quanto ci riguarda, il punto del match; con la speranza che a breve lo si possa rivedere nuovamente in campo, felice e sorridente. Come ciò che è stato e come ciò che potrà ancora essere.

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