Novak Djokovic, a cosa serve il cerotto sul petto: si tratta di un laser per ridurre gli infortuni

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Novak Djokovic, a cosa serve il cerotto sul petto: si tratta di un laser per ridurre gli infortuni

A produrlo è un’azienda italiana di Castelfranco Veneto, fondata nel 2012 da Fabio Fontana. Il suo scopo è migliorare il controllo del movimento e della simmetria del corpo

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Novak Djokovic - Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)
Novak Djokovic - Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)
 

Dai campi da tennis di tutto il mondo a combattere i cattivi insieme agli Avengers, è questo il destino di Novak Djokovic? Ho sempre sognato di essere Iron Man…” ha detto scherzando il 22 volte campione slam a chi gli chiedeva la natura di quel “bottoncino” attaccato al suo petto durante le partite dello slam parigino. Ma di cosa si tratta in realtà?

In termini scientifici non è altro che un laser che distribuisce “fotoni coerenti” in tutto il corpo. Una nanotecnologia che arriva dall’Italia. Quel “cerotto” che il campione serbo custodisce sul petto arriva dalla Tao Technologies, un’azienda di Castelfranco Veneto, fondata nel 2012 da Fabio Fontana. Il laser in questione si chiama Taopatch Sport, un dischetto di 16 millimetri di diametro che “lancia” fotoni coerenti verso il corpo umano. A spiegarlo è lo stesso ideatore: E’ una tecnologia che si basa sulla neurocezione – spiega Fabio Fontana a La Gazzetta dello Sport-. Ovvero su una migliore comunicazione tra il sistema nervoso centrale e tutto il corpo. Per ricaricarlo basta la luce esterna e il calore del corpo che produce come scarto fotoni che alimentano i nanocristalli”.

Fontana lo sa bene e aggiunge: “Djokovic è un campionissimo con o senza nanotecnologia, e sia chiaro che non è un prodotto dopante, non rilascia alcuna sostanza chimica e sono diversi gli atleti che lo usano”. Tutto questo al fine di avere un impatto significativo sull’atleta dal punto di vista soprattutto dell’equilibrio. Permette infatti un miglior controllo del movimento e della simmetria del corpo. Se messi nei punti giusti, questi dispositivi aiutano a togliere tensione al bacino, favorendo il lavoro simmetrico degli arti inferiori. In altre parole, favorirebbero la riduzione degli infortuni, con meno usura e infiammazioni per il fisico. Alcune ricerche scientifiche condotte dal Politecnico di Milano (Istituto auxologico italiano) e dall’Università degli studi di Urbino “Carlo Bo” hanno appurato gli effetti di questa tecnologia sugli atleti. Queste ricerche che sono state pubblicate poi sul “Journal of Sports Medicine and Physical Fitness”.

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