Musetti, la scoperta: "Sì, l'erba mi piace" (Strocchi). Venus batte l'età e anche la Giorgi (Giammò). Dietro la crisi di Berrettini (Piccardi)

Rassegna stampa

Musetti, la scoperta: “Sì, l’erba mi piace” (Strocchi). Venus batte l’età e anche la Giorgi (Giammò). Dietro la crisi di Berrettini (Piccardi)

La rassegna stampa di martedì 20 giugno 2023

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Musetti, la scoperta: “Sì, l’erba mi piace” (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Cresce il feeling di Lorenzo Musetti con l’erba. Dopo i quarti di finale raggiunti la settimana scorsa a Stoccarda, dove ha ceduto in tre set con qualche rimpianto a Frances Tiafoe (poi vincitore del titolo), il talento di Carrara ha cominciato con il piede giusto l’avventura sui campi verdi dello storico Queen’s Club di Londra, sede del tradizionale Atp 500 che precede il grande appuntamento di Wimbledon. L’unico azzurro in gara, dopo il forfait di Matteo Berrettini per una recidiva del problema agli addominali manifestatasi domenica nell’ultimo allenamento, ha bagnato il suo esordio sul Centrale e il nuovo best ranking (al 16° posto della classifica mondiale) lasciando le briciole alla wild card locale Jan Choinski, piazzato oltre 160 posizioni dietro al talento toscano […]. “È stata bellissima la prima esperienza su questo campo” – ha sottolineato Lorenzo a caldo. “Dodici mesi fa mi ero dovuto ritirare per infortunio contro Bublik e mi era dispiaciuto molto. Quest’anno ho fatto un bel passo in avanti sull’erba: gioco in maniera più aggressiva e credo che il mio rovescio slice sia un’arma importante. E poi mi piace giocare e guardare il tennis sull’erba”.

Quindi anche un passaggio sul momento del tennis tricolore: “Non solo in Davis siamo un bel gruppo, Matteo, Jannik ed io: fin da ragazzi abbiamo guardato Fabio Fognini e Simone Bolelli e speriamo anche noi di ispirare le generazioni future”. Al secondo turno Musetti dovrà vedersela perla prima volta in carriera col 20enne statunitense Ben Shelton. Un’occasione per dimostrare che il progresso di adattamento al green prosegue […].

Da Londra ad Halle, dove a mezzogiorno debuttano nel 500 tedesco Jannik Sinner e Lorenzo Sonego. Il n.1 d’Italia apre il programma sul Centrale (diretta TV su Supeffennis) affrontando il francese Richard Gasquet che battendo Tsitsipas al secondo turno a Stoccarda ha festeggiato le 600 vittorie in carriera. Il 21enne di Sesto Pusteria si è aggiudicato l’unico precedente con il 37enne di Beziers, quest’anno al 1° turno del “1000” di Indian Wells. “Al momento non mi sento troppo sicuro sui prati, ma la fiducia si costruisce ogni giorno in allenamento e la speranza è quella di aumentarla con delle vittorie” – ha detto l’altoatesino ai microfoni dell’ATP. È cambiato l’avversario del 27enne torinese visto che si è ritirato l’australiano Nick Kyrgios, rientrato la scorsa settimana in Germania dopo otto mesi di stop: al suo posto il lucky loser Aslan Karatsev, il russo che ha vinto tre dei quattro confronti con Sonego. In caso di successo di entrambi sarà derby tricolore fra Lorenzo e Jannik. 

Venus batte l’età e anche la Giorgi (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Oltre 3 ore di partita, a 43 anni e con un ginocchio ballerino a crearle problemi fin dalle prime battute. Stoffa dura quella dei campioni, categoria a cui appartiene Venus Williams: ieri a Birmingham a farne le spese è stata Camila Giorgi, battuta dall’americana in tre set al termine di una partita risoltasi solo al tie-break del terzo set. 14 doppi falli complessivi, percentuali rasenti il 60% con la prima di servizio, 18 palle break totali, valanghe di gratuiti e un paio di falli di piede: non è mancato nulla, ma le cifre restituiscono ben poco delle emozioni vissute ieri in campo. Cinque volte campionessa a Wimbledon, Venus, tornata in campo dopo soli quattro game con una vistosa fasciatura al ginocchio destro come eredità di un medical time out, ha saputo sopperire all’incertezza nei movimenti sostenuta dall’orgoglio e dalla confidenza con l’amata superficie. Vinto al tie-break il primo parziale, Giorgi nel secondo ne ha sollecitato i movimenti e i rombi di direzione riportando il match in parità. Sotto 5-2 al terzo, l’italiana in un crescendo di prodezze è riuscita a forzare un secondo tie-break annullando un match point per poi infine arrendersi all’americana.

A Londra esordio vittorioso per Lorenzo Musetti in due set contro il britannico Choinski. Entrato lentamente in partita, l’azzurro n.16 del mondo è riuscito in breve a ritrovare la misura dei suoi colpi su di una superficie che sembra poterne premiare tocco e sensibilità […]. Al secondo turno lo attende adesso l’americano Ben Shelton […]. Rientrato in campo la settimana scorsa a Stoccarda dopo aver saltato la prima metà di stagione per un intervento chirurgico al ginocchio, e sconfitto in due set dal cinese Wu, Nick Kyrgios si è ritirato dal torneo di Halle dove avrebbe dovuto fare il suo esordio contro Lorenzo Sonego. A preoccupare, secondo quanto riferito dallo stesso l’australiano, sarebbe ancora il ginocchio e le sensazioni avvertite durante il suo primo match. Finalista l’anno scorso a Wimbledon, «Se non io chi altro?» aveva risposto Kyrgios nel media day della vigilia del Boss Open, richiesto di un parere sugli eventuali avversari del serbo in vista del terzo Grand Slam della stagione. Adesso il rischio per lui è quello di saltare il grande appuntamento rinviando il ritorno in campo all’estate e allo swing sul veloce.

Dietro la crisi di Berrettini. Fisico fragile, errori pause e quel paragone con Jacobs (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

Scordatevi Melissa Satta e lasciate ogni speranza che la crisi di risultati di Matteo Berrettini, l’erbivoro del Nuovo Salario che il 31 gennaio 2022 era n.6 del mondo (best ranking) e ieri si è svegliato sprofondato al n.34, sia da attribuire all’amore, voi che entrate in questa ricostruzione a ritroso di ciò che sarebbe potuto essere e non è stato. Non è la stagione che Berrettini voleva, anzi sta diventando l’annus horriblis che i tifosi gli rimproverano (attenzione alle similitudini con un altro campione in difficoltà, Marcell Jacobs, strada facendo) […]. C’è una fragilità di base dell’atleta, di Berrettini come di Jacobs. C’è (stata) una fase di sovraccarico di impegni extra (sponsor, spot, ospitate), che ogni enorme successo porta con sé, Berrettini (primo azzurro ad arrivare in finale a Wimbledon, correva il 2021) come Jacobs (primo azzurro a conquistare due ori olimpici nello sprint), complicatissima da gestire, se non sei consigliato al meglio. È come l’alpinista che scala l’Everest: dopo la fatica, in cima, è legittimo che si prenda qualche istante per godere del panorama. A patto di non rimanerne abbacinato. Dopo un finale di stagione 2022 problematico, con un rientro affrettato in Davis a Malaga e l’insana idea di giocare il doppio con Fognini (Fabio, sia messo agli atti, non era d’accordo), il 2023 sembrava sorridere di nuovo a Matteo. La ripartenza in Australia, risanato, gli ha consegnato in dote bei successi (su Ruud e Hurkacz, due top10) e battaglie vere con Tsitsipas e Fritz, perse ma lottate. Certo era la United Cup, ricca esibizione, poi il tennis degli Slam tre su cinque è tutt’altra bestia, però i segnali erano buoni. Il seme della crisi prima ancora che il tema ridiventassero gli infortuni, a Melbourne: un nobile decaduto scozzese con l’anca di titanio, Andy Murray, gli annulla un match point e lo elimina 7-6 al quinto set. È il giorno zero e l’Australian Open del ragazzo che voleva riprendersi tutto con gli interessi è già finito.

In quel momento la love story con Melissa è sulla rampa di lancio, diventerà pubblica a Milano: famiglia e staff del giocatore considerano un fattore positivo che Matteo trovi stabilità affettiva e compensi con la felicità della vita privata la cocente delusione australiana. Il tennis di Berrettini, però, parte in vacanza, insieme alla precaria solidità di un fisico strutturalmente sbilanciato (polpaccetti fini, torso da Hulk) in grado di sostenere on/off gli strappi violenti di un gioco che poggia sull’architrave servizio-dritto. E infatti. Ritiro ad Acapulco con Rune, rientro macchinoso sul veloce di Indian Wells, girone del purgatorio al challenger di Phoenix, sconfitto da Shevchenko, il buio a Miami: kappaò con McDonald. Tutti avversari di classifica inferiore. Sono legnate, oltre che per il fisico, per il morale […]. Matteo si rende conto che così non va: “Ho deciso di fidarmi di chi mi allena da sempre, mi sono rimesso a lavorare sodo” – dice alla vigilia di Montecarlo, via della stagione su terra, ammettendo di essersi preso qualche umana pausa, di aver sostato troppo sulla vetta dell’Everest. Montecarlo, però, mentre anche in Sinner beffato da Rune si apre una crepa mai più chiusa, è un’altra sberla: la fatica improba per superare Cerundolo (osso duro sul rosso, lo scoprirà a stretto giro Jannik a Roma) chiede il conto a Berrettini: ritiro dal torneo, ennesima sosta ai box. Il resto è storia recente. Rinuncia a Roma e Parigi (per il secondo anno), l’erba come balsamo per l’anima. A Stoccarda, il torneo a casa dello sponsor, è impensabile che il testimonial non ci sia. Forse un altro rientro affrettato in nome del business, però il confronto con l’amico Sonego è impietoso: 6-1, 6-2. Matteo esce dal campo in lacrime: “Pensavo di essere più avanti”.

L’erba è subdola e impietosa: non perdona niente, nemmeno a chi è bello, ricco e famoso. Il Queen’s è l’anticamera di Wimbledon, Berrettini difende il titolo bis e 500 punti preziosi. Il forfait (senza spiegazioni) arriva alla vigilia: primo turno con Ruusuvuori, il finlandese che ha evidenziato sul verde gli attuali limiti di Sinner. Ancora problemi agli addominali. A questo punto è a serissimo rischio anche Wimbledon, cui l’anno scorso Berrettini non partecipò per positività al Covid […]. Si ragiona se non sia il caso di fermarsi 5-6 mesi, sempre che il problema sia risolvibile e non cronicizzato, e qui torna il paragone con Jacobs. Le caviglie di Nureyev sotto il corpaccione di Mr Muscolo. Una complessione per sua natura prona ad acciacchi. Qualche scelta gestionale rivedibile, ma spesso degli errori ci si accorge dopo averli commessi. Sarebbe un delitto che il meglio di Matteo Berrettini da Roma, 27 anni e 7 titoli in carriera, sia già alle spalle. Si può sperare, non si può escludere.

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