Da Gaiba, il nostro inviato
Terza giornata al Veneto Open promoted by Confindustria Veneto Est. Il sole splende (pure troppo) e i campi in erba naturale sono sempre perfetti. Dopo le critiche dello scorso anno per i rimbalzi spesso imprevedibili (che tuttavia avevano regalato un tennis diverso a base di prontezza, manualità e confidenza con la rete invece di scambi alla dritto-per-dritto finché una delle due non va fuori giri), quest’anno è stato chiamato lo scozzese Gordon Johnstone, arrivato dall’AELTC di Wimbledon e che si occupa anche dei campi dell’ATP di Maiorca. Un lavoro enorme iniziato praticamente subito dopo l’edizione 2022 che ha dato i frutti sperati. Ma, nel suo piccolo, anche l’idea di posizionare i bagni mobili all’ombra merita un plauso, dal momento che l’anno scorso non facevi in tempo a chiuderti la porta alle spalle che il motivo per cui eri entrato era evaporato.
Il mercoledì inizia male per i colori azzurri. Due giorni prima, Lisa Pigato aveva disputato il suo ultimo match da teenager guarnendolo con una vittoria, bella e inattesa, contro l’ex n. 20 del mondo Ana Konjuh. Non ha invece festeggiato nel migliore dei modi il suo ventesimo compleanno, Lisa, fermata da Tatjana Maria, finalista della passata edizione di Gaibledon e anche di Wimbledon. 6-3 6-3 il punteggio a favore della tedesca che ai quarti troverà la trentatreenne Yanina Wickmayer, ora n. 117 WTA ma dodicesima del mondo nel 2012.
Per arrivare al derby delle mamme, Wickmayer ha battuto in rimonta 3-6 6-4 7-5 quella Sofia Kenin che aveva convinto all’esordio e, se non esattamente nella sua versione vittoriosa dell’Australian Open 2020, non è certo mancata per gioco o per impegno. Il problema (dal suo punto di vista) è che, dopo la nascita di Luana Daniëlla due anni fa e il rientro nel Tour nel febbraio 2022 senza classifica, Yanina sta giocando sempre meglio: fuori dalle 300 a inizio stagione, in maggio ha vinto un W100 su terra e dieci giorni fa il W100 di Surbiton sull’erba partendo dalle qualificazioni. In realtà, Sofia pareva ormai diretta verso la vittoria, ma dall’occasione del doppio break che l’avrebbe mandata 5-2, ha subito l’inesorabile rientro di Wickmayer e a nulla le è servito rompere la racchetta – poco (sempre che non si consideri il concetto come dicotomico), quel che basta per doverla cambiare e prendersi il warning. Match point rocambolesco, con un’insidiosa a palla corta e bassa piuttosto involontaria di Kenin raggiunta in extremis da Yanina che, con una mezza stecca (o, anche qui, stecca e basta) rimette la palla a fil di rete. Sofia c’è, ma non è decisa e il suo appoggio si ferma sul nastro.
La vittoria per 6-1 6-0 in sessantadue minuti della sesta del seeding Yue Yuan sulla coreana Su Jeong Jang porta la cinese ai quarti di finale contro Olga Danilovic. La serba, tds n. 4 che viene dalla vittoria del W100 di Madrid e dall’ottimo Roland Garros, ha battuto l’austriaca Sinja Kraus 6-3 7-6(2). Pareva che il mondo ce l’avesse con lei quando un suo colpo, dato buono dal giudice di linea, è stato chiamato fuori dall’arbitro proprio nel momento in cui dalla vicina tenda che ospita i raccattapalle arrivava il picco del vociare dei ragazzini. Sulla sedia, la gold badge Cecilia Alberti ha messo mano al walkie-talkie, poco dopo il supervisor è apparso dirigendosi verso la tenda e il fastidio è terminato. “Se non la piantate, chiamo Miyu Kato” potrebbe aver minacciato. Probabilmente non è vero.