Wimbledon, Murray: “Quello che voglio è entrare in campo e giocare come voglio io”

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Wimbledon, Murray: “Quello che voglio è entrare in campo e giocare come voglio io”

“Durante l’anno vengo spesso a Church Road per allenarmi. Quando, però, calpesti l’erba del Centrale, lì inizi a emozionarti”. Queste le parole dello scozzese sul circolo in cui si,è tolto non poche soddisfazioni

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Non potevano mancare le parole del beniamino di casa, due volte vincitore a Church Road, Andy Murray. L’inglese o, meglio, lo scozzese non è certamente stato di poche parole con i giornalisti alla vigilia dei Championships. In ottima forma fisica, con due titoli Challenger in bacheca sul verde nelle scorse settimane, l’ex numero 1 al mondo è intenzionato a dare tutto per il suo torneo prediletto, che l’ha visto trionfare nel 2013 e nel 2016. Qui sotto le sue parole in conferenza stampa:

D: Non so se credi nelle predizioni, ma l’ultima volta che hai sfidato al primo turno di Wimbledon un inglese poi hai vinto il torneo. Ci credi a queste cose?

Murray: “Ottimo, allora possiamo iniziare a festeggiare (sorride, ndr)! A parte gli scherzi no, non credo in queste cose. Sicuramente non ho giocato contro molti britannici a Wimbledon, ma quello sarebbe potuto essere benissimo l’unico e l’ultimo caso. Ryan lo conosco abbastanza bene. Ci siamo allenati insieme molto spesso e lui ama giocare su erba. L’anno scorso ha ottenuto alcune buone vittorie al Queen’s e contro Draper a Surbiton. È mancino, si muove bene, quindi dovrò essere pronto per il match”.

D: Sono sicuro che avrai visto i commenti di Gaudenzi riguardo l’Arabia Saudita. Lui ha detto che l’ATP sta valutando di organizzare eventi da quelle parti. In passato hai detto che non avresti mai giocato là, ma se ci fosse un torneo rimarresti nella tua posizione o la riconsidereresti?

Murray: “I commenti non li ho visti e in passato, quando ci chiedevano di giocare in Arabia, prendevamo parte a delle esibizioni. Se diventassero veri e propri tornei del tour la faccenda sarebbe diversa: la classifica, per come funziona ora, è il pass per entrare nei tornei. Se inizi a mancare dei tornei saresti ovviamente penalizzato da ciò. È certamente una questione su cui dovrei riflettere. Sfortunatamente questa è la strada che molti sport stanno prendendo ora”.

D: Sei in una buona forma in queste settimane. A questo punto della tua carriera, quando arrivi in un torneo come Wimbledon, la mentalità che hai è ancora quella di dare tutto quello che puoi in modo da spingerti più avanti possibile?

Murray: “A essere onesti questa è sempre stata la mia mentalità in vista di Wimbledon. È sempre stato il torneo più importante per me durante tutto l’anno. Indipendentemente da come mi sentivo quando entravo a Church Road ho sempre voluto dare il massimo per essere pronto, anche se avvertivo dei problemi fisici. Ovviamente più vai avanti con la carriera maggiore è la voglia di fare bene a Wimbledon, perché non sai quante altre volte riuscirai a partecipare”.

D: Rafa ha annunciato l’addio dal tour professionistico dopo il prossimo anno. Riguardo a te, invece, ho sentito che parlavi delle Olimpiadi di Parigi del 2024. Per quella stagione hai organizzato un programma pieno? Quando penserai al ritiro, hai intenzione di fare come Rafa?

Murray: “Non penso farò così. Ho un’idea in testa su quando vorrei ritirarmi ma non è una scelta definitiva. A questa età quando penso che sia positivo fare qualcosa la faccio; solo così posso avere un minimo di organizzazione, ma non di più. Di conseguenza non annuncerò il mio ritiro in una data lontana nel tempo, perché voglio giocare quanto più possibile dal momento che sono ancora in buona salute e competitivo. Sono consapevole, guardando come sono stati gli ultimi cinque o sei anni, che tutto può cambiare molto velocemente. Cerco, quindi, di mantenere la mente aperta e sicuramente non mi ritirerò dopo aver vinto Wimbledon quest’anno (scherza e sorride, ndr)”.

D: Con la condizione fisica e l’età che hai in questo momento, con quello che hai passato negli ultimi anni, quale sarebbe il risultato che ti renderebbe felice in questa edizione di Wimbledon?

Murray: “Molto deriva dalla prestazione che riesci a dare in campo. Dipende anche dal tabellone perché può capitare che, pur giocando male, tu riesca ad arrivare ai quarti. Se dovessi giocare contro Novak al secondo turno e perdessi in cinque set, non potrei andare via dal torneo deluso se avessi espresso il tennis che so di poter mettere ancora in campo. Questo è quello che voglio che accada in questo torneo: andare là fuori e mostrare un livello che mi soddisfi. Sento di essere in una buona condizione per riuscirci. Inoltre, ho esperienza in questo torneo; l’unico che ne ha di più è Novak. Non lo so con sicurezza, ma penso di essere uno dei pochi che lo ha battuto nel Centrale. Userò questo a mio vantaggio. Credo di essere uno dei migliori giocatori su erba del mondo e al momento mi sento bene fisicamente. Mi sono preparato a dovere, perciò non c’è alcun motivo per il quale io non possa giocare un buon torneo”.

D: Quali emozioni si agitano in te quando torni in questo posto? Cosa significa Wimbledon per te quando entri dai cancelli ogni anno?

Murray: “A essere onesti l’emozione deriva più dal camminare nel Campo Centrale o giocare la partita. Durante l’anno vengo qua spesso perché, fortunatamente, sono socio e qualche volta mi alleno o vado in palestra proprio a Church Road. Mi sento molto a mio agio nei dintorni di Wimbledon. Certo, quando gioco nel Campo Centrale sono molto nervoso, ma allo stesso tempo mi sento elettrizzato per aver la possibilità di giocare nuovamente nel campo più speciale del nostro sport. Da un paio di giorni mi sento un po’ agitato e ciò è sempre un buon segno per me in vista di Wimbledon”.

D: Tornando indietro di qualche anno, quando hai iniziato il percorso con Amelie (Mauresmo, ndr), c’è stato qualche pensiero che, secondo te, potrebbe essere scattato nella mente dei tennisti e delle tenniste riguardo l’assunzione di un coach donna? Come reagiresti a dichiarazioni di altri su questo tema? Saresti Sorpreso? Deluso? Te lo chiedo perché, lo avrai notato, non ci sono molte allenatrici donne sia nel tennis maschile che in quello femminile.

Murray: “E’ strano. Sono sorpreso che non ci sono molte allenatrici donne sia nel tour maschile che in quello femminile. All’epoca non pensavo necessariamente che ciò avrebbe spronato molte allenatrici a entrare a far parte del circuito. Questo non è stato ricevuto proprio bene al tempo; non mi aspettavo una cosa simile. Probabilmente la questione è radicata più in profondità degli alti livelli dello sport. È una cosa che parte ancora prima, dal basso, dai livelli base. Bisognerebbe incoraggiare più allenatrici a entrare a far parte del mondo dello sport. Prima a livelli bassi, poi si spera arrivi la transizione a quelli più elevati”.

D: Prima hai menzionato Novak. Lui ha sempre giocato negli anni in cui sei stato presente anche tu nel tour. Come percepisci quello che è stato in grado di fare e quello che sta tutt’ora facendo nel mondo del tennis?

Murray: “E’ incredibile quello che è riuscito a raggiungere. Aver sorpassato Rafa e Roger nel record di vittorie Slam è sorprendente. Penso che, se si guardasse indietro di otto, dieci anni e si desse uno sguardo ai numeri, si vedrebbe benissimo quanto Novak era distante da loro. Il fatto che Nole abbia raggiunto questi risultati nella parte finale della sua carriera è impressionante e sembra che non sia finita qua. Quello che ha fatto a Parigi quest’anno è fenomenale. Penso che l’aspetto su cui debba essere ammirato maggiormente sia il fatto che lui aveva messo in chiaro qual era il suo obiettivo: il record di Slam. Quando si è messo in quella posizione si è consegnato. Non è sembrato nervoso o che ci pensasse troppo. È andato là fuori e l’ha fatto. Questo mostra quanto forte sia il suo carattere”.

D: Ti sei allenato con Djokovic oggi. Come pensi sia andata? Quando era stata l’ultima volta in cui avevi condiviso il campo con lui?

Murray: “Mi sono allenato bene. L’ultima volta che ci eravamo allenati insieme era stata alla Laver Cup. Prima di quell’occasione era passato molto tempo dall’ultima volta. Anni. Come mi sento adesso rispetto a quell’ultima volta è come paragonare la notte e il giorno: una prospettiva mentale differente, la gioia di essere in campo e la capacità di essere ancora in grado di competere ad alti livelli. Non pensavo di riuscire a tornare a tutto ciò. In passato con Nole mi allenavo spesso, anche quando dovevamo competere contro nei Grandi Slam”.

D: Tornando alla questione ritiro, in qualunque data avverrà, è importante per te, in termini di sforzo fisico e di sacrifici che ti permettono ancora di poter competere e che ti tengono lontano dalla famiglia, avere un giorno in cui dirai che è il momento di smettere?

Murray: “Ho iniziato a pensare a tutto ciò durante l’Australian Open di quest’anno, dopo i match-maratona che stavo giocando. Pensavo che non mi avrebbero fatto bene (sorride, ndr). Potrei continuare a giocare fino a che la mia anca mi dirà di fermarmi, ma non lo voglio fare. Voglio finire in forma, in salute e giocando a un buon livello. Voglio concludere la mia carriera così, non con un infortunio. So che non puoi controllare totalmente questo aspetto, ma adesso sento che ho ancora un periodo di tempo in cui sono in grado di dedicarmi al lavoro fisico e all’allenamento in campo. Ciò mi permette di performare nel miglior modo possibile ma, sfortunatamente, so che tutto ciò non durerà per sempre”.

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