Wimbledon, Berrettini: «Sapevo di poter mettere in difficoltà Zverev. Cosa dire a chi mi critica? Lasciamoli parlare»

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Wimbledon, Berrettini: «Sapevo di poter mettere in difficoltà Zverev. Cosa dire a chi mi critica? Lasciamoli parlare»

L’azzurro soddisfatto della propria prova del suo prossimo avversario Alcaraz dice: «È impressionante da tutti i punti di vista»

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È il caso di dire che Matteo Berrettini ha vinto e convinto nel suo match di terzo turno contro Alexander Zverev. L’azzurro, consapevole di avere le armi giuste per battere il tedesco, ha chiuso l’incontro senza perdere set e salvando l’unica palla break concessa. Dopo il 6-3/7-6(4)/7-6(5) rifilato al numero 21 ATP, ora Matteo affronterà Carlos Alcaraz negli ottavi di finale.

Domanda Ubitennis: Matteo, fantastico, a questo punto ci aggiorniamo: 10 set senza perdere il servizio. Il servizio esterno da sinistra, che è il tuo, quanti punti ti ha dato oggi. Ti senti proprio sicuro. A volte, da fuori dal campo, sembrano tutti preoccupati quando arriva una palla break. Poi “boom”, servi ed è a posto. Dall’altra parte avere un’arma del genere, come ti fa sentire?

Berrettini: Si, so che il mio servizio è un’arma importante e proprio per questo, in questi mesi in cui ho sofferto, in cui sentivo che non potevo dare il mio meglio, avere un’arma del genere mi tranquillizzava, ma è sempre una questione di come approcci le difficoltà. Puoi avere il servizio migliore del mondo, però, se in quel momento non sei centrato, probabilmente sbaglierai il servizio o comunque succederà qualcosa. Devi sentirti bene per far funzionare le tue armi. E sì, è vero che il servizio ha funzionato particolarmente e, in generale, sull’erba il servizio esterno da sinistra è molto importante, ma penso che la chiave sia stata variarlo molto. Per non dargli punti di riferimento e servirgli troppe volte sullo stesso lato. L’avversario, altrimenti, si abitua. Poi ovvio che sul match point, prendi la riga,  meglio così.

Domanda: Quando hai capito che avresti vinto questo match? E a livello di forma fisica, a che percentuale ti senti adesso?

Berrettini: ma l’ho capito quando ho fatto ace alla fine (ride). Ho iniziato il primo game, era la prima volta dopo tanto tempo che giocavo su un campo grande, si sentiva un po’ di tensione. C’è sempre un pochino di tempo per abituarsi alle condizioni diverse. Sono partito un lento al servizio, poi invece ho ingranato bene e ho sentito che lui giocava bene, ma che potevo dargli fastidio. Sapevo di potergli dare fastidio con le mie armi e che questa è una superficie, dove, secondo me, posso infastidirlo. Poi quando ho sentito che, a metà del secondo, quando ci siamo fermati, lì ho sentito che stava cambiando. Entrando nello scambio mi sentivo un pochino superiore. Lì è stata la chiave. Fisicamente mi sento bene, meglio di come mi aspettavo e, paradossalmente, ero molto più stanco con Lorenzo che oggi durante la partita. Anche cali di attenzione e fisici, mi sto allenando durante il torneo ed è una cosa buona.

Domanda: Vorrei tornare a lunedì. Hai perso il primo set con Sonego. Sembravi depresso, con dolori, a capo chino. Poi martedì sei tornato in campo e progressivamente ha iniziato a giocare meglio. Cos’è scattato? Cosa hai mangiato a cena?

Berrettini: Come ho detto prima, spesso bisogna fare i conti con le aspettative, con quello che uno verrebbe che succedesse, rispetto a quello che sta succedendo. Per farlo alcune volte c’è bisogno di tempo. Alcune volte questo tempo lo troviamo in campo, altre no, magari in una pausa. Mi ricordo di essere uscito dal campo imbestialito, perché il tennis è così.

D: Dicevi di sentire una spada nello stomaco.

B: Si, il giorno dopo, avevo mal di stomaco. Ma ero arrabbiato perché avevo sbagliato delle palle facili nel tie-break. Il tempo negli spogliatoi mi ha aiutato a digerire questa cosa e a dirmi: “ehi, alla fine non avresti neanche detto di giocartela, quindi goditela!” Quella è stata la chiave per fare questo passo.

D: Come si approccia Matteo Berrettini al fatto che da domani tornerà fortissimo in Italia, dopo un periodo in cui è stato definito brocco, finito, pensa solo alle fidanzate. Vuoi dire qualcosa a queste persone? Qual è il tuo pensiero per queste persone?

Be: Quando ci sono alcune persone, più vicine o lontane a me, mi scrivono: “No, bisogna farli stare zitti”, io ho sempre detto: “Facciamoli parlare”. Per quanto io sia un tipo anche istintivo, per cui alcune volte mi accendo, so alla fine qual è il mio percorso la mia strada. Ho cercato si spiegare molte volte e di far capire a tutti che quello che accade in cui campo da tennis spesso è specchio di quello che accade fuori, nel senso che tutti possono avere momenti in cui si è giù, o di tristezza. E questo è successo per mille motivi che non sto qui ad elencare. Ho sentito che non stavo bene con me stesso, che non stavo bene con quello che facevo e quindi i risultati sono venuti un po’ a mancare. Una delle cause principali sono stati gli infortuni, che mi hanno fatto amare meno quello che stavo facendo. Poi però ho abbassato la testa e ho lavorato, nonostante gli insulti che ho ricevuto. La cosa che mi dispiace di più è che le persone che mi vogliono veramente bene li hanno subiti e li hanno dovuti leggere, io so chi sono, quello che ho fatto e che farò. Testa alta.

D: Riguardo Alcaraz. La cosa che ti sorprende di più della sua esplosione piuttosto rapida sul tour? La sua vittoria Slam, l’arrivo al numero uno, la sua forza e anche le sue debolezze.

B: Se ne ha (ride)! È impressionante da tutti i punti di vista. Ovviamente tennisticamente, non sarebbe numero 1 al mondo, altrimenti, ma anche fisicamente, per quanto è maturo. Io a 19 anni penso di aver pesato 15 chili in meno rispetto ad adesso, lui sembra già fatto e finito da diversi anni. È impressionante questa cosa. Ma la cosa che ancora di più impressiona è come gestisce tutto questo. Io non sono mai stato numero 1, ma un po’ di pressione l’ho sentita sulle spalle e la sento. Non è facilissimo. E ho diversi anni più di lui (7?). Ha sempre il sorriso sulle labbra, è felice di stare dove sta, se la gode, anche quando perde non fa mai cosa esagerate. Penso veramente sia un esempio per le persone che lo guardano. È questo che mi impressiona di più. Penso sia una cosa caratteriale, ma anche su cui lavora. È la cosa più bella. Non lo vedi mai un giorno triste. Si, magari si lamenta che sbaglia qualche palla, ma alla fine è sempre lì che se la gode.

Trascrizione di Sara Zabeo

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