Wimbledon: meglio Berrettini di Rune contro un Alcaraz ingiocabile. E meglio di tutti, anche di Agassi seppur sconfitto da Medvedev, Chris Eubanks

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Wimbledon: meglio Berrettini di Rune contro un Alcaraz ingiocabile. E meglio di tutti, anche di Agassi seppur sconfitto da Medvedev, Chris Eubanks

Il 2 metri e 1cm di Chicago ha divertito e a tratti perfino entusiasmato. Alcaraz Medvedev rivincita di due anni fa.

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Christopher Eubanks, Wimbledon 2023
 

C’era grande attesa per il “quarto” della NextGen, ma per colpa (non grave) di Holger Rune che non è stato in grado di conquistare che una pallabreak nel primo game della sua sfida al coetaneo e amico Carlitos Alcaraz, la partita non è stata all’altezza delle premesse.

Al punto che è stata tutto sommato più “entertaining”, almeno nei set centrali e fino al quinto che è stato invece russo a senso unico, l’altro quarto di finale fra i due corrazzieri magri e allampanati “Daniil” Medvedev e Christopher Eubanks, 1,98 il primo, 2,01 il Watusso di Chicago.

Che piacevole sorpresa godere del tennis spettacolare del ventisettenne figliolo d’un predicatore evangelico – non deve essere a caso che lui sia stato chiamato Christo…pher – che tira randellate fluidissime sia di dritto sia di rovescio sorprendentemente a una mano.

E il buon Christo ha dato vero spettacolo per tutto secondo, terzo e quarto set, perso al tiebreak. Si è diffusa anche una notizia – tutta da verificare andando a ritroso nei tempi ultrasecolari wimbledoniani – secondo cui Eubanks a furia di lasciar partire missili di dritto come di rovescio, per non parlare del servizio, avrebbe battuto un presunto record di Andrè Agassi per il numero dei vincenti nel corso di una singola edizione  Championships: quelli di Agassi nel ’92, quando battè Ivanisevic 6-4 al quinto, sarebbero stati 317. Ma quelli di Eubanks 321. In cinque partite fanno una media di 65 vincenti a match. Non male. Record o non record, davvero divertente veder quelle lunghe e magrissime braccia lasciare partire pallate a destra e manca a tutto spiano e senza apparente sforzo, ma grande elastica fluidità.

Medvedev, che ha trovato anche modo di polemizzare con l’arbitro, avrebbe poi sintetizzato così il suo incontro: “Nel secondo e nel terzo set mi sono perso il mio gioco. Per fortuna l’ho poi ritrovato”. Sic et simpliciter parlò Zarathustra Medvedev dopo aver raggiunto per la prima volta la semifinale a Wimbledon. Proprio come il suo prossimo avversario, Alcaraz che –come vi dicevo all’inizio – non ha trovato la temuta opposizione da parte del danesino con il quale si era misurato la prima volta in un torneo under12  a Cap d’Agde. E in tempi recenti i due amici avevano anche giocato insieme in doppio.

Così Rune, che ha subito un break nel secondo e un altro nel terzo senza mai impensierire Alcaraz nei suoi turni di servizio dopo un primo set almeno più incerto, non si è lasciato andare nemmeno alle sue abituali intemperanze, alle sue piccole grandi fughe dal fairplay.

In quel primo set ha trascinato un Alcaraz piuttosto falloso e certo un pochino teso sullo 0-30, un’altra volta 15-30 dopo quell’unica pallabreak iniziale, ma poi negli altri due set – dopo un Vamos! gridato a pieni  polmoni come in un urlo liberatorio da Carlitos- Holger non è mai stato neppure vicino a recuperare i due break subiti. Il primo a metà secondo set, il secondo quasi all’inizio del terzo. In pratica l’ultimo momento di equilibrio è stato sul 3 pari nel tiebreal del primo set. Ma a quello hanno fatto seguito quattro punti di fila di Alcaraz.

Lo spagnolo si deve esser rasserenato in cuor suo e non c’è stata più tranquillamente storia  perché ha concesso solo 10 punti in 9 turni di battuta.

Insomma Berrettini, alla fin fine sebbene anche nel suo match contro Alcaraz sia mancata vera suspense perché nei tre 6-3 inflittigli da Carlitos non si è mai avuta la sensazione che Matteo potesse sovvertire l’andamento del match, qualcosina di più l’aveva fatta vedere. E non solo nel primo set che aveva vinto.

Alcaraz giocherà da favorito la sua semifinale contro Medvedev – anche se ci perse due anni fa proprio qui a Wimbledon –  almeno quanto lo è anche Djokovic con Sinner. Proprio da quando Djokovic arrivò in semifinale a Wimbledon nel 2007 nessuno è arrivato in semifinale così giovane, a 20 anni e 72 giorni.

Per quanto concerne Sinner contro Djokovic ho già scritto quel che penso ieri. Rispetto a un anno fa il gap fra un trentaseienne e un ventunenne dovrebbe essersi ridotto. Ma i bookmakers pagano la vittoria di Jannik quattro volte la scommessa puntata. A livello di semifinali a Wimbledon le vere sorprese sono state pochissime. Forse la più inattesa – è un auspicio? – quella ceh Berdych nel 2010 procurò battendo proprio Djokovic. Ci riuscirà anche Jannik? Sappiate che se anche ci riuscisse la sua classifica non cambierebbe, resterebbe n.8 nel ranking ATP. Solo se vincesse il torneo salirebbe a n.4.  Mentre nella race è n.5 appaiato a Tsitsipas.

Oggi le semifinali femminili, Jabeur-Sabalenka e Vondrousova-Svitolina. Non oso immaginare come si scateneranno i tabloid inglesi se dovessero andare in finale la bielorussa Sabalenka, notoriamente molto vicina al presidente Lukashenko e grande alleato di Putin, e mamma Elina Svitolina che quando gioca – ha detto – “sento di dover fare il meglio di me stessa anche per dare qualche piccola gioia ai miei connazionali”. Vi immaginate i servizi di sicurezza? Di certo non ci sarebbero strette di mano finali.

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