Wimbledon, Vondrousova: "Pazzesco arrivare in finale qui!"

Flash

Wimbledon, Vondrousova: “Pazzesco arrivare in finale qui!”

La ceca spiega quanto può cambiare in un anno: “L’anno scorso ero qui da spettatrice con il gesso, oggi sono in finale”

Pubblicato

il

 

Con un doppio 6-3 la ceca Marketa Voundrousova approda per la seconda volta in carriera alla finale di un torneo del Grande Slam: terreno della sfida tra la ventiquattrenne numero 42 WTA, e la tunisina Ons Jabeur, numero 6 del ranking e finalista qui nel 2022, l’erba di Wimbledon. Tra le frecce al suo arco, un dritto anomalo “alla Federer” ed il fatto di essere mancina!

D. Marketa, sei in finale a Wimbledon… Come ti senti?

“Pazzesco! Quella di oggi è stata una partita veramente dura. Nel secondo set Elina ha giocato molto bene, mi stava tornando sotto. È stata dura… sì, sono molto felice di essere riuscita a rimanere concentrata e di come sono riuscita a vincerla.”

D. Un anno fa una tua performance come quella di oggi sarebbe stata difficile da ipotizzare…

“Infatti, e qui sull’erba, poi, era impossibile da ipotizzare: su questo tipo di superficie ho giocato molto poco in carriera e il mio miglior risultato era stato un secondo turno. Avrei potuto magari sognarlo sulla terra o sul cemento, forse, ma non certo qui sull’erba! È ancora più pazzesco, il fatto che stia accadendo qui.”

D. L’anno scorso non eri presente a Wimbledon, se non come spettatrice…

“Sì, ero venuta a vedere un amico assieme a mia sorella. Ero convalescente da un’operazione, avevo il gesso: non ho giocato per sei mesi, è stato un periodo piuttosto brutto. Ma ora è passato sono felicissima di essere qui oggi.”

D. Ed ora, come ti senti?

“Di certo sono molto più sicura di me stessa. Le difficoltà aiutano a crescere: ora sono più grande e matura, senza dubbio una persona diversa.”

D. Sei una grande appassionata di tatuaggi, te ne farai uno di Wimbledon, in caso di vittoria?

“In realtà ho fatto una scommessa con il mio allenatore, e cioè che se vincerò Wimbledon sarà lui a doversi tatuare (ride). In realtà non ho ancora pensato a cosa farò. Per me i tatuaggi sono una vera e propria forma d’arte, mi piacciono, come mi piacciono gli artisti che li realizzano.”

D. Alla finale ci sarà tuo marito o sarà ancora a casa con il gatto?

“Verrà domani assieme a mia sorella, abbiamo contattato una cat sitter che si occuperà di Frakie.”

D. Parlando dei tuoi infortuni precedenti, credi che possano averti dato una maggiore forza mentale?

“Assolutamente sì. Dopo due interventi chirurgici non è mai facile tornare al tuo livello di gioco, né sai se ci riuscirai. In questo momento sono semplicemente felice di poter essere tornata in campo senza dolore… solo questo conta.”

D. Come ti descriveresti come persona e come giocatrice?

“A me non piacciono queste cose (sorride), parlare con i giornalisti per me è difficile. Mi rendo conto che la mia finale sia una cosa veramente pazzesca, ma io sono abituata a stare sola, sola o in compagnia di una ristretta cerchia di persone. E anche in questo momento per me è molto importante mantenere la mia piccola cerchia…”

D. Come la vedresti una finale contro Sabalenka? [poi battuta da Jabeur]

“Lei sta giocando un grandissimo tennis: abbiamo giocato contro in Australia, mi ha battuta. Sabalenka colpisce la palla così forte quand’è è on fire che non c’è proprio niente da fare… Credo che il suo gioco sull’erba sia molto efficace, anche se abbiamo stili molto diversi. Sì, credo sarebbe una bella partita, ma entrambe sono giocatrici forti, quindi vedremo.”

D. E se invece fosse Jabeur?

“Lei ha un gioco molto più simile al mio, entrambe amiamo il dropshot. Contro di lei però ho giocato poco: ci saremmo dovute incontrare al primo turno di Eastbourne, ma mi sono ritirata… Ons ha giocato la finale qui anche l’anno scorso, è abituata a giocare finali del Grande Slam… Ma alla fine quella di sabato sarà una finale, quindi sarà dura, a prescindere dall’avversaria.”

D. Ad un certo punto hai fatto partire un dritto spettacolare “alla Federer”… Lo alleni?

“No, non lo alleno (sorride), semplicemente mi viene naturale. In effetti è un colpo anomalo, non ho visto nessun’altra farlo.”

D. C’è stata qualche collega ceca con la quale ti sei confrontata prima della partita?

“In effetti sì, con Barbora Krejcikova, che tra l’altro è qui. Ma mi sono sentita anche con Karolina Muchova: siamo dello stesso Club, ci sosteniamo a vicenda. Quando Karolina ha perso al Roland Garros ho pianto molto. In Repubblica Ceca ci sono molte grandi giocatrici e tutte ci sosteniamo a vicenda, è una bella cosa.”

D. Quando eri bambina eri a conoscenza delle imprese di Martina Navratilova e di Jana Novotna qui a Wimbledon?

“Certo che le conoscevo, ero molto piccola ma le conoscevo. Quel che Martina ha fatto qui è stato pazzesco, anche perché non ha vinto una volta, ma se non sbaglio nove… Beh una giocatrice così non puoi che ammirarla, anche se come giocatrici conoscevo meglio Kvitova o Pliskova.”

D. Ritieni che l’essere mancina sia un vantaggio?

“Sì, sicuramente sì, specialmente sull’erba. Difatti anche per me è più facile giocare con le destrorse, piuttosto che con le giocatrici mancine. Un buon taglio sul lato sinistro qui è sempre molto utile…”

D. C’è stato un momento in particolare nel quale ti sei resa conto di poter giocare bene anche sull’erba?

“Avevo giocato sull’erba di Berlino e mi ci ero trovata bene: le due partite giocate mi avevano dato buone sensazioni. Poi, arrivata qui, ho visto il sorteggio… e mi sono detta, proviamo! Ho battuto Kudermetova e Vekic, due che sull’erba sanno giocare! Mi sono detta, ok, allora forse anche tu puoi fare qualcosa di buono qui… E ora sono qui, pazzesco.

Traduzione di Matteo Trombacco

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement