Wimbledon, la finale: Alcaraz-Djokovic, ecco cosa può fare la differenza

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Wimbledon, la finale: Alcaraz-Djokovic, ecco cosa può fare la differenza

Nessuno più di loro merita di giocare l’ultimo atto del torneo londinese. I punti di forza del talento spagnolo e quelli del campionissimo serbo

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Articolo di Ubaldo Scanagatta pubblicato on line su Quotidiano.net

Ci sarebbe naturalmente piaciuto avere Jannik Sinner in finale a Wimbledon, due anni dopo Matteo Berrettini, ma è onesto dire che a giocarla sono i due migliori tennisti del mondo oggi, Carlitos Alcaraz n.1 Atp e Novak Djokovic n.2 ma n.1 per 389 settimane record.

Nessuno più di loro meritava di tagliare anche questo traguardo, lo spagnolo per la prima volta, il serbo per la nona. Lo spagnolo che aspira a vincere il suo secondo Slam, dopo lo US Open un anno fa, e il serbo che sogna in un colpo solo di pareggiare gli 8 Wimbledon vinti da Roger Federer, i 24 Slam di Margaret Court e vincendo questo Wimbledon aggiudicarsi i primi 3 Slam del 2023 e di aprirsi la strada verso la possibile realizzazione del Grande Slam, mai più centrato da nessuno dopo Don Budge nel ‘38 e Rod Laver nel ‘62 e nel ‘69.

I numeri e la diversa esperienza darebbero favorito Novak Djokovic che non perde sul Centre Court dal 2013 e dalla finale con Andy Murray. Gioca la sua finale di Slam numero 35. La freschezza e i 16 anni di divario anagrafico sembrano giocare invece a favore dello spagnolo che potrebbe diventare il terzo tennista del suo Paese a vincere a Wimbledon dopo Manolo Santana (1965) e Rafa Nadal (2008 e 2010).

Nei confronti diretti i due stanno 1 a 1. Alcaraz ha vinto a Madrid un anno fa in semifinale 7-6 al terzo ma al Roland Garros Djokovic un mesetto fa si è preso una schiacciante rivincita: 6-3,5-7,6-1,6-1.

Chi vincerà questa finale? Vorrei avere la sfera di cristallo d’un mago. Djokovic è un fenomeno di concentrazione sui punti importanti. Altrimenti non avrebbe vinto 15 tie break di fila negli Slam senza commettere altro che un paio di errori gratuiti fra tutto. Se la partita va sulla lotta più strenua è più probabile che i punti decisivi li faccia lui. Magari con il lungo linea di rovescio, specialità, della casa serba; Alcaraz lascia spesso scoperto il fianco destro per cercare di colpire più palle possibili con il dritto spostandosi verso sinistra.

Alcaraz potrebbe diventare con i suoi 20 anni e 72 giorni il terzo campione più giovane della storia di Wimbledon dopo Boris Becker nel 1985 (17 anni e 8 mesi) e Bjorn Borg nel 1976 ( 20 anni e 27 giorni). Alcaraz ha vinto il torneo del Queen’s prima di venire in Church Road, Djokovic come quasi sempre – salvo una volta – ha preferito non giocare tornei sull’erba prima di Wimbledon. Entrambi hanno perso due set nel loro cammino verso la finale. Alcaraz con Jarry e Berrettini, Djokovic con Hurkacz e Rublev. Non mi sembra di poter dire che uno sia stato meno convincente dell’altro fin qui. Nessuno dei due ha mai dato l’impressione di essere in vera difficoltà, di poter perdere.

Per questo è difficile sbilanciarsi in un pronostico. Djokovic ha 36 anni che non sembrano più di 26 per come si muove, per l’elasticità delle sue azioni. Ma non è ancora stato testato sulla lunga distanza, su una maratona. Nel 2012 battè Rafa Nadal nella finale dell’open d’Australia dopo 6 ore di tennis, ma sono passati 11 anni. L’erba per la verità non ti fa giocare scambi infiniti, ma ti costringe però a stare sempre molto piegato, perché la palla non si alza mai troppo. Per le ginocchia tre ore sull’erba è quasi come quattro ore sulla terra rossa. È vero però che nessuno fin qui ha mai dubitato delle attitudini di resistenza di Djokovic. Semmai recentemente ha dato qualche segnale di nervosismo quando un avversario gli resiste più del dovuto …secondo lui! E se la prende con il suo angolo, con Ivanisevic che ovviamente non ha nessuna colpa. E talvolta pretende addirittura che qualcuno del suo box si allontani dal campo.

Ecco, Alcaraz con la sua continua aggressività, con la sua capacità di giocare palle corte improvvise e quasi irriverenti, potrebbe riuscire a far perdere un po’ la trebisonda a Djokovic, che però di solito è bravissimo a riprendersi dai suoi momento di rabbia e sconforto. Forse Alcaraz si rifugerà qualche volta nei pallonetti, se c’è un colpo sul quale Novak non è sicuro al 100% questo è lo smash.

Non vi fidate delle quote dei bookmakers nel fare le vostre previsioni. Essi pareggiano gli scompensi, infatti: se ci sono più soldi “investiti” da una parte loro favoriscono chi punta dall’altra parte. Guadagnano sempre se i soldi su un contendente o l’altro sono più o meno parimenti investiti. Mi dispiace se non vi ho indicato un netto favorito. Ma secondo me non c’è. Chiunque vincerà sarà anche il n.1 del mondo e non sarà comunque una sorpresa. Personalmente, anche senza tifare per uno o l’altro, forse preferirei che vincesse Djokovic per …la storia del tennis, perché potrebbe meritare di lottare ancora una volta per conquistare il Grande Slam. Alcaraz ha ancora tanto tempo davanti a sè per vincere tanti altri tornei.

Albert Costa, campione al Roland Garros e ora telecronista per la tv spagnola mi ha detto: “Djokovic è il naturale favorito, ma Alcaraz è in grado di procurare la sorpresa se riuscirà a giocare sempre aggressivo, a scambiare il più possibile sulla diagonale dei dritti, e a servire bene”.

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