US Open: Djokovic mostruoso in risposta, Shelton non ha scampo

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US Open: Djokovic mostruoso in risposta, Shelton non ha scampo

Gran prestazione di Novak che annulla il super servizio di Ben. Decima finale a New York, trentaseiesima in totale

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Novak Djokovic, US Open 2023
 

[2]N.Djoovic b. B.Shelton 6-3 6-2 7-6(4)

Tetto chiuso sull’Arthur Ashe Stadium, causa temporali che gironzolano sopra Flushing Meadows, per le semifinali del singolare maschile allo US Open. la prima, e più interessante per il pubblico di casa, vede il beniamino locale Ben Shelton (unico “infiltrato” tra gli ultimi 4, gli altri sono le prime tre teste di serie, e hanno tutti già vinto questo torneo) affrontare Novak Djokovic, nessun precedente fra i due.

La tattica di Shelton al cospetto del mostro sacro che ha davanti è semplicissima, probabilmente l’unica possibile, ma terribilmente difficile: sparare qualsiasi palla a tutto braccio dall’inizio alla fine. Per i primi game la cosa funziona, ma Novak non si scompone minimamente, e appena possibile, avanti 3-2, piazza un break, approfittando di qualche incertezza col dritto dell’avversario. Due game dopo, di nuovo con Ben alla battuta, arriva uno 0-40, ma lo statunitense è bravo e coraggioso ad annullare i tre set-point, e poi un quarto. Al servizio per il set sul 6-3, un po’ a sorpresa, è Djokovic a scomporsi, sbaglia un rovescio, e concede un’occasione per il contro-break, colpevolmente fallita da Shelton dopo aver risposto molto bene. Un minuto dopo, è 6-3 Novak.

Il serbo manovra da par suo, lascia sfogare il giovane bombardiere che ha davanti, e in modo chirurgico lo colpisce nei momenti giusti, rischiando pochissimo. Le sue gran pallate spettacolari e da applausi Shelton le piazza, naturalmente, ma i punti che contano per ora li fa Djokovic.
A inizio secondo set, subito palla break Novak, salvata dallo schiaffo al volo di Ben, dall’angolo dello statunitense arrivano consigli come “keep flying, keep hitting those big shots, no pressure from the scoreboard” (“continua a correre, continua a tirare forte, non badre al punteggio“). Facile da dire, meno semplice da implementare.

Puntuale come una cartella esattoriale, nel sesto game arriva il break per Djokovic, che non smette di pressare e contrattaccare, e poco dopo strappa ancora la battuta a Shelton, ormai sconsolato. Lo si può capire, crescerà, ma per adesso contro in incontrista del livello di Novak la semplice sparatoria con servizio e attacchi, pur condita da buone volée spesso e volentieri, non è ancora sufficiente, ci vuole maggiore consistenza e attenzione alle geometrie. Il 6-2 che manda il serbo in vantaggio due set a zero sa tanto di sentenza sulla partita.

Il problema, per lo statunitense, è che il suo pur clamoroso servizio non fa abbastanza male a Djokovic, che gli risponde in campo il 73% delle volte, concedendogli solo il 61% di punti fatti con la prima palla: per uno che batte a 230-240 kmh è davvero poco.

Nel terzo set, Ben cede subito il servizio per la quarta volta, passato a rete dal dritto di Djokovic, la sensazione è che sia partito il conto alla rovescia. Ce la mette tutta, Shelton, incitato dal pubblico, ma la montagna da scalare ora è altissima per lui. Un sussulto nell’ottavo game, con il rovescio lungo di Novak che porta al controbreak del 4-4, e un paio di pallate straordinarie per potenza di Ben, ringalluzziscono lo statunitense, che due game dopo si arrampica addirittura a set-point. Da campione, Djokovic lo cancella con una battuta vincente. Persa l’occasione, in modo quasi inevitabile tocca a Shelton subire il break (il quinto, sono tanti in tre set), il serbo va al servizio sul 6-5, per chiudere la partita.

Ben tenta un ultimo assalto, si prende due palle break, ma Novak le cancella, poi arriva un match point, sprecato di dritto da Djokovic. Poco dopo, uno smash fallito regala il secondo contro-break a Shelton, che conquista il tie-break. Colpevole qui Novak, ma la sua reazione è buona, sale 5-1, e alla fine chiude 7-4 senza altri problemi. Un livello in risposta tale da mandare letteralmente in confusione Shelton, che probabilmente non si era mai visto ritornare tante palle buone in vita sua, gran prestazione in ribattuta per il “Djoker”. Sgradevole il gesto finale del serbo, che imita l’esultanza fatta da Ben nel match precedente, ma senza ironia e sorrisi, sinceramente poteva evitarlo. Fredda la stretta di mano. Giocherà la sua trentaseiesima finale Slam, la decima a New York, attende il vincitore fra Alcaraz e Medvedev.

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