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Tra i due “litiganti” Federer e Nadal, alla fine primeggia Djokovic

“La costanza nei risultati lo rende inequivocabilmente il migliore dell’Era Open, ma il passato di Tilden, Laver e Sampras non va dimenticato” così l’Hall of Famer Steve Flink

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Novak Djokovic - Roland Garros 2023 (Twitter @rolandgarros)
Novak Djokovic - Roland Garros 2023 (Twitter @rolandgarros)
 

Comunque sia, anche se lo spagnolo riuscisse in qualche modo a conquistare il 15° titolo a Parigi il prossimo giugno a 38 anni, Djokovic, che compirà 37 anni a maggio, si preparerà per ogni slam nelle prossime due stagioni con la stessa determinazione mostrata quest’anno.  Come ho scritto all’inizio di questo articolo, il serbo sembra pienamente in grado di vincere altri tre o quattro tornei del Grande Slam prima di dire addio al tennis. La sua determinazione non conosce limiti. La sua ferrea risolutezza è incrollabile. La sua forza mentale e la sua suprema professionalità sono i potenti motori dei suoi trionfi.

L’ipotesi che Djokovic sia il miglior tennista di tutti i tempi è fondata, diffusa e convincente. Le sue credenziali sono inattaccabili. Si è affermato come un giocatore di prim’ordine. Nessuno ha sfornato così tante splendide prestazioni sotto pressione nei tornei importanti.

I trionfi di Djokovic ne fanno il migliore dell’Era Open

Sembra quasi esaltarsi nelle opportunità di mettersi alla prova nelle circostanze più estreme contro i suoi principali avversari. Provate a viaggiare indietro nel tempo con la mente e rivedere Djokovic che si salva nel quinto set del suo titanico incontro con Nadal nella finale dell’Australian Open 2012, quando lo spagnolo ha servito nel quinto set sul 4-2, 30-15 prima che il serbo conquistasse cinque dei sei giochi successivi per avere la meglio con il punteggio di 5-7, 6-4, 6-2, 6-7 (5), 7-5 in cinque ore e cinquantatré minuti.

Pensate al Djokovic che ha recuperato due volte dal doppio match point fino a ribaltare il match contro Federer in cinque set nelle semifinali degli US Open del 2010 e del 2011. E che dire della finale di Wimbledon del 2019, quando Federer ha servito per il match sull’8-7, 40-15 nel quinto set sul Centre Court contro Djokovic? In qualche modo Djokovic ha trovato la via per uscirne da vincitore, trionfando 7-6 (7-5), 1-6, 7-6 (7-4), 4-6, 13-12 (7-3) dopo quattro ore e 57 minuti. Infine, riflettete sulla finale di Cincinnati della scorsa estate tra Djokovic e Carlos Alcaraz, che ha regalato le medesime emozioni di una finale del Grande Slam. Djokovic pareva essere in un baratro da cui era impossibile uscire, indietro di un set e un break in una torrida giornata di agosto. Si è comunque arrampicato fino al tiebreak del secondo set dove è stato sotto di un match point. Eppure, alla fine, dopo tre ore e quarantanove minuti di tennis feroce e avvincente, ha fermato la corsa dello spagnolo e trionfato 5-7, 7-6 (7), 7-6 (4).

Ci sono stati molti altri trionfi di Djokovic forgiati da uno stampo simile. Queste vittorie monumentali hanno definito chi è Djokovic e di che pasta è fatto. Molte sono le imprese che potranno essere realizzate da quest’uomo dalla statura immensa che si è posto come obbiettivo le pietre miliari storiche più ardue, e vuole così sinceramente essere ricordato come il migliore che abbia mai preso in mano una racchetta. Non lo ha mai celato e non ha lasciato nulla di intentato nel perseguire gli obiettivi più alti che possono essere raggiunti nel tennis. È stato encomiabilmente disposto ad accettare le conseguenze dell’essere giudicato secondo i più alti standard, anche da se stesso. Non ho mai visto un giocatore pretendere di più da se stesso nei miei 58 anni trascorsi a guardare il tennis di alto livello.

Credo che possa essere il più grande giocatore nella storia del gioco, ma soprattutto direi che è inequivocabilmente il miglior giocatore dell’Era Open iniziata 55 anni fa. I risultati costanti, l’intero arco della sua carriera al vertice negli ultimi 17 anni, i molti modi che trova per battere avversari diversi dal gioco diverso, la completezza del suo gioco e gli elementi che ha aggiunto al suo gioco nel corso degli anni, l’incomparabile forza di volontà e fermezza: tutte queste caratteristiche hanno contribuito a rendere Novak Djokovic un campione unico.

Un breve esame delle statistiche di Djokovic compilate dall’ATP Tour illustra con assoluta chiarezza i motivi di tale successo. È stato il miglior front runner del tennis. In tutta la sua carriera, il record di partite vinte/perse di Djokovic è di 936-41 (95.8%) dopo aver vinto il primo set, il migliore di tutti i giocatori documentati. Dopo aver perso il primo set, è al secondo posto dietro Laver con 141-170 (45.3%). Nei tie-break, Djokovic è al primo posto con 319-163 (66.2%). Si trova al n. 8 di tutti i tempi in incontri andati al quinto set con 38-11 (77.6%) ed è al n. 4 nella lista del “set decisivo” con 206-79 (72.3%).

Ancora uno sguardo al passato e al futuro

Djokovic va elogiato per la sua capacità di rimanere ai vertici a lungo termine, ma spero che coloro che analizzano la storia del tennis con serietà di intenti riconosceranno anche il giusto valore dei fuoriclasse che hanno scalato le vette del tennis prima che Djokovic riscrivesse i libri dei record, e valuteranno con la medesima equanimità i campioni che verranno alla ribalta di questo sport negli anni a venire. I tennisti che hanno gareggiato prima dell’avvento dell’Era Open nel 1968 giocavano in un mondo frammentato. I giocatori più forti come Gonzales e Kramer diventavano professionisti e poi venivano esclusi dai tornei dello slam. Dopo essere diventato professionista alla fine del 1962, Laver saltò i successivi 21 slam. Era un universo diverso. Nel frattempo, continuo a credere che Pete Sampras al suo meglio sia stato migliore di chiunque altro sulle superfici più veloci. Il suo servizio è stato l’arma più letale che il tennis abbia mai conosciuto.

Negli anni a venire, Alcaraz farà incetta di slam. Vediamo cosa potranno fare lo spagnolo, Jannik Sinner e altri sia prima che dopo il ritiro di Djokovic. Tra cinquant’anni, ci saranno almeno tre o quattro giocatori non ancora nati che potrebbero essere seri candidati per l’etichetta G.O.A.T. Ma non c’è dubbio che Djokovic lascerà il tennis sapendo di aver fatto tutto il possibile in campo per convincere la stragrande maggioranza degli esperti di tennis a classificarlo come il tennista più importante di tutti i tempi. Il suo corpus di opere è così voluminoso che artisti del calibro di Alcaraz, Sinner – e quelli che seguiranno – avranno difficoltà immense a issarsi fino alle altezze raggiunte da Novak Djokovic.

Traduzione di Kingsley Elliot Kaye

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