Sinner lascia Bercy (Crivelli). Mai più tornei che fanno il male dei giocatori (Bertolucci). Sinner, meglio mai che troppo tardi (Semeraro). Tutta colpa dei francesi (Martucci)

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Sinner lascia Bercy (Crivelli). Mai più tornei che fanno il male dei giocatori (Bertolucci). Sinner, meglio mai che troppo tardi (Semeraro). Tutta colpa dei francesi (Martucci)

La rassegna stampa di venerdì 3 novembre 2023

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Jannik Sinner - ATP Vienna 2023 (foto: twitter @atptour)
 

Sinner, la notte no (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Non si uccidono coli anche i tennisti? Non ci sarebbe neppure bisogno di parafrasare il titolo di un celebre film per commentare il pasticciaccio brutto, l’ennesimo, di una partita di tennis iniziata e finita quando atleti professionisti di quel livello dovrebbero essere a riposare per preservare i loro preziosissimi muscoli. Invece Jannik Sinner, il numero 4 del mondo e uno dei giocatori più ammirati e in forma del momento, e Mackenzie McDonald, numero 42, sono stati mandati in campo per la loro sfida di secondo turno (per l’azzurro era il debutto nel torneo) ben oltre la mezzanotte, perché i cinque match giocati in precedenza sul Centrale erano andati lunghissimi. E del resto la durata di una partita di tennis non è prevedibile, e resta una follia programmare così tanti match sullo stesso palcoscenico (e infatti già lunedì Thiem e Wawrinka avevano finito alle 2.22). Morale della favola: l’incontro termina con la vittoria di Jannik alle 2.27, che significa per il giocatore andare a letto non prima delle 5 tra conferenza stampa e fisioterapia, senza contare quanto possa essere coinvolgente per i protagonisti giocare davanti a spalti quasi vuoti e conveniente per una tv trasmettere una diretta in piena notte. Alle 2.45 coach Cahill, su Instagram, non le manda a dire: «Felice per la vittoria di Jannik, ma non c’è nessuna attenzione per il benessere dei giocatori con il programma di Parigi». Subito dopo, la Volpe Rossa instilla i primi dubbi sulla possibilità di giocare l’ottavo di finale con De Minaur appena 12 ore dopo: « Vedrò appena sveglio». I pareri Infatti, in mattinata, dopo un rapido consulto con il team, decide di abbandonare il torneo, comunicandolo nel primo pomeriggio: «Mi dispiace, ma devo pensare a preservare il mio fisico in vista delle Finals. Ci vediamo a Torino». Intanto, si era già guadagnato la solidarietà di Ruud, il n.8 del mondo: «Bravo Atp tour ad aiutare uno dei migliori giocatori del mondo a recuperare ed essere il più pronto possibile quando ha finito il suo precedente match alle 2.37 della mattina.. che scherzo». Il regolamento Atp, nella parte dedicata alle competizioni, è esplicito: è suggerito di non cominciare una partita dopo la mezzanotte e forse è arrivato il momento di renderlo un obbligo. Certo, è difficile contemperare le esigenze di chi ha venduto i biglietti delle sessioni serali (per solito più costose), delle televisioni e dei giocatori, ma sicuramente non può essere definito spettacolo un evento che si conclude a tarda notte e mette a rischio la salute dei protagonisti, privando tra l’altro il torneo e i tifosi, come era prevedibile, di uno dei protagonisti più attesi. Per Sergio Palmieri, storico direttore degli Internazionali, bisognerebbe intanto evitare uno degli errori principali in cui incorrono gli organizzatori: «Stilano il programma basandosi sulla durata media di una partita, ma il tennis non si può incasellare. Si può sicuramente discutere della proposta di introdurre l’obbligo di non cominciare dopo la mezzanotte, ma a volte ci sono anche ragioni di ordine pubblico o il desiderio dei giocatori di non dover disputare due partite il giorno dopo. Di certo, auspico un maggior dialogo tra chi stila il programma, il supervisore i giocatori per affrontare in anticipo le criticità che potrebbero emergere». […]

Vergogna Bercy. Basta tornei che fanno il male dei tennisti (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Il ritiro di Jannik Sinner dal torneo di Bercy dopo le fatiche di un match iniziato dopo la mezzanotte e finito alle 2.37 è una vergognosa sconfitta per lo sport. E non conta il fatto che abbia riguardato il miglior giocatore italiano, e quindi comporti un coinvolgimento più sentito: non ci può essere spettacolo in un evento che si gioca ad orari in cui si dovrebbe godere del meritato riposo e con i pochi spettatori rimasti in tribuna a combattere contro il sonno incipiente. Sgombriamo il campo da ogni discussione: bene ha fatto Jannik a non scendere in campo per il suo ottavo di finale contro De Minaur a sole 12 ore dalla vittoria contro McDonald, ne andava della sua salute alla vigilia di un appuntamento importante come le Finals, obiettivo da approcciare con grandi ambizioni alla luce dello stato di forma mostrato nell’ultimo mese. E poi il suo gesto, seppur dettato dulla giusta preoccupazione di preservare il fisico in uno dei momenti clou della stagione, può avere un forte significato simbolico, perché proviene dal numero 4 del mondo, cioè da uno dei giocatori più forti e seguiti del circuito, con una visibilità in grado di smuovere le coscienze: chissà se di fronte a una scelta legittima che priva uno dei tornei più importanti di un protagonista in grado di illuminarne la scena, PAtp e in scia gli organizzatori dei tornei cambieranno registro, rendendosi conto che prostrarsi a ogni costo al business e alle tv alla lunga finisce per svilire il prodotto anziché renderlo più appassionante. Mi ha sorpreso negativamente, peraltro. la mancata solidarietà dei colleghi e dell’intero movimento tennistico, se si eccettuano le isolate prese di posizione di Ruud e di Wawrinka. Non siamo di fronte a un accadimento una tantum, partite iniziate tardi e finite a orari antelucani si sono giocate agli Australian Open, a Madrid, ad Acapulco, in Coppa Davis, sempre con una coda di polemiche immediate che non hanno tuttavia portato ad alcun cambiamento; ma se esiste un sindacato dei giocatori coeso e con una visione univoca delle migliorie necessarie per far mantenere al tennis l’appeal e il prestigio guadagnati nel corso di decenni di grande successo, questo è il momento che si faccia promotore di un messaggio forte di unità e protesta. Di fronte a un programma che prevedeva sei partite sullo stesso campo, e con il fresco esempio di un match (quello tra Thiem e Wawrinka) terminato oltre le due, io personalmente mi sarei rifiutato di scendere in campo e con me tutti avrebbero dovuto condividere la decisione: non si gioca sulla pelle dell’unica componente che garantisce lo spettacolo. Poi, è evidente che occorre passare dalla protesta sterile alla proposta costruttiva. Nello specifico, gli organizzatori (il direttore del torneo è Pioline, un ex giocatore finalista a Wimbledon, quindi si presume conosca le problematiche dei professionisti) avrebbero dovuto spostare Sinner su un altro campo, chiedendo scusa per il disguido e rimborsando i biglietti agli spettatori privati di un match previsto dal loro tagliando. In seconda battuta, e questo andava già fatto in fase di programmazione del torneo nei mesi scorsi, anche tenendo conto del fatto che a Berry ci sono appena tre campi, si poteva fissare l’avvio delle partite la domenica anziché il lunedì, sgravando il calendario della settimana di almeno otto match, prevedendo poi l’inizio della sessione diurna alle 10, cIoè un’ora prima. Più in generale, mi trova perfettamente allineato la proposta di rendere obbligatorio il divieto di cominciare un incontro dopo la mezzanotte, senza possibili mediazioni. In linea generale, l’Atp dovrebbe ottenere da tutti i tornei, anche i più prestigiosi, garanzie di massimo comfort per quanto riguarda campi e strutture: in caso contrario, si va da un’altra parte. Dopodiché, è evidente che la tendenza ad allungare a dieci giorni la durata dei Masters 1000 si consoliderà, permettendo una maggior flessibilità agli organizzatori e maggiori opportunità di recupero fisico ai giocatori. Ma se il necessario perfezionamento dei calendari si accompagnerà a una programmazione che privilegerà gli incassi al botteghino e dei diritti tv rispetto al benessere dei giocatori, si sani trattato di una rivoluzione sterile di cui il tennis del futuro non sente il bisogno.

Orari da fachiri e poco sonno Sinner si ritira da Parigi “Devo pensare alla mia salute” (Stefano Semeraro, La Stampa)

Meglio mai, che troppo tardi. Date retta a Jannik Sinner che a Bercy dopo aver vinto il suo match di secondo turno contro Mackenzie McDonald alle 2 e 37 di giovedì mattina, ha deciso di non presentarsi in campo alle 17 contro Alex De Minaur. «Devo prendere la decisione giusta per la mia salute e il mio corpo», ha fatto sapere. «Le settimane a venire con le Atp Finals in casa e la Coppa Davis saranno importantissime». La salute prima di tutto, difficile dargli torto. I match after hour non sono una novità, ma la situazione sta peggiorando. Nel 2007 agli Australian Open Bobby Reynolds e Andreas Seppi finirono alle 3 e 34. L’anno dopo Lleyton Hewitt e Marcos Baghdatis addirittura un’ora più tardi. Un record battuto l’anno scorso ad Acapulco da Sascha Zverev e Brooksby, che hanno chiuso il circolo quando mancavano sei minuti alle 5. Orari da vampiri.

«Complimenti – ha ironizzato ieri Casper Ruud – Concedere solo 12 ore di riposo ad uno dei migliori del mondo… una barzelletta». La domanda vera è quella che si è posto sir Andy Murray a gennaio in Australia – ma il problema si è ripetuto in Coppa Davis come agli US Open – dopo aver smontato alle quattro insieme a Kokkinakis. «Che senso ha finire a quest’ora? È una farsa. E se fossi il genitore di un raccattapalle mi arrabbierei». Il livello di gioco cala, aumentano i ritiri, l’audience tv sprofonda, sugli spalti e sul divano rimangono solo gli ubriachi: di sonno o di alcol. Ma lo show deve continuare. Anche sedi spettacolare c’è solo l’assurdità. 

Parigi notte fonda e Sinner se ne va (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Tutta colpa dei francesi, ancor di più con il presidente della federazione, Gilles Moretton, e il direttore del secondo torneo nazionale, Cedric Pioline, sono ex tennisti professionisti. Dopo il caotico mercoledì all’ultimo Masters 1000 dell’anno a Parigi-Bercy, con Jannik Sinner che è entrato in campo solo alle 00.30, ne è uscito alle 2.37 del mattino dopo aver superato l’ostacolo MacKenzie McDonald, è stato riprogrammato già come terzo match il giorno dopo e, al risveglio, ha rinunciato alla partita contro Alex DeMinaur, ritirandosi dal torneo. Troppo pericolosa la prospettiva di un ulteriore sforzo dopo le prove della settimana scorsa a Vienna, soprattutto una volta che s’era assicurato di conservare il numero 4 del mondo alle ATP Finals di Torino e quindi di affrontare nel girone solo uno fra Djokovic, Alcaraz e Medvedev. «Sono dispiaciuto di annunciare che mi ritiro. Ho finito il match quando erano quasi le 3 del mattino e sono andato a letto solo qualche ora più tardi. Avevo meno di 12 ore per riposarmi e preparare la prossima partita. Devo prendere la decisione giusta per la mia salute e per il mio corpo. Le settimane a venire con le ATP Finals in casa e la coppa Davis saranno importantissime, ora mi concentro sulla preparazione di questi importanti eventi. Ci vediamo a Torino! Forza!»

NO SORPRESA Sin dal via, lunedì, Bercy ha fatto slittare il primo match della sera dalle 19.30 alle 2L15, alle 20.50 di martedì e alle 21.40 di mercoledì, coi possessori del biglietto ammassati fuori al freddo di Parigi. Già Thiem-Wawrinka si era concluso, fra le polemiche, alle 2.22 del mattino. Del resto, il Palazzo dello sport *** che ospita da11986 il torneo nato 51 anni fa, possiede un campo minore che però ha un “out” minimo, come le tribune, e chi paga 100 euro minimo di biglietto ha i suoi diritti. Mentre il campo centrale (capienza 19.400 spettatori), con 6 match al giorno, non può ospitare tante partite che spesso si protraggono oltre le 2 ore. Infatti, dall’anno prossimo, il torneo traslocherà alla Defense, impianto da 40 mila spettatori, per difendersi dalla concorrenza di un decimo Masters 1000 in Arabia Saudita, aumentando i partecipanti da 56 a 96 e moltiplicando campi e spazi. SCANDALO Cari giocatori, protestare è legittimo, ma perché non farlo prima? Perché non esporsi per i propri diritti come hanno fatto, nella storia, solo tre star, Arthur Ashe, Mats Wilander e Novak Djokovic? Perché non cercare soluzioni anche a torneo in corso, coi primi disagi, magari rinunciando alla possibilità di esordire in extremis per riposarsi un po’ di più dopo Vienna come ha fatto Jannik? Come mai i protagonisti non incidono sulle decisioni? Alle WTA Finals di Cancun le tenniste non stanno meglio: protestano per il campo irregolare e per il rientro-lampo che dovranno sostenere verso l’Europa.

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