Djokovic sfida l'età (Crivelli, Ercoli). Intervista a Darren Cahill (Piccardi). Intervista a Renzo Furlan (Bertellino).

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Djokovic sfida l’età (Crivelli, Ercoli). Intervista a Darren Cahill (Piccardi). Intervista a Renzo Furlan (Bertellino).

La rassegna stampa di giovedì 28 dicembre

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Djoko fino a 40 anni. “Il mio modello è Tom Brady. Sinner e Alcaraz grande stimolo” (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

Eternità, spalanca le tue braccia. Come un eroe immortale, carico di gloria e di onori, depositario del record di Slam vinti (24), Novak Djokovic allarga l’orizzonte del suo mito e della sua insaziabile fame di successi, vedendosi in campo fino alla soglia fatidica degli Anta: «Si, voglio giocare fino a 40 anni, e magari anche oltre. Quella appena finita è stata una delle stagioni migliori della mia vita […] Superman Nole, che a maggio compirà 37 anni ma fisicamente è una roccia indistruttibile capace di travolgere financo avversari che ormai potrebbero quasi essere suo figli, rimane al centro del villaggio, con la furia belluina del cacciatore di nuovi record, ad esempio quello del più vecchio vincitore dl uno Slam nell’era Open. Rosewall si impose in Australia a 37 anni e un mese, dal torneo di Wimbledon 2024 in poi il Djoker, vincendo un altro Slam, potrà intestarsi pure questo primato: «Continuerò ad affrontare un anno alla volta per vedere fino a dove riuscirò ad arrivare». Prendendo impulso dal più formidabile esempio di longevità sportiva dei tempi moderni, l’amico Tom Brady, il più forte giocatore di football della storia, capace di vincere due Super Bowl da assoluto protagonista dopo i 40 anni: «Tom è un grande esempio di campione che si è costruito una carriera longeva e ricca di successi. Ha dedicato moltissimo tempo alla cura del suo corpo, al recupero, e si è sempre assicurato che tutto, dal fisico alla testa, fosse trattato nel modo giusto per allungare la possibilità di essere competitivo a prescindere dall’età» […] Intanto, in attesa di debuttare ufficialmente il 31 dicembre nella United Cup contro la Cina, Nole a Riad ha giocato e perso in tre set (4-6 6-4 6-4) un’esibizione contro Alcaraz, che insieme a Sinner rappresenta lo sfidante più dotato e accreditato tra i giovani leoni. Tra risate, complimenti e colpi spettacolari, una piacevole anteprima di ciò che accadrà nel 2024 dopo le quattro sfide di quest’anno, tutte da brividi: « […] Penso che Carlos e Jannik risveglino la parte migliore di me. In particolare, Alcaraz è il giocatore più completo che abbia mal visto alla sua età e la sconfitta che mi ha procurato a Wimbledon mi ha fatto arrabbiare cosi tanto che poi mi sono sentito obbligato a vincere gli Us Open e anche le Finals […] «Sono lo Slam In cui ho ottenuto più successi e a ogni vittoria senti crescere anche la tua fiducia. Ogni anno che torno rivivo i ricordi degli anni passati. Amo Melbourne, amo giocare nella Rod Laver Arena, è il mio campo preferito e speriamo di riuscire a far bene come in passato. Ho vinto molto e spero di continuare a farlo». Sulla sua strada, dopo un anno, ritroverà un caro nemico, Nadal, pronto a rientrare dopo l’infortunio: «Mi aspetto che Rafa sia subito competitivo, se torna è perché si sente in grado di vincere ancora». Gli ultimi riverberi di un’epoca irripetibile, quella dei Big THree: «Io, Rafa e Federer non siamo mai stati amici, piuttosto rivali, perché è difficile come atleti condividere alcuni tuoi aspetti o debolezze che poi potrebbero essere usati contro di te. Ma il giorno in cui il sipario sarà calato potremmo sederci e riflettere insieme. Sarebbe stupendo» […]

Djokovic sfida pure l’età. “Voglio imitare Brady” (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)

«Tom Brady è un grande esempio di campione nel suo sport e di persona che ha avuto una carriera magnifica e longeva. Lo conosco personalmente, ho imparato molto da lui e spero anche io di poter giocare fino a 40 anni o addirittura oltre». Novak Djokovic alza di nuovo l’asticella e sogna in grande. Il 24 volte campione Slam, l’uomo che ha scardinato il duopolio Federer-Nadal, non è nuovo a questo tipo di sfide […] tra il serio e il faceto ha affrontato Carlos Alcaraz in un’esibizione a Riyad. Buona intensità, colpi spettacolari e un clima rilassato nella sfida vinta dall’iberico per 4-6 6-4 6-4. Niente per cui preoccuparsi, nel caso di Nole l’età è davvero «solo un numero». Lo testimonia un 2023 che lo ha visto nuovamente trionfare in tre dei quattro Slam (manca all’appello Wimbledon, perso in finale contro Alcaraz). Il serbo è instancabile, continua a mettersi in gioco quotidianamente e procede per obiettivi. La sensazione comune è che senza infortuni Djokovic la soglia dei 40 anni possa raggiungerla quasi come fosse una formalità […] Nella prossima stagione si partirà dal sogno del Grande Slam, sfiorato con tre titoli Major in ben quattro stagioni (2011, 2015, 2021 e 2023). In questi termini, l’anno del rimpianto è il 2021 […] Il traguardo da raggiungere a breve termine è invece l’oro olimpico, sfuggito al serbo nelle quattro partecipazioni precedenti. Unica medaglia l’ha vinta a Pechino 2008 ed è il bronzo ottenuto nel match per il terzo posto contro James Blake, dopo la sconfitta in semifinale contro Rafael Nadal. Sulla terra di Parigi, dove ha vinto “solo” tre titoli Slam, si potrebbe consumare l’ultima chance; a meno che proprio una carriera “alla Brady” non gli consenta di partecipare a Los Angeles 2028, quando avrà 41 anni suonati […] Nella storia, tra ì campioni di longevità si distingue Jimmy Connors con i suoi 109 titoli ATP, record assoluto. L’ultimo successo è datato ottobre 1989 a Tel Aviv, quando aveva 37 anni. L’ultimo titolo Slam lo aveva conquistato sei anni prima a New York. Indimenticabile Federer con l’Australian Open 2018 vinto a 36 anni e 5 mesi (Djokovic aveva 36 anni e 3 mesi quando ha vinto lo US Open quest’anno) e la finale di Wimbledon persa con due match-point falliti l’anno successivo. Il campione Slam dell’Era Open più anziano è però Ken Rosewall, vincitore dell’Australian Open 1972 all’età di 37 anni e un mese. Questa sarà un’altra sfida per Djokovic: dallo US Open in poi per lui ogni chance sarà buona.

Pianeta Sinner. Cahill: “Jannik, una spugna che insegue i miglioramenti. Pronto per uno Slam” (Gaia Piccardi, Gazzetta dello Sport)

La sciatina di Santo Stefano sulle piste larghe di Plan de Corones è finita nei titoli del Tg1 della sera. Qualcosa è cambiato nella percezione che il mondo ha di Jannik Sinner se persino un allenamento prenatalizio con Carlos Alcaraz su un campetto spagnolo periferico ha richiesto le porte chiuse. La Davis ha sdoganato il fenomeno Sinner in Italia e, poco prima, la finale al Master battendo il n.1 Djokovic nel girone l’aveva mandato in giro per il pianeta. Per capire le ragioni […] abbiamo chiesto una mano all’eccellente talent che lo segue dal luglio 2022, Darren Cahill, il coach aussie d’esperienza che ha affiancato Simone Vagnozzi portando ordine e fosforo nel tennis di Jannik. Ad maiora. Darren perché la scelta, all’inizio del 2024, di debuttare all’Australian Open, facendo precedere lo Slam solo da un’esibizione? «La Coppa Davis ha fatto la differenza: 5 match in più a Malaga, la stagione agonistica chiusa il 26 novembre. Con gioia, ma più in là di quanto pensassimo. Abbiamo valutato di non stressare Jannik con un torneo prima di Melbourne per proteggere la sua mente e il suo corpo. È la strategia che, nei cinque anni che l’ho allenato, ho usato con Agassi. Così ha più margine di recupero, e lo sci di questi giorni in Alto Adige, con moderazione, fa parte integrante del benessere del ragazzo. Ripartire fresco sarà determinante». Quest’anno Jannik ha giocato 79 match, vincendone 64, meno solo di Medvedev (66) e Alcaraz (65). L’anno prossimo giocherà di più, di meno, uguale? «Nel 2024 vogliamo gli stessi problemi da risolvere: giocare tanto per vincere tanto, stabilizzandosi al top. Sarà ai quattro Slam, ai 9 Master 1000, alla Davis e all’Olimpiade. Non c’è molto margine di manovra nella programmazione, magari cambieranno i dettagli: giocherà Madrid e non Barcellona. Gli Atp 250? Non è escluso: sono utili per gestire la pressione da favorito. Ogni torneo è una lezione da cui imparare, e Jannik è una spugna» […] Qual è stata la partita della svolta, quest’anno, Darren? «Dal mio punto di vista, una che non direste mai: la vittoria su Tsitsipas al secondo turno di Rotterdam. Ci aveva perso due anni di fila all’Australian Open e a Roma nel 2022. Lì Jannik ha imparato ad essere un tennista più intelligente, da quel momento è decollata la stagione: semi a Indian Wells, finale a Miami. Il break mentale ce l’ha avuto a Toronto, dove non ha sconfitto top players ma ha saputo diventare favorito strada facendo, assorbendo una pressione crescente. A Pechino con Medvedev, mai battuto prima, ha fatto un altro passo avanti: è uscito dalla comfort zone, non dimentichiamo che ci aveva perso 6 volte di fila.. Quello è stato il suo capolavoro, più di Djokovic a Torino e Malaga. Con Medvedev è una partita a scacchi, devi diventare acqua e adattarti al russo. Senza quella consapevolezza, non sarebbero arrivati i successi sul numero uno del mondo» […] L’obiettivo della nuova stagione, adesso che Sinner è n.4 del mondo, cambia? «Abbiamo sempre avuto obiettivi a lunga scadenza, quindi non cambia nulla. Vogliamo portarlo a giocare le Atp Finals da titolare, come quest’anno. Possibilmente migliorandolo. La cosa bella con Jannik è che non c’è bisogno di motivarlo: dopo una sconfitta è sempre il primo a chiedere di tornare in campo a lavorare» […] L’ossessione con cui Sinner dice di voler conoscere come funziona la sua testa non è banale. «Insegue i miglioramenti: mentali, fisici, tattici. È lui che spinge il team. È un ragazzo ben educato, con i piedi per terra, tratta tutti con gentilezza, dal volontario al direttore del torneo. Lo vedo evolversi sotto i miei occhi, ed è un autentico piacere» […] È pronto per affrontare tre set su cinque negli Slam? «È pronto a vincere un Major, già in Australia. Il fisico di Jannik è una priorità per il team: la base c’era già grazie al lavoro con Piatti, metterà su più massa procedendo per piccoli passi. Vanno protetti legamenti, giunture, ossa. Ora si fida molto di più del suo corpo, ha meno dolori, si conosce meglio». Qual è la magia di Sinner, secondo lei, Darren? «Lo stile italiano, vincente nel mondo. È facile amare Jannik perché la gente si riconosce in lui, nel suo sorriso gentile, nel suo tennis potente ma non impossibile. Piace la sua vulnerabilità, l’idea di accessibilità che trasmette. È lo stesso kid che si divertiva sulla neve, ora lo fa su un campo. Sinner è l’Italia: tutti adoriamo il vostro Paese».

Renzo Furlan: “Un’Italia davvero unita” (Roberto Bertellino, Tuttosport)

La squadra di United Cup azzurra, impegnata dal 30 dicembre a Sydney, avrà un capitano d’eccezione: l’ex numero 19 del mondo Renzo FurIan […] Una nuova esperienza per l’ex professionista di Conegliano che da diverse stagioni è anche il coach di Jasmine Paolini, numero 1 italiana e tra le convocate per l’ormai prossima manifestazione a squadre in terra australiana […] Furlan, ci parli della prima volta da capitano. «Sono onorato dell’opportunità che mi è stata data. Penso che sarà un’ottima occasione per vivere un evento con meno stress rispetto a quello che caratterizza i classici tornei individuali. Far gruppo è importante e aiuta a scambiarsi esperienze acquisendone di utili sotto ogni profilo. La lista delle nazioni partecipanti è lunga ed alcune si presentano al via con i loro migliori giocatori. La nostra prima avversaria, la Germania, ha in formazione Zverev e la rientrante Kerber. La Francia, che affronteremo il 3 gennaio, si presenta con Mannarino, reduce da una delle sue migliori stagioni, e Caroline Garcia, che sarà l’avversaria di Jasmine Paolini. Inutile ribadire la forza anche dei transalpini. La Serbia addirittura avrà in formazione Djokovic». L’altra punta è Lorenzo Sonego, cosa ne pensa? «Lo conosco molto bene e lo ammiro sia come tennista che come persona. Ha sempre dimostrato di dare il massimo in campo, in ogni situazione, anche in quelle più ostiche e quando le cose non andavano per il meglio. Sia nelle giornate di gran vena che in quelle negative rappresenta una sicurezza di impegno e professionalità. Inoltre ha un attaccamento particolare per la maglia azzurra e non a caso in Coppa Davis è stato determinante per la fantastica vittoria a Bologna prima e a Malaga dopo» […] Su quali aspetti avete puntato l’attenzione con Jasmine? «Ancora lavoro sul servizio, momento tecnico nel quale Jasmine è molto migliorata, guardando in particolare alla sua precisione e alla velocità della prima palla. Quindi sul diritto, nello specifico su quello basso vicino alla rete e su quello difensivo per riuscire in partita ad usare meglio la leva di cui dispone anche per un discorso di grande apertura. Molta attenzione poi al lungolinea di rovescio». Quail sono gli obiettivi per questa stagione? «Amiamo parlare di ricerca del livello più che di mera e semplice classifica, in sintesi sul come raggiungere certi risultati. Quello 2023 era riuscire ad entrare tra le teste di serie nei tornei dello Slam e lo abbiamo conseguito. Jasmine ha acquisito più consapevolezza nei propri mezzi e cercheremo di crescere ancora. Non è mai facile tradurre in risultati concreti il lavoro e si è sempre in discussione, ma proveremo ancora una volta a dare il massimo».

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