Mattia Bellucci: "Devo imparare a gestire errori e stati d'animo. Sinner mi stupisce sempre, Arnaldi un grande amico da cui prendere spunto" [ESCLUSIVA]

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Mattia Bellucci: “Devo imparare a gestire errori e stati d’animo. Sinner mi stupisce sempre, Arnaldi un grande amico da cui prendere spunto” [ESCLUSIVA]

“Solo da un paio d’anni ho preso il tennis in maniera molto professionale” – racconta Mattia Bellucci. “Sogno di stare stabilmente tra i primi 30 e amo il cemento”

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Mattia Bellucci - Cassis 2023 (foto: X @federtennis)
 

Lo scorso gennaio è stato uno dei mesi più importanti della (finora breve) vita tennistica di Mattia Bellucci, 22enne nativo di Busto Arsizio che si è raccontato ad Ubitennis. Nel corso di una chiacchierata molto interessante, Mattia si è dimostrato un ragazzo splendido: sincero, educato, spigliato e con la risposta sempre pronta. Se fossero tutte così le interviste, con pensieri più articolati e meno stigmatizzati, sarebbero indubbiamente più interessanti e appassionanti.

Lo scorso gennaio, si diceva, Bellucci ha fatto segnare il suo best ranking (n°142, oggi è n°177), raggiunto dopo aver ottenuto per la prima volta in carriera l’accesso al tabellone principale di uno Slam. Superati i tre turni di qualificazione senza perdere neanche un set, il classe 2001 lombardo si è arreso soltanto di fronte a Benjamin Bonzi – un anno fa n°48 ATP – che lo ha sconfitto 4-6 6-3 7-6(5) 6-4. Quel match, finora, è stato l’unico disputato da Mattia nel main draw di un torneo del circuito maggiore. Non sarà certo l’ultimo, ma l’obiettivo per il 2024 è di non mettersi fretta.

Bellucci è da qualche giorno arrivato in Thailandia, dove darà il via alla sua stagione. Prima parteciperà al Bangkok Open 1, dove si trova attualmente, poi ci sarà spazio per il primo grande appuntamento della stagione, le qualificazioni dell’Australian Open. L’augurio è che, come ad inizio 2023, l’azzurro possa restare a Melbourne per un’altra settimana, ma se così non fosse farà nuovamente tappa in Thailandia per il Bangkok Open 3. Lo attenderà poi una settimana a casa, dedicata agli allenamenti, quindi un febbraio europeo sul cemento indoor tra Francia, Germania e Svezia.

D: Visto che mi hai subito citato Malaga (dove Mattia ha svolto parte della sua preparazione), comincio con una domanda a tema. Che emozioni hai provato vedendo l’Italia vincere la Davis e che cosa daresti tu per essere un giorno uno dei protagonisti?

Mattia Bellucci: “Devo dire che non ero particolarmente preparato. Ero ovviamente consapevole che fosse un gruppo incredibile, però negli ultimi anni un po’ di volte ci siamo andati vicino ma poi non è andata come speravamo. Jannik ha fatto un figurone, come sempre ormai: mi stupisce sempre di più. Però in generale tutta la squadra si è comportata bene, lo stesso Matteo Arnaldi che è un ragazzo con cui ho condiviso buona parte della scorsa stagione e di cui sono amico. È stato figo seguirli! Erano tutti ragazzi con cui ho condiviso buona parte della mia carriera da junior, hanno fatto una grande impresa. Le competizioni a squadre mi piacciono particolarmente, giocare per la propria nazione è uno dei miei sogni così come le Olimpiadi. A me manca ancora un po’, ma non c’è fretta di arrivarci.

D: A proposito di Matteo Arnaldi, che rapporto hai con lui? La sua crescita esponenziale del 2023 ti può servire da stimolo? Lo senti ogni tanto per chiedergli qualche consiglio?

Mattia Bellucci: “Di tanto in tanto ci sentiamo, è una persona che conosco da un sacco di anni. Per alcuni la sua crescita sarà stata inaspettata, ma chi era dentro l’ambiente secondo me se l’aspettava. È uno che ha sempre avuto un carattere di un certo tipo, è metodico, fa le cose fatte bene, ha una costanza incredibile e qualità fisiche e mentali eccezionali. Non dico che sapevo che il 2023 sarebbe stato il suo anno, ma se tra tutti avessi dovuto puntare su qualcuno avrei scelto lui, senza dubbio. Matteo mette un’intensità nel lavoro molto importante, da cui io devo prendere spunto. Ha investito nel tennis molto prima di me e si sta vedendo, ora sta raccogliendo i frutti”.

D: Qual è invece il giocatore con cui hai il rapporto più bello o con cui sei più spesso in contatto?

Mattia Bellucci: “Io non ho mai avuto un luogo in particolare dove mi allenavo, il mio è stato un percorso un po’ diverso. Sono solo un paio d’anni che ho preso il tennis in maniera molto professionale. Prima non ho mai fatto una programmazione di un certo tipo, giocavo giusto un torneo al mese perché andavo ancora a scuola. Comunque ho un buon rapporto quasi con tutti, mi trovo molto bene con Luca Nardi, mentre il mio migliore amico in ambito tennis è sicuramente Federico Iannaccone”.

D: Mi racconti qualcosa in più delle particolarità del tuo percorso?

Mattia Bellucci: “Io sono stato seguito da mio papà fino a due anni e mezzo fa. Abbinavo un po’ l’attività nazionale a quella internazionale perché non avevo possibilità economiche per girare stabilmente e giocare solo tornei ITF. Ho frequentato una scuola ‘normale’, quindi comunque dovevo tornare, non potevo restare fuori per periodi lunghi. In media facevo un torneo Futures al mese – poi c’era il mese in cui ne facevo due e quello in cui non ne giocavo – e partecipavo a tornei nazionali, anche per rimanere un po’ più vicino a casa e guadagnare qualche soldo per poi finanziarmi gli spostamenti futuri. Nel 2020 ho finito scuola e un paio di mesi dopo ho preso i miei primi due punti ATP. Poi è arrivato il Covid, che mi ha costretto a giocare ancora di più a livello nazionale. Mi ero abituato e ho fatto un po’ fatica a togliermi da quel giro. Giocavo e vincevo tanto, praticamente sempre. Quando io e mio papà abbiamo deciso di non continuare insieme ha iniziato a seguirmi Fabio Chiappini e da lì ho iniziato a fare una programmazione basata esclusivamente sui tornei Futures.

D: Un obiettivo particolare per il 2024? E un sogno nel cassetto?

Mattia Bellucci: “L’anno scorso ho commesso un errore, cioè quello di mettermi fretta. Ad un certo punto ho perso quasi di vista l’obiettivo (la top100, ndr), andavo nei Masters1000 con l’aspettativa di dover giocare quante più partite possibili, quando in realtà ero lì per fare gavetta. Per me erano le primissime esperienze in tornei di quel tipo, ad Indian Wells e Miami ho preso schiaffi! Sicuramente la top100, a prescindere da che sia quest’anno o il prossimo, è il mio primo vero obiettivo verso un cammino in cui spero di diventare più che top100. Come sogno nel cassetto direi entrare tra i primi 30 e restarci abbastanza stabilmente.

D: Qual è la tua superficie preferita?

Mattia Bellucci: “Il cemento”.

D: E sull’erba come ti trovi?

Mattia Bellucci: “Ho giocato tre tornei nel 2023 e posso dire di trovarmi abbastanza bene, mi piace. A Wimbledon comunque non avevo fatto male, perdendo all’ultimo turno di qualificazioni contro Stricker, però preferisco le superfici veloci”.

D: Qual è attualmente l’aspetto più complicato per te nella tua vita da tennista professionista?

Mattia Bellucci: “Probabilmente il fatto che mi metto un po’ troppa fretta, non so ancora gestire l’errore e i miei stati d’animo. In tutti i lavori ci sono giorni in cui ti svegli più tranquillo e altri in cui fai più fatica, io fatico ancora a gestire quell’aspetto. All’inizio dello scorso anno ti avrei risposto i viaggi, ora invece sono entrato in ritmo e mi gestisco quasi meglio quando sono in viaggio che quando sono a casa”.

D: C’è un giocatore di riferimento a cui guardi in maniera particolare? Facciamo due, uno italiano e uno straniero!

Mattia Bellucci: Rafa Nadal è il mio idolo da sempre, fin da quando sono bambino. Tra gli italiani rispondere Jannik sarebbe banale, quindi dico Arnaldi per la disciplina. Che mi appartiene, ma io sono un po’ troppo lunatico: quell’aspetto devo ancora metterlo a posto”.

D: A proposito di Nadal, che cosa ti aspetti dal suo ultimo anno?

Mattia Bellucci: “Secondo me se riprende a giocare vuol dire che è in condizione. È chiaro che la concorrenza è tosta, me ne rendo conto adesso più di un po’ di tempo fa. Però secondo me ha ancora qualcosa da dare, altrimenti non tornerebbe solo per fare la comparsata”.

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