Assalto al re (G.Olivero). Il Montecarlo amico per Jannik (Nizegorodcew). Sinner in atterraggio (Azzolini). Berrettini il martello sta tornando a colpire (Strocchi). E anche per Errani è semifinale! (Bertellino). L'estinzione dei "terraioli". La chance di Sinner per ripetersi sul rosso (Piccardi)

Rassegna stampa

Assalto al re (G.Olivero). Il Montecarlo amico per Jannik (Nizegorodcew). Sinner in atterraggio (Azzolini). Berrettini il martello sta tornando a colpire (Strocchi). E anche per Errani è semifinale! (Bertellino). L’estinzione dei “terraioli”. La chance di Sinner per ripetersi sul rosso (Piccardi)

La rassegna stampa di sabato 6 aprile 2024

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Assalto al re (G.B. Olivero, La Gazzetta dello Sport)

Niente Carlos Alcaraz o Novak Djokovic prima della finale per Jannik Sinner nel torneo di Montecarlo
che scatta domani, il primo Masters 1000 stagionale sulla terra. Il numero due del mondo, dopo un bye al primo turno, affronterà Sebastian Korda o Davidovich Fokina: lo spagnolo non vive un gran momento di forma ma sul rosso è pur sempre fastidioso e nel Principato vanta una finale (persa) nel 2022. Al terzo turno Sinner avrà uno tra Bublik, Struff e Baez, per poi incrociare nei quarti probabilmente uno tra Holger Rime (rivincita della semifinale persa un anno fa) e Dimitrov. Il danese è un’incognita, ma sulla terra cercherà di ritrovare, oltre a una buona forma fisica, le sensazioni positive svanite da un po’. In semifinale, secondo classifica e proiezione, ci sarebbe Daniil Medvedev, ma potrebbe spuntare uno tra Zverev o Tsitsipas, vincitore nel 2021 e 2022. […] Montecarlo è l’unico torneo sul rosso in cui Sinner deve difendere più punti di Djokovic e Alcaraz nella corsa al numero 1: sono i 360 della semifinale del 2023, mentre Nole si porta in dote i 90 degli ottavi (perse da Musetti) e Alcaraz addirittura metterà in cascina ogni punto, poiché 12mesi fa non giocò. Vista la distanza attuale da Carlitos, Sinner dovrà cercare di fare meglio del rivale per mantenere il numero 2: resterà in quella posizione se vincerà il torneo, oppure se andrà in finale e Alcaraz non andrà in semifinale, oppure se andrà in semifinale ed Alcaraz non andrà ai quarti. Ma la lotta entrerà nel vivo da Barcellona in poi, quando Jannik avrà appena 225 punti da difendere contro i 2225 del Djoker e i 2265 di Carlitos. Operazione sorpasso.

Il Montecarlo amico per Jannik (Corriere dello Sport, Alessandro Nizegorodcew)

Sinner nella parte bassa del tabellone, Djokovic e Alcaraz in quella alta. Il sorteggio del main draw di Montecarlo, primo Masters 1000 su terra battuta della stagione, sorride a Jannik. L’azzurro, testa di serie n.2, eviterà così di incontrare Alcaraz (unico avversario ad averlo sconfitto in stagione) sino all’eventuale ultimo atto. Sinner, che all’esordio affronterà il vincente di Korda-Davidovich Fokina, sulla carta è stato fortunato, ma il rebus del primo torneo sul ‘rosso’ va tenuto in considerazione. […] Cahill e Vagnozzi hanno assicurato che Sinner potrà fare bellissimo nella stagione su terra battuta, che vedrà Jannik impegnato a Montecarlo, Madrid, Roma e Roland Garros (con l’appendice estiva di Parigi 2024). Se i pronostici verranno rispettati Sinner dovrebbe affrontare Bublik negli ottavi, Rune nei quarti e uno tra Medvedev e Zverev in semifinale. BERRETTINI &Ca Matteo Berrettini, in tabellone grazie a un invito degli organizzatori, se la vedrà al primo turno con il serbo Kecmanovic, classico tennista da “alti e bassi” che, in giornata, può essere pericoloso. L’unico precedente, giocato a Indian Wells nel 2022, vide prevalere il serbo 6-3.6-7 6-4. In caso di vittoria Berrettini sfiderà quasi certamente Grigor Dimitrov. L’altro Matteo, Arnaldi, affronterà Emil Ruusuvuori. Il finlandese, allenato dal coach italiano Federico Ricci, non è uno specialista della terra ma può risultare insidioso; dipenderà molto da clima e orario: con caldo, sole e campo più rapido, Ruusuvuori può ben adattarsi; in una condizione più lenta Arnaldi partirebbe nettamente favorito. A Lorenzo Musetti, reduce dalla brutta prova all’Estoril, dove è apparso molto nervoso nella sconfitta contro Borges, toccherà la testa
di serie n.13 Taylor Fritz. Due i precedenti, sul veloce, vinti entrambi dallo statunitense. QUALIFICAZIONI. Il tabellone principale prenderà il via domani, ma il torneo parte già oggi con il tabellone di qualificazione. Occhi puntati su Luca Nardi, che dopo il sorprendente successo su Djokovic a Indian Wells e la vittoria nel Challenger di Napoli, sfida all’esordio l’ex Top 10 Lucas Polline. Sarà l’indiano Sumit Nagal l’avversario di Flavio Cobolli. Interessante derby tra Sonego e Fognini, entrambi reduci dai quarti di finale raggiunti a Marrakech.

Sinner in atterraggio (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Sinner fa pendant… Con il rosso dei campi di sicuro, con il tabellone dell’anno scorso pure. C’è Rune in
vista, uno di quelli che gli dà fastidio, se più per il carattere o per lo stile di gioco è ancora da capire, ma propendo per la prima ipotesi. Campi vista mare, la casa che fu di Bjorn Borg per qualche tempo, poi più a lungo dello stilista Karl Lagerfeld e del suo gatto Choupette sul piccolo promontorio davanti al circolo, a ricordare che da queste parti c’è chi può (permettersela) e chi non può, Montecarlo si allinea ai capricci dei sorteggi di quest’anno, confezionando come a Melbourne e nei Mille del Sunshine Double americano, un tabellone zeppo d’insidie e trabocchetti, che darà modo a “quelli del podio” di confrontarsi con il passato e forse anche con qualche timore nascosto. Così, dalla parte di Djokovic si aggira l’ombra di Lorenzo Musetti, che l’anno scorso lo intortò ben bene proprio sul centrale monegasco (in realtà sorge in territorio francese, poco fuori dalla linea dei confini), mentre intorno ad Alcaraz si agita la silhouette nasuta di Auger-Aliassime, tra i pochi con Sinner ad averlo battuto tre volte in cinque match giocati. Poi, Rune… Due vittorie sul vecchio Sinner, una sconfitta con il nuovo Sinner, nell’ultimo match giocato, alle Finals. […] C’è da aggiungere – ma è un mio parere – che il Sinner delle Finals (stiamo parlando di poco meno di cinque mesi fa, dunque) è meno forte di quello attuale. Ma la terra è l’elemento con cui il nostro ragazzo deve ritrovare il feeling dei primi anni, il suo tennis s’è fatto a misura di cemento, e forse i risultati scadenti dell’anno scorso (la sconfitta a Roma con Cerundolo, e più ancora quella a Parigi contro Altmaier, in secondo turno) non furono causati solo da inciampi casuali, ma da una superficie che obbliga Jannik a pensare troppo, attività nella quale eccelle fuori dal campo, ma tende a causare ingorghi e
rallentamenti negli impulsi da dare al proprio gioco, più istintivo di quanto non si voglia credere. Un anno fa, sul centrale dedicato a Ranier trois – “mon seigneur” si faceva chiamare dai sudditi, e altrettanto dovrebbero fare quasi tutti i tennisti in tabellone con Alberto di Monaco, il principe di oggi – tra Sinner e
Rune finì quasi in baruffa. Per l’opposizione un po’ troppo spavalda cui il danese affidò le poche speranze di recupero dopo un primo set di semifinale dominato dal rosso di montagna. Il giovane Holger ingaggiò un teatrino di smorfie e gesti d’insofferenza con gli italiani in tribuna, che al torneo di Montecarlo (gli Internazionali del nord, lo chiamano gli habitués) sono a migliaia. Lo fece per togliere a Sinner lo slancio, e gli riuscì. Jannik era ancora un po’ gnocco, niente affatto smaliziato, incredulo a che uno potesse spingersi a tanto. Ma Rune è nato per fregarsene delle altrui perplessità. E infatti in finale andò lui, per poi consegnarla a Rublev, che non gli dette alcuna sponda per architettare le sue giovanili intemperanze. E trascorso un anno e tante palline sono passate sopra le reti del Country Club. Sinner è un altro, Rune invece è lo stesso. Ha battuto i piedini per terra per avere un supercoach, ha lasciato Mouratoglou per passare a Becker, al quale ha aggiunto anche Severin Luthi, forse, chissà, per aggiungere un pizzico di Federer a una miscela che a suo parere doveva avere effetti stupefacenti sugli avversari, poi li ha cacciati tutti, tempo due mesi, e si è ripreso Mouratoglou. Era settimo l’anno scorso, è ancora settimo oggi, miglioramenti nel suo gioco non se ne vedono, anche se è in possesso di un tennis di buonissima qualità. Prima di incontrarlo, però, Sinner dovrà sbarazzarsi di Korda o DavidoVich Fokina, poi di Struff o Bublik, Coric o Baez, prima del quarto di finale con Rune, che dalle sue parti ha Arnaldi e Berrettini, prima di un eventuale ottavo con Dimitrov. Zona di tabellone ansiogena, come si vede. Sinner dovrà andare subito al massimo dei giri. Djokovic dovrebbe debuttare contro Safiullin, e non ne sarà contento, visto che il russo è in forma e lui non gioca da un mese. Musetti va contro Fritz, e non sarà un piacere. Alcaraz condivide il quarto di tabellone con Humbert, Hurkacz e Ruud, ed è l’avversario di Djokovic in semifinale. Zverev e Medvedev sono dalla stessa parte e puntano Sinner. Poi, nell’ultimo quarto, quello appunto tra Jannik e Rune, c’è Arnaldi contro Ruusuvuori, mentre per Berrettini c’è Kecmanovic, con Dimitrov ad attenderlo. Va da sé, anche per i “Matteos” non sarà facile.

Berrettini il martello sta tornando a colpire (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Chissà se Matteo Berrettini e Lorenzo Sonego hanno mai visto “Marrakech Express”, il film dedicato all’amicizia (e alla fuga) uscito nel 1989, qualche anno prima della loro nascita (rispettivamente 12 aprile 1996 e 11 maggio 1995). La pellicola diretta da Gabriele Salvatores è anche un viaggio alla scoperta o riscoperta di se stessi, quello che per certi versi sta compiendo il giocatore romano, bersagliato da tanti guai fisici e rientrato tre settimane fa al Challenger di Phoenix dopo sette mesi di stop per l’ultimo guaio in ordine temporale, la distorsione alla caviglia agli US Open. Un viaggio in cui ogni tappa assume un significato profondo nel tentativo di riguadagnare un posto, quello che sente suo, nel tennis che conta. […] Quello nei quarti del “Grand Prix Hassan II” era il primo incrocio su terra rossa fra Matteo e Lorenzo, sesto complessivo nel tour. E l’esito ha premiato per la quinta volta il finalista di Wimbledon 2021 (l’unica affermazione del torinese al 1° turno di Stoccarda 2023), che nello stesso giorno in cui il fratello minore Jacopo centra a Barletta la prima semifinale Challenger ritorna tra i migliori 4 in un torneo del circuito maggiore dopo un anno e mezzo. Esattamente 531 giorni da Napoli ad ottobre 2022.
Dopo i successi su Shevchenko e Munar, Berrettini (n. 135 Atp), in gara con il ranking protetto, è uscito meglio dai blocchi volando sul 3-0 grazie al break nel secondo gioco. Funziona a dovere il servizio dell’ex n.6 del mondo (81% di prime, convertite in punti nell’84% dei casi), come la combinazione con il diritto: appena 4 punti persi in 5 turni di battuta e set in ghiaccio (6-3). Non è certo tipo da mollare Sonny (ora n. 61), al secondo match dopo la separazione dallo storico coach “Gipo” Arbino, e così nella seconda frazione riesce a rimanere aggrappato al servizio (salvate due palle-break, nel 3° e nel 5° game) e a migliorare il rendimento in risposta. Fino a procurarsi la prima opportunità di break nel 10° gioco, che è anche set-point, mancato su una seconda del 27enne romano. Per dirimere l’equilibrio serve il tie-break, dove Berrettini per due volte prende un mini-break di vantaggio ma Sonego lo riaggancia e supera (5-4). “The Hammer” ritrova la prima nel momento della verità e sale a match-point, che Lorenzo gli regala con un sanguinoso doppio fallo che vale il 7 a 5, dopo un’ora e 40 minuti’. Non esulta il giocatore allenato da Francisco Roig per il 6-3 7-6 e la 50a vittoria in carriera sul rosso. Sincero (e bello) l’abbraccio tra i due. «Ci conosciamo
da quando avevamo 9-10 anni, e abbiamo portato avanti la carriera con un percorso comune, quindi non è semplice affrontarsi – commenta Matteo, che oggi sarà opposto nella sua 19a semifinale all’argentino Mariano Navone, n.60 Atp – ma ogni volta diamo il meglio. In questo caso il vento complicava le cose, era difficile rispondere perché la palla volava. Sono contento per aver ritrovato una semifinale dopo un bel po’. Della wild card a Monte-Carlo devo ringraziare pubblicamente gli organizzatori dopo averlo già fatto in privato per l’opportunità concessami, adesso però penso a questo torneo e alla prossima partita. Con l’obiettivo di arrivare in fondo. Non giocavo da tanto, tornare in semifinale a livello Atp mi fa stare bene».
Già, se il romano spera che il suo Marrakech Express non si fermi, Sonego è volato subito in Costa Azzurra dove scende in campo nelle qualificazioni per raggiungere l’amico in tabellone.

E anche per Errani è semifinale! (Roberto Bertellino, Tuttosport)

La fatica prima o poi si paga. Fabio Fognini ha risentito di quella accumulata nei quattro match vinti a Marrakech partendo dalle qualificazioni e si è fermato nei quarti del 250 Atp sulla terra rossa per mano del russo Pavel Kotov, fisico da rivedere ma grande potenza di braccio e buona lettura tattica. Il 36enne ligure,
uscito eroicamente dal confronto degli ottavi contro il n.1 del seeding, Laslo Djere, è apparso subito poco mobile e reattivo e nel primo set ha subito dall’1-1 un parziale negativo di 5 giochi a 0. Nel secondo ha provato a reagire, ma alla stanchezza si è aggiunto un problema alla gamba destra. Solo qualche palla corta nel finale di set ha consentito all’azzurro di conquistare due game, ma dopo un’ora e 17′ è stato il russo a volare in semifinale dove oggi troverà lo spagnolo Carballes Baena. A Houston, altro 250 Atp, il primo semifinalista è l’argentino Etcheverry che dopo aver vinto il primo set ha incassato il ritiro per infortunio dell’americano Mmoh, in gara con una wild card. Nel Challenger 75 di Barletta, appuntamento classico d’inizio stagione sul rosso, ha centrato la prima semifinale in carriera di questa categoria Jacopo Berrettini, fratello minore di Matteo. Precipitato oltre la piazza numero 800 del ranking sta giocando un gran tennis e ieri nei quarti ha avuto la meglio in rimonta sul rumeno Janiu, al termine di una piccola maratona che ha esaltato il pubblico sugli spalti. Berrettini, unico italiano rimasto in gara a Barletta troverà oggi il n.1 del
tabellone, Harold Mayot (Francia) che si è sbarazzato nei quarti del polacco Kasnikowski. Nell’altra semifinale sarà un testa a testa tra il kazako Skatov, che ha stoppato la corsa del friulano Riccardo Bonadio, alla sua ultima stagione da professionista, e il bosniaco Dzumhug già top 30 Atp, che ha concesso un solo game al giovane Maestrelli. […] È semifinale per Sara Errani nel 250 WTA di Bogotà. Con
esperienza e tenacia, usando tagli e controtagli, discese a rete in controtempo e servizi da sotto, la
36enne romagnola ha sconfitto la rumena Irina Bara (tesserata in Italia per l’US Tennis Beinasco) in tre set e 2 ore e 42′.

L’estinzione dei “terraioli”. La chance di Sinner per ripetersi sul rosso (Gaia Piccardi, Il Corriere della Sera)

MONTECARLO Alle cinque de la tarde, preceduto dal tam tam («E molto stanco…») che induce anche i fan più scalmanati a un rispetto quasi sacrale, Jannik Sinner tocca la terra del centrale. Martedì è atterrato da Miami con il trofeo e il n.2 del ranking in stiva, poi ha girato a Ospedaletti (Imperia) uno spot per lo sponsor del lusso, adesso riprende confidenza con l’attività su cui sta edificando la sua piccola leggenda, in attesa del sorpasso a Djokovic che passeggia per il circolo con figlioletti e aria imperscrutabile: è rassegnato o venderà cara la pelle? Montecarlo (primo turno mercoledì contro Korda o Davidovich Fokina, semifinale con Medvedev o Zverev, finale contro il Djoker o Alcaraz, agli dei del tennis piacendo), Madrid (è nel programma con punto di domanda), Roma e Parigi ci daranno le risposte che cerchiamo. Il tennis torna
sulla terra, sempre più veloce e dura e sempre meno per specialisti, ma tanto i terraioli puri non esistono più e l’estinzione ineluttabile del più sublime e versatile di essi, Rafael Nadal, ritirato dal torneo con il mal di schiena («II corpo non mi permette di competere»), segna un altro colpo basso del tempo che passa senza guardare in faccia nessuno. La sfida di Sinner, dominatore del veloce indoor e all’aperto dal Master 1000 di Toronto dell’agosto 2023 (con i picchi di Torino, Malaga, Melbourne e Miami), è fare copia e incolla del suo livello stratosferico sul rosso, dove ha vinto uno solo dei suoi 13 titoli (Umago 2022): solo così, difendendo appena 585 punti tra Montecarlo e Parigi (contro i 2315 del serbo), la scalata al n.1 sarà possibile in fretta.
«Jannik è migliorato tanto sotto tutti gli aspetti, dalla fisicità alla capacità di adattamento alle superfici – è
l’analisi di Filippo Volandri, capitano del barone rosso in Coppa Davis, riportata in Italia dopo 47 anni di lontananza. Con il suo gioco, può arrivare in fondo a ogni torneo». […] «Una volta la stagione sulla terra era molto più lunga – spiega Francesco Cancellotti, n.21 del ranking nell’85, nato e cresciuto sulla polvere di mattone -, i giocatori come me era inutile che andassero fino in Australia per perdere subito (oggi è diverso: se esci al primo turno prendi 8o mila dollari!), infatti la preparazione stagionale la concentravamo a gennaio». Vero: «Ormai più del 75% dei tornei in calendario si gioca su superfici rapide» conferma Volandri, lo chiedono il mercato, i tempi televisivi (i match sul rosso rischiano di essere interminabili), l’attenzione calante della Gen Z, abituata a TikTok, i giocatori stessi. «Negli anni ’80, da un’edizione all’altra i campi degli Internazionali a Roma divennero rapidissimi – ricorda Cancellotti, due volte negli ottavi di Parigi -, perché sennò Agassi e gli americani non sarebbero mai venuti». È il business, bellezza, ci si può fare poco o niente: «Come in tutti gli sport, comanda il dio denaro». E le esigenze di un mondo in costante evoluzione: «Oggi chi non gioca bene su tutte le superfici, non è in grado di mantenere una classifica adeguata». Oltre ai terraioli, sono scomparsi gli erbivori: la straordinaria qualità (e longevità) dei Big Three, capaci di vincere ovunque con eccezioni rarissime, ha suonato il gong per le generazioni di operai super specializzati, che puntavano quasi tutto su un colore solo (rosso gli spagnoli, verde gli australiani) per sopravvivere. «Il vero tennis è su terra perché ti costringe a pensare senza sosta, a prepararti per lunghe battaglie, a essere più intelligente» è il parere di Rublev, campione in carica qui. Jannik, non a caso, chiede a Vagnozzi di fare un altro cesto. (E poi dribbla le Iene).


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