Capitolo finale per il Mutua Madrid Open. Félix Auger-Aliassime – numero 35 del ranking (ma potrebbe risalire fino alla diciassettesima posizione in caso di successo) – sfiderà il n. 8 del mondo, Andrej Rublëv, in quella che si presenta come una finale non annunciata della kermesse iberica. Alzi la mano, infatti, chi – almeno spulciando il tabellone ad inizio torneo – avrebbe scommesso anche solo un quarto di dollaro su un epilogo del genere (e passateci pure il modo di dire in salsa statunitense).
Quello di Aliassime – lo dicono i fatti – è stato un percorso oltremodo in discesa, dove il tennista canadese ha potuto beneficiare dapprima del ritiro di Sinner (per gli oramai risaputi problemi all’anca) alla vigilia dei Quarti di Finale e, successivamente, del ritiro sul 3-3 nel primo set del giocatore ceco Jiri Lehecka, testa di serie numero 30. In pratica, il caro vecchio Félix ha raggiunto la prima finale del Masters della sua carriera disputando solo tre partite. Una situazione quantomeno anomala e che (ovviamente) ha stupito lo stesso atleta nativo di Montréal.
Volendo, si potrebbe paragonare il cammino decisamente atipico di Aliassime – oltre che a quello di Djokovic durante lo US Open edizione 2016 – a quello del pattinatore australiano Steven Bradbury, che nell’oramai lontano 2002, durante le Olimpiadi invernali di Salt Lake City, riuscì a conquistare una medaglia d’oro nei 1000 metri uomini dello short track sfruttando tutta una serie di circostanze favorevoli e di “disgrazie” occorse ai suoi rivali durante la gara. Epperò, si sa, il tennis è lo sport del diavolo e anche quanto accaduto alla Caja Magica fa parte comunque del gioco.
Ciò detto, quella tra Rublëv – che, ricordiamolo, ha eliminato dal torneo madrileno “un certo” Carlos Alcaraz – ed Auger-Aliassime sarà una sfida piuttosto interessante che vedrà all’opera due tennisti che vogliono riuscire a strappare il primo squarcio di luce da un orizzonte che, negli ultimi tempi, era diventato un po’ grigiastro, nonché avaro di grosse emozioni. I precedenti ci parlano di un netto vantaggio del tennista russo negli scontri diretti (4-1) e di un Rublev che era arrivato all’ATP Madrid Open dopo un inizio di stagione alquanto deludente sulla terra battuta, che lo aveva visto perdere prima a Montecarlo, dove si era presentato da campione in carica, e poi a Barcellona.
Ma in quel di Madrid, il buon Andrej, è sembrato ringalluzzito. Già. Perché ha inaugurato il suo cammino con una (bella e convincente) vittoria per 6-1 6-4 conseguita ai danni di Facundo Bagnis e si è riconfermato – non senza qualche patema di troppo, in verità – contro Alejandro Davidovich Fokina al termine di una serratissima battaglia in due set per raggiungere il quarto turno (dove si è poi sbarazzato, piuttosto agevolmente, dell’olandese Tallon Griekspoor 6-2 6-4). Insomma, chi vivrà vedrà. Resta il fatto che per Félix Auger-Aliassime, l’unica vittoria contro il giocatore russo, è arrivata sul campo indoor di Rotterdam due anni or sono. Un dettaglio, certo. Ma pur sempre un dato di cui tener conto. A questo punto, però, non resta altro che mettersi comodi e godersi lo spettacolo di un match che, comunque vada, avrà scritto un nuovo capitolo di quello che è il romanzo – edizione 2024 – del Mutua Madrid Open.