Sinner: “Non voglio buttar via tre anni di carriera per giocare troppo presto se non sono guarito del tutto”

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Sinner: “Non voglio buttar via tre anni di carriera per giocare troppo presto se non sono guarito del tutto”

“Se tornassi indietro non farei qualcosa di diverso” ha spiegato Jannik Sinner. “Non è che ogni infortunio consegua a un errore”

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Jannik Sinner - Roma 2024 (foto Giampiero Sposito/FITP)
 

(a cura di Michelangelo Sottili e Christian Attanasio)

Sabato pomeriggio è arrivato il forfait di Jannik Sinner agli Internazionali d’Italia, Una grossa delusione per tutti, in primis per l’azzurro numero 2 del mondo. Domenica pomeriggio si è presentato in conferenza stampa per rispondere alle domande dei media dopo l’introduzione del presidente della FITP Angelo Binaghi.

“Per noi e anche per Jannik, credo, è un momento di difficoltà” spiega il presidente del FITP Angelo Binaghi. “La telefonata di Jannik di ieri è stata una coltellata, ormai pensavo che il pericolo fosse scampato”. Aggiunge che “dopo 47 anni, sarebbe stata la prima volta che un giocatore italiano sarebbe stato il vero favorito del torneo, ciononostante, credo che la scelta sia stata giusta”.

Angelo Binaghi (sinistra) e Jannik Sinner (destra) – Roma 2024 (foto Giampiero Sposito/FITP)

D. Quando è emerso il problema, prima o durante il torneo di Madrid?

Jannik Sinner: “Prima del torneo stavo meglio… A Madrid lo sentivo di più alcuni giorni, altri andava meglio. Con Kotov ho sentito abbastanza dolore, prima della partita con Khachanov andava di nuovo meglio, ma sapevo che qualcosa non andava. Dopo il match con Karen abbiamo fatto una risonanza e visto che qualcosa non è a posto al 100%. Così abbiamo deciso per il ritiro. Tornati a Monaco abbiamo fatto altri esami che hanno portato a questa decisione non facile, perché Roma è forse il torneo più speciale di tutto l’anno. Bisogna accettarlo anche se fa male, non solo a me, anche ai tifosi. Succede, ho ventidue anni, speriamo di giocare qua altri dieci anni… o anche quindici [raccogliendo il suggerimento di Binaghi].”

D. Dici sempre che hai imparato ad ascoltare il corpo: cosa ti diceva a Monte Carlo e a Madrid e cosa adesso? Cerchi sempre di vedere il lato positivo: quale può essere oggi il bicchiere mezzo pieno?

“Il bicchiere è abbastanza pieno vista la stagione che stiamo facendo. Ci saranno sempre dei momenti di difficoltà. Certi infortuni si possono prevenire, alcuni no. Finora abbiamo fatto un grande lavoro. L’anno scorso ho giocato una stagione intera senza infortuni, quest’anno uguale finora. A Monte Carlo il corpo ero un po’ stanco dopo Indian Wells e Miami, quindi l’anno prossimo sarà questione di gestire ancora meglio la situazione, se giocare o meno Monte Carlo. Non puoi essere perfetto soprattutto alla mia età. Io poi vorrei giocare tutti i tornei ed ero il primo a dire proviamo comunque a giocare anche qua, ma se sono più persone contro uno è difficile, no? Ma non la vedo come una sconfitta. Ci sono cose che possiamo fare meglio.”

D. Cosa ti ha insegnato questa vicenda? Pensi di aver fatto qualche errore?

“Non lo so. Mi rendo conto dall’importanza del riposo. Già dall’anno scorso, se ho la possibilità di non toccare la racchetta per un paio di giorni, non la tocco. È importante anche per la parte mentale capire il momento giusto di giocare e non giocare. Dopo Monte Carlo non ho toccato la racchetta per cinque giorni, per esempio, e mi sono sentito bene arrivato a Madrid: lì la situazione è peggiorata, ma sono abbastanza tranquillo:”

D: Come si svilupperanno le prossime settimane, farai delle cure? Quando riprenderai la racchetta e volerai a Parigi?

“Adesso ci sarà un periodo senza giocare. Dalla prossima settimana decideremo come lavorare. La preparazione per Parigi non sarà ottimale, siamo stretti con i tempi. Ma io e il mio team daremo il massimo per arrivare lì con la più alta percentuale possibile di competere. Arrivare a Parigi senza partite qui non è semplice, perché credo che Roma sia un torneo importante per arrivarci. Sono domande a cui nessuno sa rispondere per adesso”.

D. A livello di sensazioni, quanto ti senti sicuro di andare a Parigi? E come avete pensato di sviluppare il lavoro in vista dell’erba?

“Non ho mai avuto tanti problemi fisici nel cambio da terra a erba. Quanto mi sento in grado è difficile dire perché stiamo lavorando davvero a bassa intensità per il momento. Ci saranno più risposte tra sette-dieci giorni. Giocherò Parigi se sarò in grado al 100%. Se c’è mezzo dubbio, dobbiamo vedere.”

D. Parigi è a rischio? Qual è la tua priorità stagionale, dove daresti il tutto per tutto?

“Onestamente era qua [Binaghi cerca di lanciare un applauso]. Speriamo di avere la possibilità di giocare a Torino. Tutte le partite che posso giocare in Italia sono speciali. Mettendo via questo torneo, importante anche per i punti – sono in una buona posizione di fare una bella cosa, ma è secondario l’obiettivo è andare a Torino.”

D. Cos’hai esattamente, c’è una diagnosi?

“Non voglio entrare nei dettagli. Pensavano non fosse di nulla grave, ma la risonanza ha mostrato che qualcosa non va al 100%. Non voglio dire cos’è esattamente, ma abbiamo tutto sotto controllo. Di certo, se non dovessi essere guarito al 100% mi fermerei per un altro po’. Perché non ho voglia di buttare via tre anni di carriera in futuro. Anche se fa male, diciamo che curare il corpo è più importante di tutto il resto..”

D. Com’è stato rinunciare a Roma?

“È molto dura dover rinunciare al torneo di Roma, difficile da digerire, è il torneo più speciale nel calendario, ma devo prendermi cura del mio corpo. Sono contento che ci sono così tanti italiani nel tabellone e sicuramente avranno un grande supporto, io li tiferò davanti alla tv augurandomi il meglio. Cercherò di tornare al 100% il prima possibile senza però forzare troppo, mi prenderò il mio tempo come detto. Farò in modo di ritornare al massimo per Parigi e Wimbledon”.

D. Hai parlato della tua voglia di giocare. Ti chiedo se col senno di poi hai scoperto di aver fatto qualcosa che non rifaresti per non ritrovarti qui oggi in queste condizioni?

“Non sempre se uno si fa male c’è stato un errore. Abbiamo fatto le cose giuste, ci siamo presi delle giornate di riposo che mi servivano dopo Monte Carlo e mi sono sentito fresco per Madrid. Ci siamo allenati e fatto tutto in maniera giusta.”

Infine, un messaggio da parte di Jannik, che al termine della conferenza stampa ha ricevuto il Premio Atleta dell’Anno da parte dell’Associazione della Stampa Estera.

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