BBC, che gran polverone hai suscitato! Più grosso è il nome (Djokovic...) e più si sguazza

Editoriali del Direttore

BBC, che gran polverone hai suscitato! Più grosso è il nome (Djokovic…) e più si sguazza

MELBOURNE – AUSTRALIAN OPEN. Shakespeare con il suo “tanto rumore per nulla” ha fatto scuola in Gran Bretagna. Ma ora non lasceranno in pace Novak Djokovic. E i nostri giocatori italiani fra i quali, peraltro, alcuni sono stati fin troppo… disinvolti!

Pubblicato

il

 

Niente sembra piacere di più alla gente che le cose poco chiare. E questa storia dei match combinati, che rimbalza subdolamente dalla BBC all’Italia, con strani percorsi, la Procura di Cremona, ex calciatori e loro commercialisti, intrallazzatori d’ogni risma, mafia russa, mafia italiana, addirittura una Centrale Italiana a leggere in qualche “arrampicata sugli specchi” e misteriosi (ma non troppo) “scommettitori” siciliani, tennisti italiani chiacchieroni, sembra affascinare soprattutto il mondo extratennistico, incluso i media che di tennis sanno poco o nulla.

Cerchiamo intanto di spiegare per bene, almeno noi, i fatti.
Domenica sera la BBC rivela sul proprio sito che la Tennis Integrity Unit (TIU) avrebbe le prove per poter procedere contro una serie di tennisti che avrebbero scommesso sulle proprie partite. Il sito della prestigiosa testata rinvia al programma radiofonico di martedì 19 gennaio ulteriori informazioni. Intanto però parla di partite truccate a Wimbledon e al Roland Garros.
La rilevanza e il prestigio della testata provocano un discreto subbuglio, e tutte le conferenze stampa delle prime due giornate sono essenzialmente focalizzate su questo tema. I giocatori, pur con tutte le cautele del caso, esprimono abbastanza chiaramente la propria opinione e non mancano alcune critiche alla vaghezza dei riferimenti della BBC. Federer in particolare pone una serie di domande alle quali sarebbe bene rispondere: “Chi, quando? È una accusa buttata lì, così è molto facile. Vorrei sentire dei nomi. Almeno sarebbe una accusa concreta e se ne potrebbe discutere. Parliamo del giocatore? Del suo team? Di chi stiamo parlando? Di giocatori di singolare, di doppisti? In quali Slam?”
Intanto arriva la trasmissione radiofonica della BBC, che sostanzialmente si limita a criticare l’attività della TIU. Nessun nome, nessun riferimento a tornei specifici, né se singolaristi o doppisti. Nulla.
Stamattina, il quotidiano italiano “Tuttosport” riporta uno stralcio relativo alla famosa inchiesta di Cremona, per la quale hanno passato e stanno passando guai seri anche Bracciali e Starace. Nello stralcio viene ricordato un evento abbastanza noto, relativo al torneo di Bercy 2007. In quell’occasione Djokovic, a quei tempi numero tre del mondo e finalista allo US Open, avrebbe confidato a qualcuno di imprecisato la sua volontà di perdere la partita contro Santoro. Il giornale fa un titolo abbastanza tendenzioso “Djokovic voleva perdere con Santoro” e specifica solo a metà pezzo che Djokovic non sarebbe indagato. Tuttosport butta nel calderone anche Murray, il quale ad Amburgo si ritira da un match contro Volandri. Non perché ci siano sospetti o dubbi sullo scozzese ma vedremo dopo perché.
Infine, stamattina a Melbourne, prima dell’incontro di Djokovic, tutti i giornali si sono buttati a capofitto sul titolo di Tuttosport.

Si resta quindi coinvolti tutti quanti in una maledetta spirale. Se tutti ne parlano, noi possiamo tacere? Se lo facessimo verremmo accusati anche noi, come l’ATP, l’ITF la Tennis Integrity Unit che ha scoperto la miseria di 18 casi assai minori in 7 anni, di voler “coprire” il nostro sporco mondo?

Però quasi tutti i giornalisti addetti ai lavori tennistici non hanno preso e non stanno prendendo troppo sul serio il riciclaggio di vecchie informazioni diffuse dalla BBC un cui speaker – fra parentesi – ha poi avuto l’impudenza di dichiarare che spetta all’ATP e alla Tennis Integrity Unit raccontare come stanno davvero le cose… Troppo facile, però, così eh!!! Prima getti il sasso e poi nascondi la mano, cara vecchia BBC. Mica tanto credibile, quando sei tu che sostieni di avere le carte in mano, se poi non tiri fuori tutto. Se non lo fai vuoi dire che non hai le prove, che temi di beccarti querele grosse come casa.

L’unico aspetto positivo di questa vicenda, che comunque getta una brutta luce sul tennis fra quanti lo conoscono poco o niente, è che forse i “furbetti del quartiere” abituati ad agire di concerto con “insider infomation” dovranno stare un po’ più attenti. Avranno più occhi addosso.

Intanto però, come dicevamo, a Melbourne, quando si è sparsa voce che il quotidiano specializzato soprattutto in… Juventus e Torino, aveva messo in prima pagina un titolo abbastanza forzato, “Sospetti di combine su un match di Djokovic, emerge dall’inchiesta della Procura di Cremona” e all’interno “Djokovic voleva perdere con Santoro” con nell’occhiello “Secondo il pm Di Martino il fatto si sarebbe verificato a Parigi 2007”, tanti colleghi, soprattutto inglesi dei tabloid (e non solo) presenti all’Australian Open, si sono scatenati. Loro, poi, la pressione dei loro direttori che li accusano di essersi fatti “bucare” dalla BBC, la sentono maggiormente. Io posso dire che ritengo forzature quello che hanno scritto diversi nostri giornali, e me ne frego. Chi la pensa come me mi legga, chi dissente… magari mi legga lo stesso e dissenta.

Posso solo dirvi che al mio desk c’è stata più di una processione di colleghi che volevano una traduzione precisa di quanto avesse scritto la redazione del quotidiano sportivo piemontese con uno stile che sembra assai simile a certe veline che escono talvolta dalle nostre Procure.

“Sapere che il n.1 del mondo (allora n.3, quando si giocò il torneo di Parigi Bercy) volesse perdere un match deliberatamente, abbia o non abbia preso soldi per farlo, non può essere considerato un fatto trascurabile” sosteneva un autorevole collega del Daily Mail. La notizia, insomma, la fa il nome della persona di cui si parla. Senza approfondire se sia colpevole di qualcosa oppure no. Accanto a lui anche l’inviato del Times appariva perplesso. Scriverne o no?

I fatti di Bercy 2007 erano chiari per i colleghi di Radio Montecarlo sponda francese e de Le Monde: “Djokovic stava male, aveva male per un dente del giudizio, e aveva deciso di partire per Shanghai ma non poteva rinunciare al torneo obbligatorio di Parigi Bercy (“mandatory”) senza perdere anche il bonus di 300.000 euro”.

Novak, che tre mesi dopo avrebbe vinto il suo primo Slam in Australia, aveva 20 anni, era relativamente inesperto, ma già allora… fortemente estroverso. Forse lui, o qualcuno del suo ambiente (davvero non strutturato ed organizzato come l’attuale suo clan) aveva ingenuamente fatto trasparire sia il suo malessere sia le sue intenzioni di partire nel corso del torneo parigino (un torneo nel quale più di una volta i tennisti già qualificati per il Masters… hanno dato l’impressione di non impegnarsi al massimo). Forse il clan Djokovic è stato un po’ troppo disinvolto allora, non limitandosi a comunicare alla compagnia aerea la prenotazione per il volo per Shanghai con partenza quasi immediata.

Fabrice Santoro, “Il Mago”, effettivamente, non durò fatica a batterlo: gli lasciò cinque games, 6-3.6-2. Ma se qualcuno fra coloro di un po’ troppa gente che era venuta a conoscenza delle intenzioni di “sciogliere il torneo” da parte di Novak, aveva anche amicizie discutibili, o addirittura contatti con un’organizzazione mafiosa legata al mondo delle scommesse truccate, è davvero difficile – se non impossibile – affermarlo oggi, nove anni dopo. Nè, almeno a me pare, si possono attribuire responsabilità precise a Djokovic sulla base di pure illazioni giornalistiche.

Difatti nelle carte del procuratore non si legge che lui abbia “lucrato” sulla vicenda. Stando a quel che riporta sempre Tuttosport è del tutto diversa la vicenda collegata a Filippo Volandri: un improvviso ritiro del suo avversario Andy Murray, avrebbe mandato in fumo una scommessa puntata sulla sua (peraltro abbastanza prevedibile) sconfitta. Ma chi aveva fatto quella scommessa? Per certo non lo si legge, non lo si sa. Solite insinuazioni?

Insomma, in attesa che arrivi Novak Djokovic a parlare ai giornalisti dopo il match che chiuderà la terza giornata dell’Open d’Australia, intanto Roger Federer ha risposto così ad un collega della Svizzera francese che gli chiedeva se avesse notato particolari reazioni fra gli altri giocatori: “Ne parliamo perché ne parlano tanti, ma negli spogliatoi… e onestamente più scherzosamente che altro. Non perché non sarebbe una cosa seria. Ma non sono emerse vere circostanze, né veri nomi… altrimenti la cosa sì che sarebbe seria. Ma allo stato attuale delle cose, non sembra che lo sia. Se usciranno i nomi allora vedremo”.

In clima di scommesse… si scommette che non usciranno. È facile insinuare, molto più difficile provare. Tanta aria fritta allora? Oppure è anche il mondo del tennis che copre le proprie magagne?

Personalmente sono per la prima ipotesi. Credo lo si sia capito. Teoricamente un giocatore anche da solo può decidere di “combinare” qualcosa di scorretto, un mezzo harakiri, qualche doppio, un set perso, un match perso da favorito. Chi può provarlo?
Il mondo del tennis, ed io, siamo più che consapevoli che c’è del vero, quando si legge – sempre negli atti della Procura di Cremona – che nei circuiti minori del tennis, challenger e ancor più futures, le combines possono purtroppo allignare. E allignano.

A quei livelli – e non vuole essere una giustificazione sia chiaro, ma semmai un tentativo di spiegazione – per mantenere una propria attività agonistica per più anni non bastano certo i ridicoli montepremi in palio. D’altra parte è la legge di mercato che non consente di metterli più alti: chi sponsorizza i futures, chi fa pagare il biglietto per vedere quelle partite? Gli organizzatori hanno più passione che mezzi, i giocatori sognano punti e miglior ranking. E competere il più a lungo possibile sognando la gloria di un posto tra i top-100.

Di conseguenza, oggi soprattutto che fino a 22/23 anni salvo ad essere fenomeni alla Nadal, alla Djokovic, non si riesce a sfondare – sono finiti da un pezzo i tempi dei teenagers Slam-winners alla Wilander, Becker, Chang – diventa più facile cadere preda della tentazione di “combinare” in qualche modo un match per cifre oscillanti fra i 30.000 e i 50.000 euro. E per “combinare” non si intende neppure necessariamente perdere quando si poteva vincere. Ma magari cedere un set, il primo come il secondo, o subire un paio di break per poi rimontare quando si è (abbastanza) sicuri di poterlo fare. Come dice Richard Ings, un ex arbitro e ATP director, “tu hai uno sbalzo di quote in Messico, un giocatore che perde in sudamerica, il bookmaker a Londra, la scommessa piazzata a Roma, l’account in Austria. E io sto seduto nel mio ufficio in Florida“.

Di questo brutto fenomeno l’ATP è, a mio modo di vedere, perfettamente consapevole, solo che non riesce ad individuarne il rimedio. La TIU ha un budget di circa 2 milioni di dollari all’anno e sei investigatori. Sostanzialmente circa 330.000 dollari ciascuno, non proprio una macchina da guerra. È facile dire che chi “combina” un match è scorretto e che è un “ladro”. Ma impedire che questo succeda? Ed è soprattutto facile pronunciare grandi j’accuse per un giocatore che si afferma fin da giovanissimo e quel problema di sopravvivenza non l’ha mai vissuto sulla propria pelle. Ma la condanna morale non risolve il problema.

Insomma ribadisco: i grandi polveroni piacciono alla gente. Ma, oltre trascinarvi dentro gente che non vi crede, non sono quasi mai risolutivi.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement