Quello sporco ultimo tie-break (seconda parte)

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Quello sporco ultimo tie-break (seconda parte)

Dopo aver analizzato i numeri dell’intera stagione, nella seconda e ultima parte della rubrica, diamo uno sguardo ai risultati dei singoli giocatori

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Leggi anche la prima parte

Alzi la mano chi, parlando di tie-break al terzo set, ha pensato a John Isner: bravi, ci avete azzeccato! Quest’anno l’americano ne ha giocati più di tutti, arrivando a quota sette, ma senza troppa fortuna. Il gigante buono di Greensboro, insieme a Karlovic e Raonic, è uno dei leader nelle statistiche al servizio con 1.159 ace, oltre il 90% di giochi vinti e oltre l’80% di punti vinti con la prima, ma nonostante un servizio mastodontico e la nomea di “uomo dei tie-break”, Isner è stato in assoluto il peggiore nei tie-break al terzo set, perdendone incredibilmente sei – consecutivamente – su sette.

Una stagione meno brillante rispetto alle precedenti per il numero uno USA, che ha chiuso il suo 2016 senza titoli, nonostante una finale ad Atlanta (persa con Kyrgios) e una a Parigi Bercy (con Murray), con cui ha risollevato la sua stagione chiudendo comunque fra i primi 20. Delle sei partite perse al tie-break decisivo, quella che sicuramente gli avrà fatto avere gli incubi per qualche notte è stata quella persa contro Muller al Queen’s Club di Londra, in cui ha avuto addirittura 10 match point; nessuno ne ha sprecati più di lui quest’anno in una singola partita.

Isner potrebbe rincuorarsi nel sapere che il suo avversario in quella partita è stato il migliore nel 2016 in questo genere di incontri. Il lussemburghese ha infatti vinto quattro dei cinque tie-break giocati al terzo set, perdendo solo quello nella finale di Newport contro il maestro della specialità, Ivo Karlovic, gettando alle ortiche tre match point.

Il croato, come ci si poteva aspettare, è stato un altro dei protagonisti nei tie-break decisivi, sebbene anche lui, come Isner, non abbia brillato: tre vinte e due perse il suo bilancio in una stagione complicata, condizionata dagli infortuni, ma comunque estremamente positiva; peccato per la ciliegina finale mancante che ha reso Delbonis un eroe.

Il tie-break comunque non è terreno esclusivo dei big-server, ma anche dei grandi lottatori. Non sorprende allora che il secondo ad averne giocati di più al terzo set sia Pablo Cuevas, che ha collezionato quattro vittorie su sei incontri. Di queste la più incredibile è stata quella al primo turno del 1000 di Monte Carlo contro Daniel Gimeno Traver, terminata dopo tre tie-break per 3h e 20’ di lotta estenuante. Lo spagnolo invece si è aggiudicato il premio hot shot del giorno grazie a una finta coi fiocchi.

L’uruguaiano è poi rimasto in campo altre due ore e mezza il giorno seguente nella sconfitta con Milos Raonic arrivata proprio all’ultimo atto del terzo set, fatale anche per Dzumhur al turno successivo, sempre contro il canadese. Queste, per l’attuale numero tre del mondo, sono anche le uniche due vittorie stagionali in quattro incontri conclusi al tie-break, l’ultima delle quali è ancora negli occhi di tutti gli appassionati, ovvero la semifinale alle Finals di Londra persa con Andy Murray. La loro, oltre a essere stata la più emozionante della stagione, è stata anche la più lunga non solo fra quelle finite al tie-break, ma in generale fra tutte quelle al meglio dei tre set, con 3h e 37’.  Anche il nostro direttore aveva espresso la sua incredulità su twitter:

Il premio per la più breve in questa speciale categoria va a Paire e Muller al terzo turno del torneo di Washington, durata solo 1h e 45’. I due però hanno avuto il tempo di far divertire il pubblico con due tweener in un solo punto.

Fra gli altri amanti delle lotte ci sono Kei Nishikori, il top-10 che ne ha giocate di più, David Goffin, che le ha giocate tutte fra febbraio e maggio, e Gilles Simon, l’unico dei tre aver giocato cinque tie-break decisivi con un bilancio negativo (due vinte e tre perse); sia il belga che il nipponico hanno invece collezionato tre vittorie e due sconfitte.

In generale però nessun giocatore che abbia giocato tre o più partite conclusesi al tie-break ha fatto un percorso netto, né positivo né negativo. Lo stesso Murray, pur avendo vinto con Raonic a Londra e nei quarti di finale delle Olimpiadi contro Steve Johnson, al terzo turno di Indian Wells ha perso con il solito guastafeste Delbonis. Va anche peggio a Stan Wawrinka che ha perso due delle tre giocate, con Goffin e Stackhovsky. Djokovic ne ha giocata una sola e ha avuto la meglio nella splendida semifinale di Roma proprio contro Nishikori, mentre Nadal è uscito sconfitto sia nella palpitante semifinale di Rio 2016 con Del Potro, che in quella di Buenos Aires con Thiem che, dopo aver annullato un match point proprio al maiorchino (e ad Elias nel turno precedente), vinse 7-6 al terzo anche in finale contro Nicolas Almagro.

E gli italiani? Il migliore è stato Fabio Fognini vincitore di entrambe le sfide terminate al tie-break: a inizio stagione con Joao Sousa ad Auckland e poi a Rio 2016 con l’amico Benoit Paire, sempre salvando match point.

Nonostante la passione per il terzo set e l’animo battagliero, Paolo Lorenzi è arrivato soltanto una volta al tie-break finale negli incontri al meglio delle tre partite a livello ATP, quando ha perso al primo turno del 250 di San Paolo da Blaz Rola. A livello challenger ne ha giocate altre due (vincendole entrambe), compresa la finale del torneo di Caltanissetta ai danni di Matteo Donati. Il numero uno d’Italia ha però vinto al tie-break decisivo – del quinto set – la sfida con Gilles Simon al secondo turno degli US Open.

Curioso il percorso di Andreas Seppi in questa specialità che in meno di un mese ha giocato due di questi incontri, entrambi con Illya Marchenko, vincendo quello al primo turno delle Olimpiadi, ma perdendo la successiva sfida sul veloce di Metz.

Insomma lotte estuanti, esiti impronosticabili, sconfitte brucianti, esaltazione ed emozioni enormi. Questo è ciò crea quello sporco ultimo tie-break.

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