Francesca graffia ancora e guida l’Italia (Strocchi). Schiavone, che ritorno! Ma la Errani dura un set (Bosi). La Schiavone non tradisce, Errani battuta. Azzurre, è dura (Crivelli). Toni Nadal: “Nel 2018 non seguirò più Rafa” (Cocchi)

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Francesca graffia ancora e guida l’Italia (Strocchi). Schiavone, che ritorno! Ma la Errani dura un set (Bosi). La Schiavone non tradisce, Errani battuta. Azzurre, è dura (Crivelli). Toni Nadal: “Nel 2018 non seguirò più Rafa” (Cocchi)

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Francesca graffia ancora e guida l’Italia (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Una domenica da cuori forti per l’Italtennis in rosa. Si è chiusa in parità la prima giornata della sfida con la Slovacchia, 1° turno di World Group II al PalaGalassi di Forlì (terra rossa indoor), davanti a 3700 spettatori. Al successo nel singolare d’apertura di Francesca Schiavone, impostasi 6-3 6-1 in un’ora e 20′ di gioco su Anna Carolina Schmiedlova, chiamata in extremis a sostituire Jana Cepelova (le cui condizioni si sono aggravate nella notte per un virus, ha spiegato il capitano Matej Liptak), è infatti seguita la sconfitta di Sara Errani, che ha ceduto 2-6 6-3 6-4, dopo poco più di 2 ore, alla 20enne Rebecca Sramkova. La giovane di Bratislava, n. 119 Wta all’esordio assoluto in questa competizione, ha patito la tensione per un set, poi ha lasciato andare il braccio, spingendo tutti i colpi e mettendo alle corde la romagnola, ora n. 49 del ranking: non sono bastate alla Errani la maggiore esperienza e la solita tenacia per arrestare un’avversaria capace di mettere a segno la bellezza di 48 vincenti e ripagare così la fiducia del suo capitano. «Nonostante il risultato posso ritenermi abbastanza soddisfatta delle mie condizioni – il commento della Errani – sapevo di non essere al 100% avendo avuto a disposizione pochi giorni per allenarmi, ma devo dire che fisicamente non ho accusato problemi particolari, se non un po’ di stanchezza al 3 set. Il fatto è che la mia avversaria ha giocato davvero in modo incredibile, spingendo moltissimo, specie col diritto». Un match praticamente perfetto – definizione utilizzata anche dalla neo capitana Tathiana Garbin – ha disputato invece la veterana Schiavone, che in maglia azzurra aveva esordito proprio contro le slovacche, nella final four edizione 2002. Dopo un po’ di nervosismo iniziale, condiviso con un’avversaria attualmente numero 252 del ranking dopo esser stata top 30 a ottobre 2015, la Leonessa è salita in cattedra (break all’ottavo gioco) con le sue variazioni di ritmo e le angolazioni che hanno mandato fuori giri la Schmiedlova, così da infiammare il pubblico del PalaGalassi e raccogliere un lungo e caloroso applauso «Sono riuscita a portare il match sul binario che volevo soprattutto perché fisicamente sono stata più dentro alla partita rispetto a lei – spiega la 36enne milanese, n. 100 Wta – e servendo bene. Il cambio di avversaria? Ho pensato al mio gioco a prescindere da chi avevo di fronte. Tanto più che la Fed Cup regala motivazioni forti e soprattutto contano il gruppo e la compattezza, la capacità di andare tutti insieme verso un’unica direzione». Che è quello che servirà oggi alla nuova Italia targata Garbin, per riuscire a regalarsi lo spareggio (22-23 aprile) che vale un posto nel tabellone principale, dal quale le azzurre sono uscite nel 2016, dopo 18 anni. Comincia Errani, ma solo un’ora prima saprà se contro Jana Cepelova o no. Poi Schiavone-Sramkova ed eventualmente il doppio (al momento Jasmine Paolini/Martina Trevisan contro Hantuchova/Sramkova).

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Schiavone, che ritorno! Ma la Errani dura un set (Gian Luca Bosi, Corriere dello Sport)

Sul più bello Sara Errani si spegne e oggi l’Italia dovrà faticare per superare l’ostacolo Slovacchia. Dal possibile 2-0 ad un sorprendente 1-1 che tiene tutto in gioco e rimanda il pathos ad una domenica tutta da vivere per i colori azzurri. La Schiavone fa interamente il proprio dovere, Sara Errani, invece, si fa sorprendere rimettendo tutto in parità e rilanciando le ambizioni delle nostre avversarie. Nella prima giornata del primo turno di Fed Cup, la Slovacchia trova il pareggio grazie al successo in tre set di Sramkova su Errani dopo che la Schiavone aveva avuto ragione di Schmiedlova. Oggi alle 13 riprende la sfida, sempre in un PalaGalassi di Forlì che ha ben risposto all’appuntamento (oltre tremila gli spettatori) con le azzurre di Tathiana Garbin che tenteranno di rientrare nel primo gruppo di Fed Cup. Servirà, però, cambiare passo. Servono due vittorie per superare una squadra per nulla trascendentale. La Slovacchia schiera a sorpresa Anna Karolina Schmiedlova (numero 252 del ranking, ma che prima dell’infortunio era salita fino alla ventesima posizione), ma alla Schiavone bastano 80′ per mettere in carniere il primo punto per l’Italia. La svolta del primo set arriva nel settimo game con l’italiana che prende l’iniziativa, entra nel campo, si porta in vantaggio (4-3) allungando poi nel successivo grazie alle imprecisioni al servizio dell’avversaria. E’ una gran smorzata a mettere fine al primo set con l’azzurra che se lo aggiudica per 6-3. Il secondo set prende subito una piega ottima per l’Italia con Schiavone che si porta sul 3-0 e poi sul 4-1, per poi concludere con un facile 6-1, portando avanti l’Italia. «Lei ha spinto subito tanto – ha affermato Schiavone a fine match – ma il mio obiettivo era aprire il gioco e imporre il mio ritmo e ci sono riuscita. Nel secondo set, poi, ero più dentro alla gara dal punto di vista fisico. Il cambio di capitano? Penso che queste gare serviranno a Tathiana per capire come gestire questo gruppo. Comunque l’Italia c’è. Non sono d’accordo con chi dice che questa sarà una grande nazionale tra dieci anni. Le qualità ci sono». Passando alla partita della Errani, Sara parte forte e scappa sul 3-0 lasciando trasparire una voglia matta di ben figurare nella sua Romagna. Sramkova prova a rispondere, ma l’azzurra da fondo campo appare implacabile e il 6-2 finale pare la naturale conseguenza di una superiorità netta. Divario che, però, si annulla nel secondo set. Errani cala vistosamente, non riesce quasi mai a giocare sul rovescio dell’avversaria e ancor meno a essere incisiva al servizio. Sramkova, così, prende fiducia, si aggiudica il parziale per 6-3 e si presenta in campo per il terzo set con il morale alle stelle. Errani illude scattando sul 2-0, ma la sua gara finisce lì. La slovacca impatta a quota 2 e poi tiene testa benissimo all’azzurra e arriva a servire per il match sul 5-4. Alla seconda palla della partita Sramkova non trova la prima di servizio, ma sulla seconda è Errani a sparacchiare fuori, e la prima giornata si chiude in parità. «Fisicamente non sono al massimo, ma ho dato tutto – ha sottolineato la Errani – sentivo le gambe pesanti soprattutto al servizio dove non sono riuscita a indirizzare la palla dove volevo. Devo comunque dire brava a lei che col dritto mi ha fatto male. L’errore però è stato consentirle di tirare quel colpo praticamente da ferma».

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La Schiavone non tradisce, Errani battuta. Azzurre, è dura (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Aggrappati alla Schiavone, al suo orgoglio di campionessa inimitabile, al suo tennis antico e meraviglioso che nelle giornate di grazia si esalta contro le bombardiere moderne che sanno solo picchiare. È suo il primo punto dell’Italia, è suo l’urlo che inaugura la marcia verso la serie A perduta (dopo 18 anni e quattro Fed Cup vinte), prima che la Errani si arrenda, più di fisico che di testa, alla ventenne Sramkova. Ma il pomeriggio e la scena sono tutti di Francesca, cui la gara a squadre, con il suo spirito di appartenenza, il ruolo di guida per le giovani, per di più con l’esordio di una nuova capitana, regala ancora una volta stimoli d’antan. Anche se si ritrova un’avversaria diversa rispetto all’annunciata Cepelova, quella Schmiedlova, solo un anno fa tra le prime trenta del mondo e poi crollata fino al 252 attuale per infortuni e cali di fiducia: «Il cambio in extremis? Sulla terra non è così determinante — commenterà la milanese numero 100 Wta — perché comunque rimane una superficie su cui devi pensare più al tuo gioco, a imporre le tue qualità». Missione compiuta, nonostante il tentativo iniziale di aggressione della slovacca, che tira tutti i colpi a tutto braccio ma non può affidarsi al servizio, troppo ballerino. Così, dopo un break iniziale subito, la Schiavone inizia a tessere la ragnatela velenosa, con cambi di ritmo, palle negli angoli, tagli maligni, che inchiodano una Schmiedlova troppo lenta negli spostamenti laterali. Il secondo set è sinfonia, con il 90 per cento di punti ottenuti con la prima: «Ci ho lavorato molto, sul servizio, e riesco a sfruttare meglio la forza delle spalle e del torace. Fisicamente sono stata più dentro la partita di lei, sono soddisfatta perché ho portato il match sul mio tipo di gioco». Un dono di benvenuto per la Garbin, sua compagna di nazionale per anni e oggi nuovo faro in panchina di un’Italia sospesa tra gloria passata e speranze future: «Siamo un grande gruppo — sottolinea Francesca — e con forti motivazioni. Le giovani cresceranno, se aiutate. Certo, 15 anni con Barazzutti non si cancellano, mi ha aiutato molto a preparare questo match. A Tathiana serve soltanto tempo per conoscerci meglio». Lei, la capitana, ha solo una parola per esaltarla: «Perfetta. Tatticamente e mentalmente. Magari non mi aspettavo l’uno pari dopo la prima giornata, ma in Fed Cup la classifica non conta e Sara, che ha avuto un mese difficile tra polpaccio e influenza, ha dato più di quello che aveva». La Cichi ci riproverà oggi: tanto, con una Leonessa così, è impossibile avere paura.

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Toni Nadal: “Nel 2018 non seguirò più Rafa” (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

L’annuncio è assolutamente inaspettato: «Dall’anno prossimo non seguirò più Rafa nel circuito, ma mi dedicherò esclusivamente alla nostra Accademia». Parla Toni Nadal, coach e zio di Rafa con cui il mancino ha conquistato quattordici titoli Slam. Niente litigi tra i due: «Voglio occuparmi della formazione dei giovani talenti, il momento più delicato nella crescita di un atleta» ha raccontato Toni Nadal a tennisitaliano.it. Non ci sono stati grossi problemi, a sentire il coach di sempre, ma negli anni sembra che la sua figura sia stata presa sempre meno in considerazione, a suo dire: «Il rapporto con mio nipote è sempre ottimo, non abbiamo mai vissuto crisi — ha aggiunto — però fino ai 17 anni decidevo tutto io, poi è arrivato Carlos Costa come manager, si è avvicinato il padre, ognuno con le proprie opinioni. E la verità è che io sono arrivato al punto di non decidere più niente». Insomma, Zio Nadal si sente messo da parte, meglio puntare su ciò che sa fare meglio, crescere i giovani e trasformarli in campioni come ha fatto col nipote: «Ho viaggiato per tanti anni con Rafa, ma ora voglio tornare ad occuparmi della formazione dei giovani e la nostra accademia è il luogo ideale».

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