Caroline Garcia alla ricerca di se stessa - Pagina 2 di 3

Al femminile

Caroline Garcia alla ricerca di se stessa

Seconda puntata della serie sul tennis francese, dedicata alla maggiore protagonista dei successi della sua squadra in Fed Cup 2016

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La ricordo un paio di anni fa contro Eugenie Bouchard, agli Australian Open 2015. Bouchard era stata semifinalista l’anno precedente, e quindi c’era molta attesa per capire se sarebbe stata in grado di confermarsi; per questo gli organizzatori avevano scelto di programmarla sulla Rod Laver Arena. Il match era iniziato in modo estremamente equilibrato, ma la cosa strana è che più si sviluppava, più facevo fatica a riconoscere le differenze tra le contendenti in campo: vestite in modo uguale, a un certo punto entrambe erano arrivate a sovrapporsi quasi alla perfezione anche sul piano tecnico-tattico; le variazioni tecniche che Garcia possiede erano venute a mancare, tanto che, game dopo game, si era arrivati a un punto in cui le due protagoniste si fronteggiavano puntando solo sull’anticipo esasperato e sulla grande aggressività nella posizione: proprio il gioco tipico di Bouchard. E il punteggio aveva registrato gli effetti della trasformazione di Caroline: dal 5-5 primo set non aveva più vinto un game, perdendo a zero il secondo set (7-5, 6-0).

https://www.youtube.com/watch?v=7bCEQVz8z4k

Prima ho citato i confronti con Radwanska e Sharapova. Per arrivare a giocare il quarto di finale contro Radwanska nel 2014 a Madrid, Caroline era passata attraverso le qualificazioni, superando Kerber ed Errani; e aveva poi mostrato che neanche Agnieszka poteva sovrastarla sul piano della ricchezza di colpi: non solo nello scambio da fondo ma anche nel gioco di volo. Se però si considera il risultato, bisogna riconoscere che Caroline aveva finito per perdere il match per 6-4, 4-6, 6-4; ma in fondo aveva pur sempre di fronte la numero tre del mondo.

Sempre a Madrid l’anno successivo, nel 2015, Garcia avrebbe giocato alla pari contro Maria Sharapova; anzi, secondo me per molti tratti di partita aveva giocato meglio, mostrando di non soffrire la potenza dell’avversaria, ma sapendo rispondere colpo su colpo. Però anche questa volta il risultato era stato sfavorevole (6-2, 4-6, 7-5): ma in fondo aveva pur sempre di fronte la numero tre del mondo (non è un errore: in quel momento Maria aveva la stessa classifica di Aga nel 2014).

Arrivati a Sharapova, non posso evitare di citare il topos che riguarda Caroline Garcia, il punto del quale sembra non si possa fare a meno per raccontarla, e che per un lungo periodo ha pesato psicologicamente su di lei (lo ha dichiarato più volte negli anni successivi): vale a dire la combinazione Sharapova + Murray. Si tratta del suo folgorante esordio al Roland Garros, nel 2011, quando da diciassettenne sconosciuta ai più (allora era 188 del mondo) si era ritrovata sul campo centrale di Parigi in vantaggio contro Maria per 6-3, 4-1 con doppio break a favore.

Andy Murray che stava seguendo il match aveva twittato questo: “The girl Sharapova is playing is going to be number one in the world one day: Caroline Garcia”. Una previsione così perentoria sulla futura numero uno del mondo da parte di un giocatore tanto importante (e noto per seguire con competenza il tennis femminile) non poteva passare inosservata. Al dunque però l’exploit di Caroline si era bloccato, l’incantesimo era svanito: dal 4-1 secondo set non era più riuscita a vincere un game, finendo per perdere a zero il terzo set (3-6, 6-4, 6-0).

Da allora Garcia ha sempre profondamente deluso nello Slam di casa, e giocare il torneo più importante del tennis francese sembra essere diventato per lei un peso insostenibile: il dato di 3 sole vittorie a fronte di 7 sconfitte dà la misura dei suoi problemi. Il fardello di responsabilità si è accresciuto così tanto da averla spinta a chiedere agli organizzatori di non essere più programmata sui campi principali: lo aveva rivelato lei stessa nel 2015, dopo la sconfitta al primo turno contro Donna Vekic (che in quel momento era numero 165 del mondo).

Si potrebbe quindi pensare che per Caroline sia impossibile esprimersi al meglio con tanta responsabilità addosso e di fronte al pubblico di casa: ma nemmeno questo è vero, perché invece in Fed Cup ha saputo esibirsi in prestazioni finalmente degne dei suoi mezzi. Protagonista dei successi della Francia delle ultime stagioni, ha portato la squadra in finale nel 2016, e poi nell’atto conclusivo ha vinto sul campo di Strasburgo i due singolari contro Petra Kvitova e Karolina Pliskova. La sconfitta è però arrivata comunque, per colpa del doppio decisivo (7-5, 7-5).
Deve essere stata una delusione durissima da digerire, anche perché contro Pliskova/Strycova sulla carta Garcia-Mladenovic sembravano favorite: vincitrici al Roland Garros, finaliste a Flushing Meadows, con altri tornei WTA nel palmarès e soprattutto sino a quel momento sempre vincenti in Fed Cup. Ma proprio nell’occasione più importante è caduta la loro imbattibilità; e quanto Caroline tenesse a quella vittoria lo si è capito durante la premiazione, quando sul podio ha trattenuto a stento le lacrime:

https://www.youtube.com/watch?v=K0no0jDrg5I&feature=youtu.be&t=1831

a pagina 3: Garcia, la Fed Cup e il suo futuro senza nazionale

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