Zverev subito fuori, com’è lontana Roma: "Ma la vita va avanti" (Crivelli). Con Lorenzi è cinquina per gli azzurri (Clemente). Napolitano, Parigi val bene una nuova ricetta (Semeraro). Zverev, se il tedeschino fa cilecca (Giua)

Rassegna stampa

Zverev subito fuori, com’è lontana Roma: “Ma la vita va avanti” (Crivelli). Con Lorenzi è cinquina per gli azzurri (Clemente). Napolitano, Parigi val bene una nuova ricetta (Semeraro). Zverev, se il tedeschino fa cilecca (Giua)

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Zverev subito fuori, com’è lontana Roma: “Ma la vita va avanti” (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

Com’è effimera la gloria. Non a caso, nei tempi antichi, ogni nuovo Papa eletto veniva accompagnato al soglio con una stoppa accesa che bruciava in fretta, a ricordargli la caducità degli onori terreni. Cosl, tocca a Verdasco riportare sulla terra Sascha Zverev dal paradiso romano appena conquistato, creando d’acchito una sorpresa con il botto. Del resto, lo dice anche la storia: nell’Era Open, non era mai accaduto che il vincitore degli Internazionali uscisse al primo turno al Roland Garros e bisogna tornare giusto a sessant’anni fa, al 1957, per ritrovare il re del Foro subito sconfitto a Parigi. Allora, toccò al nostro caro Nick Pietrangeli, eroe contro Merlo e poi fermato da Malcom Anderson.

Una lezione salutare, per il tedesco fresco di incoronazione e di top ten. Innanzitutto tecnica: i difetti di gioventù che ancora gli si riconoscono, e che a Roma aveva sotterrato grazie a una settimana perfetta, riemergono senza che Sascha trovi soluzioni adeguate e alternative. Perciò, con un servizio meno tambureggiante (60% di prime), la sanguinosa tendenza a rimanere due metri dietro la linea di fondo apre praterie alle frecce mancine dell’hidalgo spagnolo, che può dettare il suo ritmo e perfino disinteressarsi dei 49 gratuiti, figli appunto dell’aggressione continua, mentre i 50 forzati del ventenne di Amburgo rappresentano un disastro perché sono slegati dal ritmo della partita. Tanto che Sascha non usa metafore per descrivere una prestazione da dimenticare: «Ho giocato di m…, è l’unica ragione per cui ho perso. Ma la vita va avanti, noci è certo una tragedia e nella mia carriera sicuramente fronteggerò tante altre sconfitte. A Roma mi era riuscito un tennis fantastico e ho vinto il torneo, qui sono stato pessimo e sono uscito al primo turno. Lui è stato molto intelligente, io invece ho giocato troppo corto e troppo difensivo e mi ha tenuto indietro. Mi sembra semplice».

E poi c’è la psicologia unita all’esperienza. Lunedì, era stato lui a chiedere la sospensione per oscurità con ancora un po’ di tennis possibile, una scelta piuttosto cervellotica per il giocatore che aveva appena vinto il secondo set e dunque avvertiva l’inerzia scorrere dalla sua parte dopo un brutto inizio: «Ma non ho rimpianti, il cielo era nuvoloso e c’era buio: non si poteva andare avanti». Solo che concedere una notte di pensieri a un marpione come Verdasco, al 56 Slam consecutivo e al 14 Roland Garros, si è rivelato distruttivo, anche perché lo spagnolo, che ha 14 anni in più dell’avversario, quando trova la giornata è ancora un califfo, come si accorse pure Nadal al primo turno degli Australian Open dell’anno scorso. E infatti, nonostante il break iniziale non appena cominciata la prosecuzione, Zverev finirà per incartarsi sotto le martellate del madrileno: «Mi sono allenato duramente in preparazione al torneo, perché conoscevo il suo valore. Poi la mia esperienza ha fatto la differenza (…)

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Con Lorenzi è cinquina per gli azzurri (Valentina Clemente, Corriere dello Sport)

Sono passati quasi quarant’anni dall’ultima cinquina azzurra al Roland Garros nel tennis maschile e da quel 1978, in cuis attestò il quartetto di Coppa Davis formato da Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci, Antonio Zugarelli più Gianni Ocleppo, sono state quasi sempre le donne a dare maggiore soddisfazione sulla terra parigina Quest’anno con la Caporetto del primo turno legata alle sconfitte di Francesca Schiavone, Roberta Vinci e Camila Giorgi (unica vittoriosa Sara Errani), sono stati i ragazzi a scrivere diverse pagine di una nuova storia, ognuno con quel traguardo in più da aggiungere al proprio palmares.

Se due giorni fa abbiamo infatti salutato la prima vittoria in uno Slam del debuttante Napolitano, ieri è stato Paolo Lorenzi a poter gioire del suo primo successo nel tabellone principale del Roland Garros: a 35 anni infatti, e dopo ben 6 tentativi nello Slam parigino, il senese è riuscito a portare a casa senza troppi problemi la sfida contro il lituano Ricardas Berankis, potendo contare su una certa solidità del suo gioco che gli ha permesso di non perdere neanche un set (6-0 6-2 6-4). «Sono particolarmente contento perché qui non ero mai riuscito ad esprimermi davvero bene e per me è un grande sollievo: posso dire ce l’ho fatta finalmente», ha commentato un Lorenzi con il volto illuminato di gioia. «Sto bene, anche fisicamente, non ho più la fasciatura al polpaccio: forse ho rischiato un po’ troppo, giocando diversi tornei di recente, ma avevo visto che a Budapest era andata bene, quindi sentivo dl avere delle opportunità da sfruttare. Ho servito bene e ho giocato pulito, andando in profondità negli scambi: ho sbagliato poco ed ho sempre fatto le scelte giuste. Non mi sono mai sentito davvero in difficoltà».

In passato, certe sconfitte inattese hanno aiutato Lorenzi a gestire in maniera diversa il suo approccio all’incontro: restando con i piedi per terra, il senese nato a Roma ha cercato di amministrare meglio le difficoltà emotive che avrebbero potuto sorgere in caso di rivalsa del proprio avversario. «Per vincere una partita di Slam ho dovuto attendere tredici match, per vincere qui ne ho dovuti aspettare sei: in generale le cose me le devo sempre sudare. Manca solo Wimbledon, ma quello è un altro capitolo. Oggi ho maggiore esperienza, guardo davvero ai dettagli più piccoli. In passato ho perso con due set e break di vantaggio, proprio qui a Parigi, quindi ora non mi lascio travolgere dal momento ma cerco di analizzare a fondo i vari segmenti di una partita e questo è un vantaggio importante rispetto a qualche anno fa».

C’è forse un momento di maturazione generale in corso nel tennis maschile: tra le difficoltà legate ad infortuni a ripetizione, l’esperienza messa da parte con le sconfitte, la voglia d’emergere di alcuni giovani e qualcuno che ha deciso di maturare anche fuori dal campo. «Stefano Napolitano gioca benissimo a tennis – ha affermato Lorenzi – e per me questo risultato non è una sorpresa. Sono sicuro che lo vedremo presto nei primi cento e non sarà l’unico (…)

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Napolitano, Parigi val bene una nuova ricetta (Stefano Semeraro, La Stampa)

Stefano Napolitano è appassionato di cucina e quando è a casa si diverte a preparare paste con sughi speciali per papà Cosimo, il suo primo coach, malato di tennis, che gestisce il circolo I Faggi di Biella e non digerisce il glutine. Per arrivare a vincere il suo primo match in uno Slam al Roland Garros contro il tedesco Mischa Zverev (numero 31 del mondo e fresco finalista a Ginevra) ha usato invece una ricetta semplice semplice. Osso duro «Lavoro, tanto lavoro. Non credo ce ne sia un’altra per raggiungere quello che vuoi nella vita». Napolitano è il ventiduenne piemontese made in Biella che ha ottenuto il risultato più ghiotto fra i cinque azzurri che a Parigi si sono guadagnati il secondo turno. L’ultimo a farcela è stato ieri sera Paolo Lorenzi, che per vincere un turno a Parigi ha però dovuto aspettare i 35 anni.

A inizio 2016 Stefano era oltre il numero 400 della classifica mondiale, oggi è 187 del ranking , con l’ultimo risultato entrerà fra i primi 150. «Mi godo la vittoria, ma il torneo non è finito – dice -. Se mi avessero detto alla vigilia che avrei passato le qualificazioni e vinto un turno in tabellone, non ci avrei creduto. Adesso però non voglio fermarmi». Oggi sul campo numero 8, secondo match a partire dalle ore 11 (diretta tv su Eurosport 2), gli tocca l’argentino Diego Schwartzmann, numero 41 dell’Atp, un cagnaccio, specie sulla terra battuta. «Vincere la Davis» Per cavarsela gli serviranno tutti gli ingredienti che si è procurato negli ultimi mesi. «Affrontare a Roma un avversario solido come Troicki (grazie a una wild card, ndr) mi ha fatto capire che posso giocarmela anche a questi livelli, e le tre partite delle qualificazioni qui a Parigi mi hanno dato confidenza con le condizioni di gioco. Il merito dei progressi è del mio staff, coach Cristian Brandi e Antonio Sacchi che mi segue dal punto di vista mentale». Stefano si allena a Bordighera, dove fa base il clan allargato di Riccardo Piatti (…)

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Zverev, se il tedeschino fa cilecca (Claudio Giua, repubblica.it)

Paolo Lorenzi ha già spiegato perché talvolta si paragona al vino: “Beh, il vino con il tempo migliora, come me. Non penso sia necessario che un ragazzo debba arrivare ad alto livello già a 18 o 19 anni. Ognuno deve seguire le proprie tappe senza fretta”. Il paziente senese ha vinto un’altra tappa importante del suo personale giro degli Slam: ha superato al settimo tentativo il primo turno del Roland Garros. A 35 anni, da numero 2 d’Italia e 34 del mondo, Paolo ha disposto facilmente (6-0 6-2 6-4 in un’ora e 47 minuti) del lituano Ricardas Barankis, quasi 27 anni, fortissimo da adolescente quand’era allievo dell’accademia di Bollettieri in Florida, ora ATP 188 ma Top 50 solo un anno fa.

Secondo Nikolai Vasilievich Gogol, “ride la generazione che passa, e sicura di sé, orgogliosa, dà inizio a una nuova serie di errori, sui quali a loro volta rideranno i posteri”. Con più frequenza che nella vita e nella società del terzo millennio, nel tennis accade che le vecchie generazioni ridano e non lascino spazio alle più giovani. Ma capita anche il contrario, gogolianamente. Ieri, per dire, il biellese Stefano Napolitano, 22 anni, aveva sbarrato in quattro set la strada a Mischa Zverev, quasi 30 anni. Oggi, per contraddizione, Sascha Zverev, 20 anni, viene abbattuto da Fernando Verdasco, 34 anni, senza che nemmeno si passi dalla casella del quinto set. In ogni caso, il primo turno del Roland Garros non è roba per vecchi né per giovani se di cognome fanno Zverev.

Il match tra il madrileno e il tedeschino vive due tempi di altrettanti set in altrettanti giorni. Ieri Verdasco mostra di essere in grande spolvero, come un tempo gli accadeva spesso. Meno in tempi più recenti. Nel primo set fa capire a Sascha di avere nella bisaccia, da numero 37 al mondo, i colpi che possono mettere in difficoltà chiunque. In particolare, il mancino spagnolo punta a spostare molto l’avversario e a farlo avanzare il meno possibile, costringendolo spesso a rispondere di rovescio. Il secondo set vede Zverev Jr. riproporre a tratti il tennis scintillante del Foro Italico. Bilancio comunque non entusiasmante per entrambi prima dello stop per l’oscurità: 49 gli errori non forzati complessivi, quattro break a testa, rari i vincenti (solo cinque quelli del numero 10 ATP nel primo set, quattro quelli di Verdasco nel secondo).

La notte porta consiglio soprattutto allo spagnolo, che nel terzo set recupera un break e poi ne ottiene uno per sé, decisivo. Sotto 1-0 nel quarto set, Sascha cede il turno di servizio e perde le staffe. C’è bisogno che qualcuno del suo staff gli spieghi, in separata sede, che è lui il solo responsabile degli errori che fa. Quando spezza le incolpevoli racchette Head come fossero matite senza più le mine, dalle tribune del Philippe-Chatrier – dove siedono molti dilettanti che giocano da anni con lo stesso legno – partono i primi sonori fischi. Non si riprende, come segnala impietosamente il risultato finale: 6-4 3-6 6-4 6-2. Il numero 10 ATP, che nove giorni fa aveva massacrato Novak Djokovic in finale a Roma, incassa comunque un record, pur se negativo: mai in passato un vincitore degli Internazionali aveva lasciato gli Open di Francia al primo turno.

Il mood giovanilistico del Roland Garros 2017 impone almeno due altre segnalazioni: il coreano Hyeon Chung, 21 anni compiuti in aprile, ha rimandato anzitempo a casa Sam Querrey (6-4 3-6 6-3 6-3), che era arrivato a Parigi con il favore dei pronostici: un suo quarto di finale veniva dato come più che probabile dagli allibratori. L’australiano Thanasi Kokkinakis, un mese più vecchio di Chung,  ha resistito oltre tre ore al giapponese Kei Nishikori, numero 9 ATP (4-6 6-1 6-4 6-4). Prima o poi crescerà anche lui. Sui tempi della maturazione, si rivolga a Lorenzi, che è un esperto.

Da sottolineare l’inatteso successo collettivo degli italiani a Parigi: in cinque al secondo turno dello Slam sulla terra rossa, da Napolitano a Bolelli, da Seppi a Fognini. Più Lorenzi. Almeno uno di loro approderà al terzo turno, visto che giovedì sarà in programma la sfida tra il sudtirolese e il ligure (…)

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