(S)punti tecnici: Ostapenko, un dritto che viene dal passato

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(S)punti tecnici: Ostapenko, un dritto che viene dal passato

Jelena Ostapenko è la giovane più promettente del circuito WTA. Ormai celebri i 299 vincenti con cui ha vinto il Roland Garros. Molti dei quali frutto del suo grande dritto

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(settembre 2017, dal nostro inviato a New York)

La “belvetta”, nello US Open appena concluso, è stata sconfitta dal mal di gola, dalla febbre, e soprattutto da Daria Kasatkina, ma in ogni caso l’ha presa con filosofia, riuscendo a sorridere in conferenza stampa, e mostrandosi fiduciosa per il futuro. Ne ha ben donde, direi, e la stagione in cui ha compiuto vent’anni rimane comunque memorabile, piazzandola di diritto tra le giovani emergenti di migliori prospettive.
Suona quasi strano, in effetti, definire “giovane emergente” una campionessa in carica del Roland Garros, probabilmente lo Slam più duro da vincere dal punto di vista del dispendio fisico. Sulla terra rossa, la potenza non è fine a se stessa, ma è imprescindibile per mettere in difficoltà gli avversari, considerata la facilità di spostamento per chi si difende nello scambio. Tirare 299 vincenti in sette match, parliamo di 42 di media a partita, è spaventoso. Le statistiche ci dicono anche che quella che io prediligo chiamare “belvetta”, per l’aggressività totale in campo, che però si unisce a una personalità solare e gradevolissima fuori, è stata in grado di far viaggiare la palla, con il dritto, in media più forte di Andy Murray, il numero uno ATP fino a poche settimane fa. Jelena Ostapenko, per amici e famiglia Aljona, ha dalla parte destra dei fondamentali da fondocampo un autentico cannone. Colpo che attendevo da tempo di avere occasione di analizzare per bene, soprattutto dopo una interessantissima conversazione avuta a Wimbledon insieme al grande Gianni Clerici, con il quale si concordava in un paragone azzardato quanto affascinante, che andremo a valutare tra poco. Intanto, vediamo per bene questo drittone.

In una bella mattinata della prima settimana, ho fatto un giretto dalle parti del Louis Armstrong Stadium in versione provvisoria, showcourt che sinceramente è molto bello anche così, ampio, luminoso, davvero piacevole. Se poi, al cappuccino necessario al risveglio mettiamo vicino un bell’allenamento della “belvetta”, allora, come si suol dire, “siamo in pole position“. Vediamo qui sopra un video rallentato del famoso super dritto di Jelena. Molto buona la ricerca della palla con il piede destro, che va ad affondare l’appoggio per caricare la spinta in open stance classica, impugnatura western, bella ovalizzazione, ottimo l’ingresso dell’anca e la rotazione busto spalle. Ma proprio quest’ultima, in particolare l’azione della spalla destra, va ad accompagnare un gesto del braccio molto peculiare, che andiamo ad analizzare con i frames tratti dal video stesso. Come sempre quando possibile, tutto il materiale video e di immagini è originale ed esclusivo, è uno degli irrinunciabili vantaggi dell’essere sul posto di persona.


In alto, tutto ancora standard, un gran caricamento, e un ovale amplissimo iniziato con racchetta verticale, mentre qui sopra iniziamo a vedere le cosette interessanti. Nel frame a sinistra, Jelena è già in proiezione verso la palla con spinta del piede esterno, e ha già quasi finito di aprire frontalmente al campo la spalla sinistra, mentre la destra rimane ancora indietro, con una netta frazione di secondo di ritardo. Vediamo il motivo nel frame di destra, dove si arriva a un millisecondo dall’impatto, e la palla è quasi arrivata di fianco alla giocatrice: la spalla destra stava “aspettando” il movimento a colpire del braccio, che viene eseguito – si tratta di puro istinto coordinativo e di timing personali, qui, nessun pensiero cosciente – per l’appunto in ritardo, ma contemporaneamente in assoluto controllo. Per mantenere in assetto la racchetta, la nostra amica Jelena è costretta a una evidente flessione del gomito, che compensa il mancato anticipo del piano di impatto, che avviene a nemmeno una spanna davanti all’anca, mezzo metro più indietro della norma. Teoricamente, un errore tecnico grossolano, ma il risultato è una fiondata che scatta in avanti come un elastico teso fino al limite, e quello che le esce dalla racchetta è indescrivibile, visto di fianco da due passi.


Qui sopra, la palla è già partita, e ancora non vi è accenno di rotazione a coprire il colpo, anzi l’effetto ottico è quasi quello di una sorta di scucchiaiata. Per tenere in campo e controllare sberle a mano aperta simili ci vuole un timing fuori del normale, la velocità di uscita dal piatto corde è straordinaria. Per forza che le viaggiano come e più che agli uomini, se sentiste che colpi di pistola, come risuonano nel mezzo di uno stadio vuoto.

Qui sopra, solo nel frame di destra, a swing sviluppato per oltre metà, inizia la rotazione interna dell’avambraccio, e a causa dell’impatto ritardato con gomito flesso la spalla destra sale fino a rendere la postura quasi ingobbita, praticamente è un cazzotto più che un dritto.


Qui sopra, il finale dell’esecuzione, con lo sviluppo del windshield-wiper (movimento a tergicristallo), e avvolgimento del braccio-racchetta fino a oltre la spalla sinistra, con stance perfettamente frontale rispetto al campo, e altrettanto perfetta centralità dell’asse di equilibrio. Uno spettacolo, ragazzi. La grande efficacia di questa esecuzione è che risulta illeggibile per gli avversari, con un impatto così arretrato Jelena, di pura velocità di braccio, può rapidizzare più o meno l’ingresso dell’avambraccio, facendo virtualmente perno sul gomito, e ottenendo un lungolinea o un cross stretto quasi con lo stesso identico swing, si tratta di variazioni nell’ordine delle frazioni di secondo, si capisce dove tira solo dopo che è già partita la palla. Micidiale.

Ma ritorniamo all’inizio del discorso, come detto già affrontato a Londra con il Maestro Clerici: al netto, ovviamente, dell’impugnatura, chi ci ricorda un dritto sempiatto, illeggibile, con impatto ritardato, gomito flesso, e spallata in avanti ad accompagnare un  movimento secco, tanto da portare la giocatrice a ingobbirsi lievemente? Ebbene sì, proprio lei.



Madame Stefanie Marie Graf, detta Steffi, è sempre un piacere rivederti.
E rivedere un dritto che ricorda il tuo in una ragazza così giovane e forte, è davvero bello.

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