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01/12/2011 17:57 CEST - NON SOLO TENNIS

We want to play Basketball!

NON SOLO TENNIS - Finalmente si vede la luce. Il lock-out è ufficialmente finito, si aspetta solo la firma del contratto. Si parte a Natale, salvando uno degli eventi principali dell'anno. Ci sono alcune sostanziali differenze nel nuovo CBA, ma l'accordo è decisamente più equilibrato rispetto alle premesse. Ma, alla fine di questi 149 giorni di guerra fredda, chi ha guadagnato e chi ha finto per perderci? Karim Nafea

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We Want to play Basketball! Era anche ora. Dopo 149 giorni di serrata, l’associazione dei giocatori dell’NBA, la NBPA, e gli esponenti dei proprietari delle franchigie sembrano essere ad arrivati ad un accordo di massima; incredibile come giocatori e proprietari siano tornati immediatamente alla modalità “che l’uomo non divida ciò che Dio ha unito”.

La firma non c’è ancora stata ma la ventata d’ottimismo ha già avuto i suoi effetti, causando uno dei più grossi “bumps sportivi” della storia, in quanto le quotazioni di tutte le aziende, dalla holding che gestisce e possiede il Madison Square Garden alla Adidas (sponsor tecnico della lega), dalla Nike (che ha sotto contratto molti dei top-players) alla Take-Two (sviluppatore del videogioco ufficiale della lega), che hanno legami con l’NBA hanno beneficiato di sostanziali rialzi. Questo non dovrebbe però illudere riguardo ai problemi che deriveranno dalle oltre 200 partite perse, soprattutto nelle città che pur avendo squadre di alto livello, vedi Oklahoma, sono considerate piccoli mercati. In ogni caso, si ricomincia, finalmente.

L’inizio della stagione è stato designato al 25 Dicembre e non è un caso; la lega ha fatto di tutto per non perdere la giornata natalizia che da sempre è uno degli eventi principali dell’anno e che quest’anno risponderebbe anche alla totale astinenza dal miglior basket del mondo, tamponando quindi, anche se in minima parte le perdite.

Da far girare la testa le partite in programma per il 25: la rivincita delle Finals tra Dallas e Miami, la partita tra i Celtics ed i Knicks e la sfida tra i Lakers di Kobe e dell’eroe della NBPA Derek Fisher ed i Chicago Bulls dell’MVP in carica Derrick Rose: una vera e propria overdose di pallacanestro.

Come detto, l’accordo, che sarà valido per i prossimi dieci anni, non è ancora stato firmato ma i punti basilari sono già stati definiti e ci sono un paio di “novità” rispetto all’ultimo contratto collettivo, ratificato nel 2005.
Innanzitutto la divisione del BRI (Basketball Related Income, cioè l’indotto della lega), la cui percentuale è stata il primo vero problema tra proprietari, che volevano un accordo “alla romana” (50-50), e giocatori che chiedevano un, francamente irragionevole, 57-43.

Nella bozza di contratto la spartizione è fissata al 51.15 % per i giocatori nel primo anno di contratto (con il restante per i proprietari) ed al 50-50 nei restanti nove anni; ovviamente ci sono anche altri “modificatori” come le percentuali di incremento e decremento riguardanti un eventuale surplus del BRI (o, contestualmente, un BRI non all’altezza delle attese).

Due cose molto importanti, legate alla gestione dei contratti, sono l’amnesty, che garantisce ad ogni squadra prima di ognuno degli anni del CBA (collective bargaining agreement) la possibilità di rescindere il contratto di un giocatore (ed uno solo) senza vedere l’ammontare dello stipendio calcolato nel monte salari e lo “stretch” (sic), che andrebbe ad assicurare ai giocatori la compensazione garantita derivante dalla rescissione di un contratto (in due modi, o, come in passato, con la franchigia che paga la buonuscita, oppure stirando il contratto del giocatore in base ad una percentuale prestabilita per la durata del doppio più uno dei rimanenti anni di contratto). Oh, la parte noiosa è finita, ma era necessaria all’argomento.

A questo punto la prima cosa che viene da pensare è: chi c’ha guadagnato? Così, sue due piedi, si può dire che noi spettatori, tifosi, appassionati avremo una stagione altamente spettacolare molto raccolta con molte partite in poco tempo (sostanzialmente 66 partite, esclusi i playoffs, in quattro mesi). Grande spettacolo quindi, garantito anche dalla grande voglia dei giocatori (rimasti in America) che durante l’inattività si sono organizzati in varie leghe cittadine e regionali per alleviare la mancanza.

Molti sono concordi nel dire che le squadre stagionate, ad esempio Boston e San Antonio, verranno favorite dal minor numero di partite da disputare ma sono dell’avviso che, come abbiamo visto nel tennis, non è tanto la quantità di partite a fare la differenza per gli over-30, quanto il tempo di recupero tra le stesse, che quest’anno sarà praticamente inesistente. Quindi non vedo Boston e San Antonio particolarmente favorite dalla situazione, partiranno comunque in seconda o terza fila.

Molto meglio i Miami Heat dei tre fichissimi James, Wade e Bosh che, pur avendo avuto molto tempo per pensare alla cocente sconfitta contro i Mavs di Nowitzki e Kidd nelle Finals, avranno anche modo, grazie al nuovo contratto di rinforzare la squadra con alcuni dei veterani “sul mercato” poiché le tasse applicate sugli esuberi (la luxury tax, un dollaro per ogni dollaro d’esubero) del monte salari, ulteriormente abbassato dal nuovo CBA, non entreranno in azione per i prossimi due anni sui nuovi contratti.

Peraltro anche i Celtics potrebbero trarre beneficio dalla situazione, tentando l’accordo per uno scambio tra playmaker con New Orleans. La mossa Rajon Rondo per Chris Paul, dovesse riuscire, darebbe non solo nuova freschezza e possibilità di titolo, ma anche un giocatore su cui fondare i prossimi anni.

Alcuni invece pagheranno un di più la situazione, ad esempio i Chicago Bulls o gli Oklahoma City Thunder che vedranno Derrick Rose e Russell Westbrook chiedere estensioni e ritocchi di contratto molto sostanziosi, e che grazie alla situazione saranno praticamente garantiti per i prossimi dieci anni.

Anche i Mavericks avranno qualche problema nel gestire la politica spendacciona (che ha dato frutti comunque) di Mark Cuban e l’esodo di free agent di livello; servirà necessariamente un cambio di direzione per potere attuare una difesa del titolo all’altezza.

Resta il fatto che fino a una settimana fa non si vedeva la luce e adesso c’è la concreta possibilità di rivedere tutti in campo tra meno di un mese. The NBA is back.

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Karim Nafea

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