Le giovani speranze del tennis futuro si nascondono nei Challenger

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Le giovani speranze del tennis futuro si nascondono nei Challenger

Un’interessante statistica dimostra con inappellabili dati numerici quello che negli ultimi anni si lamenta: l’assenza di giovani leve all’interno della top 100. Ma il futuro del tennis è quasi pronto ad esplodere manifestandosi ai più; in questo momento si sta ritagliando uno spazio nel circuito minore alla ricerca di punti e denaro preziosi per la loro ascesa. Ecco ciò che è risultato dopo una ricerca statistica

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Proprio quando il primo slam dell’anno se ne va in archivio con tre dei quattro fab giunti sino in semifinale come da anni avviene, si sente sempre di più l’assenza di giovani tennisti che possano battere costantemente i migliori al mondo, i vecchietti. Eccezioni non ve sono: Wawrinka che vince il Roland Garros, e prima ancora gli Australian Open, non si può considerare un giovane dato che va per le 31 primavere; l’unico vero tennista ad essere riuscito a mettere i bastoni fra le ruote rimane il tanto rimpianto Juan Martin del Potro (che attendiamo per l’ennesimo rientro a marzo) nell’ormai lontano 2009 a Flushing Meadows. Aveva 21 anni.

Si dice sempre più spesso che i tempi di Borg, McEnroe, Wilander, Becker e Chang campioni di precocità, sono finiti. È un dato di fatto da accettare così com’è, al pari dello scorrere del tempo. Però qualcosa si sta muovendo al di fuori della top 100, soprattutto nel vivaio statunitense.

Questa statistica prende come data di discernimento i tennisti nati dopo il 1 gennaio 1990, ossia i venticinquenni, un’età che al giorno d’oggi è considerata ancora precoce per ambire ai massimi livelli di questo sport. Nella top 100 calcolata in data 01.02.2016 questi sono i dati ottenuti:

  • giocatori under ’90: 30 (percentuale banalmente calcolabile del 30% che ci servirà in seguito)
  • giocatori over ’90: 70

Approfondendo la classifica ATP vediamo come all’interno della top 10 non vi siano tennisti nati dopo il 1990 e l’età media risulti di 30 anni. Nella top 20 sono presenti nell’ordine Milos Raonic (1990), David Goffin (1990), Dominic Thiem (1993) e Bernard Tomic (1992). Nella top 30, invece, troviamo Jack Sock (1992) e Grigor Dimitrov (1991). Nella top 40 ci sono Borna Coric (1996) e Vasek Pospisil (1990). Infine nella top 50 è collocato l’australiano Nick Kyrgios (1995).

Dei tennisti citati solo Raonic e Dimitrov si sono dimostrati realmente competitivi riuscendo quantomeno ad infrangere il muro della top 10 e raggiungere una semifinale Slam. Scendendo in classifica via via compaiono tutti gli altri giovani, la maggior parte dei quali è collocata oltre l’ottantesima piazza. Tra questi rientra l’italiano Marco Cecchinato (1992) che deve ancora vincere una partita a livello ATP. Questo dato è emblematico già di per sé.

Quindi, assodato che l’età della top 100 sia spostata verso la maturità, dove sono i giovani? Scorrendo il tabellone di 32 giocatori allineati al primo turno nei due tornei challenger disputati la scorsa settimana a Maui e Bucaramanga e in quelli in corso a Dallas e Launceston, si possono notare dei dati forse sorprendenti:

giocatori under ’90: Maui 23 ossia 71%   Bucaramanga 19 ossia 59%
giocatori over ’90: Maui 9   Bucaramanga 11
anno di nascita tennista più giovane: Maui 1998   Bucaramanga 1997

giocatori under ’90: Dallas 16 ossia 50%   Launceston 25 ossia 78%
giocatori over ’90: Dallas 16   Launceston 7
anno di nascita giocatore più giovane: Dallas 1998   Launceston 1999

Dati alla mano, risulta palese notare che le young guns pullulano letteralmente nel circuito minore visto che non hanno una classifica tale da permettere loro di accedere a tabelloni di maggior prestigio e, sorprendentemente, ve ne sono in percentuale altamente significativa rispetto al 28% dei presenti nella top 100.

Il torneo hawaiano di Maui contava ben tre tennisti classe 1998: Michael Mmoh, Stefan Kozlov e Frances Tiafoe sventolanti bandiera statunitense. Oltre e loro val la pena citare il classe 1997 Taylor Harry Fritz (USA), Jared Donaldson (USA) del 1996 e, per finire, Kyle Edmund (GBR) e Matteo Donati (ITA) del 1995. I giocatori più anziani sono i ventinovenni Grega Zemlja, ex top 100 fermatosi a causa di un infortunio ed il cinese Zhe Li.
A Bucaramanga la percentuale di giovani non era di molto inferiore; il tennista più giovane è ancora statunitense e risponde al nome di Tommy Paul (1997). Ai tennisti più anziani in tabellone ai quali erano assegnate le migliori teste di serie erano i trentacinquenni Victor Estrella-Burgos ed Albert Montanes.
Dallas vede la presenza nuovamente di Tiafoe come tennista più giovane e Benjamin Becker come più anziano, anche lui classe 1981. Infine Lunceston può contare largamente su tennisti nati nell’ultimo decennio dello scorso secolo come l’australiano Alexei Popyrin del 1999, Duckee Lee, coreano del 1998 come il greco Stefanos Tsitsipas.

Anche osservando le percentuali di giovani presenti nei precedenti tornei challenger disputati in questo 2016, risulta che le nuove leve del tennis stanno iniziando a dire la loro in massa. Gli Stati Uniti sono la nazione che pare aver meglio lavorato nel settore giovanile poiché a loro manca un numero uno ed un trofeo dello slam in singolare dai tempi di Andy Roddick, che raggiunse entrambi gli obiettivi ben più di un decennio fa. Questo, per una nazione dalla tal tradizione tennistica, risulta inaccettabile sicché, a ragion veduta, hanno deciso di investire molto nel settore giovanile. Vedremo con il passare del tempo quale di questi riuscirà veramente ad esplodere e chi, invece, si fermerà ad un livello inferiore; per tutti le premesse ci sono, ora bisogna concretizzarle. Al momento l’Australia sembra la nazione meglio preparata ad affrontare gli statunitensi in quanto conta su un numero importante di giovani leve già ben posizionate nel ranking ATP: Tomic, Kyrgios, Kokkinakis, Duckworth, Thompson, Saville, Bolt e Jasika.

Anche altre nazioni geograficamente ed economicamente inferiori agli USA possono contare su un paio di giocatori dal potenziale interessante: il Belgio con Goffin e Coppejans, la Repubblica Ceca con Vesely e Pavlasek, la Svezia con i fratelli Ymer, la Russia con Rublev e Kachanov, la Gran Bretagna con Edmund ed Evans, la Spagna con Carballes Baena e Munar, il Canada con Raonic, Pospisil e Peliwo, la Grecia aspetterà la crescita di Tsitsipas, la Corea ha Chung e Lee, l’Austria Thiem, Melzer e Novak.

Infine veniamo a noi, alla nostra Patria legata ai ricordi (beato chi li ha vissuti!) del buon vecchio Adriano nazionale, l’Italia su chi deve puntare per ambire ai massimi livelli? Nomi come Cecchinato, Donati, Quinzi, Berrettini, Pellegrino e Bahamonde possono essere papabili. O dovremmo aspettare una generazione ed un’altra ancora prima di vedere sbocciare il Nostro campione?

Carlo Soldati

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