Stepanek, il rovescio di Lajovic, vissuti così a Belgrado

Coppa Davis

Stepanek, il rovescio di Lajovic, vissuti così a Belgrado

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TENNIS – Gli eventi vanno visti dal vivo più che in tv. E’ un’altra cosa. La finale di Coppa Davis a Belgrado nel racconto di un inviato. Atmosfera indimenticabile alla Beograd Arena, i collegamenti con Radio Sportiva, il “leone” Stepanek, la svista su Lajovic.

E’ stata la mia seconda finale di Coppa Davis: Serbia contro Repubblica Ceca.

E’ la mia terza “mission” per Ubitennis, tutte in Davis. Una a Praga l’anno scorso per R.Ceca-Spagna, l’altra ad aprile in Canada per la sfida tra i canadesi e gli azzurri, Fognini, Seppi, Bracciali.

Del volo si occupa, come per tutti gli inviati di Ubitennis, il mitico Vanni Gibertini (Napoli-Roma-Belgrado),. mentre l’ITF sistema gli accreditati nel media hotel, in questo caso il TULIPINN di Belgrado.. La partenza è giovedì 14, primo step (il volo verso Roma) va benissimo, il secondo invece incontra un piccolo inconveniente. Già saliti sull’aereo per Belgrado veniamo avvisati dopo 10 minuti dal comandante che c’è un inconveniente tecnico e che bisognerà aspettare un sopralluogo prima di capire se si può partire. Purtroppo l’esito è negativo, siamo costretti a cambiare aereo. La cosa più scocciante è che non solo dobbiamo tornare in aeroporto ma anche rifare il check-in. Ma l’intoppo è anche un altro, ritardando di circa due ore il mio arrivo nella capitale serba mi sarà impossibile ritirare all’ufficio stampa l’accredito fino all’indomani. Come previsto si arriva a Belgrado con  un paio di ore di ritardo. L’organizzazione stavolta è più che perfetta, l’albergo assicura un transfer da e per l’aeroporto, così trovo ad attendermi un autista con il mio nome che mi accompagna a destinazione. Durante il viaggio si entra subito in clima Davis, la persona che mi porta in albergo è come tutti i serbi in attesa spasmodica della finale, si parla un po’ di tutto. Da Djokovic a Troicki, all’infortunio di Tipsarevic e così via. L’albergo è poco distante dall’aeroporto, forse 15 minuti. Qui ci sono grosse strade ma poche macchine che circolano, il traffico in 4 giorni non lo vedrò mai. Ho l’impressione che si siano create delle grosse infrastrutture per sviluppare la città ma che al momento non ci siano le basi (soprattutto economiche) per questa grande crescita. I postumi della guerra civile probabilmente sono ancora presenti. L’autista mi spiega che la città ha una parte vecchia ed una nuova, chiaramente quella più affascinante è la prima, ma durante la mia permanenza vedrò ben poco (e questo è forse l’unico lato negativo di quando si è inviati e compressi tra i vari impegni). L’albergo è ad una decina di minuti dal centro, le camere sono piccole ma essenziali, wi-fi presente dappertutto, verifico la funzionalità del pc, tutto ok. Come di consueto c’è il Media Party organizzato dall’Itf: conviene andarci perchè a contatto con tanti colleghi si possono avere le notizie dell’ultima ora. Specie se ne conosci..

La sede del media-party è al 25° piano di un palazzo nella parte nuova della città. Come al solito ben organizzato, presenti tutti i membri dell’ITF tra cui naturalmente il presidente Francesco Ricci Bitti. La cucina quest’anno richiama quell’asiatica ma non mancano anche varianti europee, i dolci sono la fine del mondo. Ottima anche l’organizzazione del locale che è allestito con tabelloni luminosi che richiamano la finale di Davis. Elegante la presenza della musica dal vivo, con una ragazza dalla voce molto bella che accompagnata da un chitarrista rielabora a modo suo motivi attuali e di un po’ di tempo fa. Una serata  piacevole… di quelle che ci vorrebbero almeno un paio di volte all’anno per staccare da tutto e da tutti.

La mattina dopo una veloce passeggiata nei dintorni dell’albergo. C’è ben poco d’ìinteressante da vedere purtroppo. Noto (con tristezza) più povertà rispetto a quella che immaginavo. Ho l’impressione che la guerra civile abbia lasciato i suoi segni. Soprattutto negli sguardi delle persone. File interminabili per comprare un piccolo spuntino per strada, persone anziane che paiono arrabattarsi per andare avanti. Di nuovo e moderno nei pressi dell’hotel c’è ben poco. Alle 12 ecco il bus che ci porta alla Beograd Arena. E’ buona regola nutrirsi bene per garantirsi riserve sufficienti. In compagnia dell’altro solo giornalista italiano, Vincenzo Martucci della Gazzetta, e di colleghi stranieri si va al palazzetto. La Beograd Arena (o anche Comebank Arena, questa l’insegna che campeggia sull’entrata principale) si presenta come un bell’impianto. Sia visto da fuori che dall’interno. La sala stampa è meglio organizzata di quella di Praga un anno fa. Ambiente molto grande. C’è spazio anche per le conferenze stampa dei giocatori dopo le partite. Un bel vantaggio per chi lavora. Un anno fa non era così e bastava un attimo di disattenzione per correre il rischio di non vedere i giocatori passare e perderti le loro dichiarazioni.

Provvidenziale sandwich alle 14, ritiro dell’accredito, verifica dei posti riservati ai giornalisti in tribuna, del wi-fi. Si  aspettano solo le 16 per l’inizio delle partite. Bene che anche in tribuna stampa ci siano desk e si possa lavorare con il pc sul campo. Scrivere il pezzo “live” senza dover fare la spola con la sala stampa è un bel colpo. Pochi minuti dopo la fine del match il primo articolo è già in home page. Poi lo si può rifinire, correggere, integrare, in un secondo momento. Ma internet pretende la massima rapidità. Il navigatore internettiano non ha pazienza. Si connette dove sa che arrivano prima i servizi, le cronache, le interviste. E chi si trova sul posto gode (e fa godere) di grandi vantaggi.

I due match della prima giornata non riservano grosse sorprese, sia Djokovic che Berdych vincono in tre set, 1-1 finale come da pronostico e già sai che domani il doppio deciderà tutto. Rispetto all’anno scorso osservo che quando a rispondere alle domande c’è’ un top player le conferenze durano un’eternità. Nole si sente obbligato ad essere disponibile, ma la sua intervista dura 40 minuti, tutti gli chiedono di tutto. Non avendo il dono dell’ubiquità è inevitabile scegliere…di perdere tutta la fase iniziale del matchi tra Lajovic e Berdych, che peraltro appare – ed è _ è scontato. Anche per via di questa situazione “logistica” che mi fa mancare l’inizio del match, ho l’impresione che Lajovic abbia un diritto migliore del rovescio. Non tutti sono d’accordo, anche fra i lettori che commentano live e devo ricredermi: forse il miglior colpo di Lajovic è il rovescio. Chi stava a casa davanti alla tv fin dal primo punto in questo caso è stato avvantaggiato. Questi sono i rischi del mestiere e della concitazione del momento. Sono già le 22.30 quando si torna in albergo. Per un doppio incerto e spettacolare, chiunque lo giochi, ci sono tutte le premesse. In camera mi arriva un sms di Radio Sportiva, la radio con diffusione nazionale che si occupa tout court di sport. Ubaldo ha loro segnalato la mia presenza. Si fissa l’appuntamento sulla prima giornata della finale.

Al sabato e all’ora dell’intervento in radio tutto fila via liscio. Confesso che un po’ di emozione l’ho provata. Un conto è aver parlato sempre ad una radio, un conto è trovarcisi per la prima volta.

Al palasport l’ambiente all’interno è ancora più caldo del giorno precedente, le due tifoserie sono splendide e rumorose. Trombette dal lato ceco, una vera e propria orchestra dalla parte serba, l’atmosfera della Davis è troppo bella, a volte davvero non capisco quelli che ne mettono in discussione il format.

Ubaldo dall’Italia insiste  per sapere in anticipo rispetto all’annuncio ufficiale le coppie prescelte dai capitani. “Gioca Djokovioc o no? La Gazzetta ha scritto di sì, io ho la sensazione che invece non giocherà…sia perchè lui non ci tiene a rischiare sia perchè Zimonjic forse preferisce essere lui il leader del doppio e …l’eroe se vince, non il capro espiatorio se perde…” mi dice il direttore. Alle 14.45 il ragazzo serbo che si occupa dell’organizzazione della sala stampa e del trattamento di noi inviati mi conferma che in doppio non ci sarà Djokovic ma Bozoljac e Zimonjic. Sul fronte ceco nessuna novità, andranno in campo Berdych e Stepanek. Nel frattempo in sala stampa i colleghi francesi discutono con il giudice arbitro loro connazionale Pascal Maria discutono,a voce bassa, non di tennis ma  dello scivolone della loro nazionale di calcio contro l’Ucraina nelle qualificazioni mondiali. Tutto il mondo è paese.

Altro sandwich e via in tribuna per assistere al doppio. I cechi domineranno, tre set a zero e via si scatenano  le immancabili polemiche sulle scelte di Obradovic. Quelle del senno di poi. Qualche piccolo problema con gli audio, non riesco a scaricarli e sarò costretto in albergo a scrivere le interviste in fondo all’articolo. Ancora una volta farò molto tardi, ma, come diceva il grande Tommasi, “scrivere per passione e fare un mestiere che ti piace…è sempre meglio che lavorare!” La stanchezza non la senti nemmeno.

Siamo alla domenica, vorresti tanto girare un po’ prima di andare al palazzetto, ma devi arrivare in buone condizioni fisiche alla Beograd Arena sapendo che la giornata potrebbe essere lunga e faticosa. Stavolta decido di godermi di più l’esterno del palasport, anche perché di solito il bus ci porta all’interno davanti all’entrata della sala stampa. Mi copro bene (qui fa freddo, non esagerato ma sciarpa e cappello sono utili), esco fuori e mi faccio un giro tra le bancarelle che vendono gadget per i tifosi. Ne compro qualcuno (del resto questa è la parte più ludica di viaggi del genere, comprare ricordi per te e souvenir da portare ad amici e parenti) poi torno dentro, dove invece magliette celebrative e articoli similari scarseggiano (a Praga erano organizzati molto meglio). Ma uno zaino con il simbolo della Davis non me lo lascio sfuggire..

Anche l’ultima giornata offre poche emozioni. Anche gli ultimi due singolari finiscono in tre set. Stepanek si mangia Lajovic ed entra nella storia del tennis ceco e della Davis. Nel suo Paese riceverà accoglienze da eroe. Per il secondo anno consecutivo è suo il punto del 3-2 e della vittoria, unico nella competizione a riuscirci per due anni consecutivi (Cochet e Perry vi erano riusciti, ma negli anni 20/30 e mai consecutivamente). I serbi sfogheranno la loro rabbia in sala stampa, Obradovic e Djokovic ritorneranno sull’argomento Troicki in modo sorprendentemente polemico, davanti ai responsabili ITF che non battono ciglio ma certo avranno registrato.

La missione è conclusa, c’è sempre un po’ di tristezza. A Napoli altro collegamento con Radio Sportiva per un commento sulla finale di Davis (ma va va catechizzata mia figlia,5 anni: durante il collegamento è necessario che faccia silenzio!)..

Nel frattempo dall’Ordine Giornalisti è arrivata la notizia che a dicembre riceverò il tesserino di giornalista pubblicista, conquistato con gli articoli retribuiti fatto in questi due anni per Ubitennis.com. D’ora in avanti problemi per qualunque tipo di accredito non ce ne saranno più. Anche  a 41 anni, se credi in quel che fai certi obiettivi si possono raggiungere. E se il ragionamento vale per me, figuriamoci per chi è più giovane ed è appassionato di giornalismo e di sport. Ragazzi fatevi avanti senza paura, tutto è possibile, credete sempre e solo in quel che sentite dentro.

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