Cilic, quando tre indizi fanno una prova

Rubriche

Cilic, quando tre indizi fanno una prova

Pubblicato

il

 

TENNIS – Dopo la vicenda doping dello scorso anno, il croato sembra tornato più forte di prima. In tre settimane ottiene due vittorie ed una finale scalando diverse posizioni in classifica, ma il Masters è alla sua portata?

Gran momento di forma quello che sta palesando il venticinquenne Marin Cilic negli ultimi tempi, la sua stagione è iniziata davvero come nessuno di sarebbe aspettato: dopo un appannato mese di Gennaio (preceduto da un finale di stagione 2013 in cui non si è praticamente visto anche a causa della “strana” vicenda doping in cui è stato coinvolto) nel quale ha collezionato solo un quarto di finale a Brisbane e un secondo turno agli Australian open (esce al quinto set per mano di Simon), il croato comincia la sua scalata in classifica proprio nel torneo di casa, sul cemento indoor di Zagabria (torneo conquistato ben 4 volte), mostrando un tennis a tratti spettacolare, per poi proseguire la sua striscia vincente in quel di Rotterdam dove viene stoppato in finale da un ottimo Thomas Berdych, ma non pago (ne stanco) va a conquistare il suo undicesimo titolo nel 250 americano di Delray Beach.

Guardando al relativo prestigio dei tornei in questione si potrebbe cadere facilmente in errore, immaginandosi facili cavalcate e su avversari poco competitivi; ma non è stato così: Cilic in queste tre settimane è uscito vincitore da sfide di valore, e lo ha fatto spesso e volentieri in grande stile: nel torneo croato batte avversari discretamente solidi come Phau e Dodig (mai facili da battere, specie l’ultimo) prima di arrivare in finale dove dispone facilmente di un avversario tanto ostico quanto talentuoso come il sempreverde Tommy Haas, regolato in due rapidi set giocando uno splendido tennis.

Nel torneo seguente, non sazio del trofeo appena disposto in bacheca, si presenta a Rotterdam ancor più carico ed inanella una serie di successi di prestigio: dopo aver dominato (6-2 6-2) al primo turno l’ammazza-Nadal Lucas Rosol, batte agevolmente anche un avversario del calibro di Jo Tsonga (6-4 6-4) che, seppur in cattivo periodo di forma, resta cliente tutt’altro che semplice da gestire, specie sui campi indoor; come se non bastasse, per Cilic il regalo ricevuto per una grande vittoria su un top ten è stato il trovarsi dall’altra parte della rete il neo abile britannico Andy Murray, entrato in tabellone grazie ad una wild card, diventando così di diritto il favorito del torneo; beh Cilic non si abbatte e, memore di alcune grandi vittorie ottenute sul futuro baronetto, in particolar modo quella agli US Open 2009 in cui lo strapazzo’ letteralmente, esprime un tennis fantastico che mette in grave difficoltà la fase difensiva dello scozzese, apparso peraltro non in grandissima forma, chiudendo anche in questa occasione in due facili set.

Stavolta il tabellone (finalmente!) gli sorride e si trova in semi la sorpresa del torneo, l’idolo di casa Igor Sisljing: l’olandese in settimana sta esprimendo probabilmente il miglior tennis della sua carriera e continua a farlo anche contro il croato per un set e mezzo, tirando vincenti da ogni parte del campo e mettendo alle strette i nervi di Cilic che si ritrova in una bolgia indemoniata quando credeva probabilmente di cavarsela in breve tempo e senza troppo spreco di energie; ma il croato e’ bravissimo a non perdere la testa e ad aspettare l’inevitabile calo dell’olandese (se giocasse sempre alla maniera del primo set sarebbe top ten e non numero 52!) e dispone di lui in 3 set senza rischiare troppo, in una partita che stava per rivelarsi una vera e propria trappola.E si giunge così alla finale dove il povero Marin, alla decima partita in tredici giorni, si presenta piuttosto scarico oltre che a livello fisico, anche sotto il profilo mentale; Berdych passeggia e in poco più di un’ora porta a casa match e torneo.

A questo punto sarebbe stato ovvio pensare ad almeno una settimana di pausa o ad una precoce eliminazione nel seguente torneo, ma il talento di Medjugorje continua a sorprendere demolendo chiunque si trovi di fronte nei primi tre turni,questa volta relativamente agevoli (Becker, Harrison e Gabashvili), per poi superare altri due scogli tutt’altro che di poco conto rappresentati dai bombardieri John Isner (7-5 6-3) e il sudafricano Kevin Anderson (7-6 6-7 6-4), domato dopo  una maratona di ben oltre tre ore (a testimoniare una sorprendente resistenza fisica e mentale).

Con queste grandi prestazioni, Cilic, in venti giorni, passa dalla 37sima  posizione alla 25sima (il balzo sarebbe stato ancor maggiore se non avesse vinto anche lo scorso anno il torneo di Zagabria) ma soprattutto si issa fino alla quarta posizione della race che, seppure ancor poco matura, comincia a dare delle indicazioni interessanti.

Il croato peraltro non è nuovo alle zone alte del ranking, basti ricordare come già nel lontano 2010, ad appena ventun’anni, raggiunse il nono posto delle classifiche mondiali, a seguito della semifinale conquistata nello Slam australiano; ricordo ancora il commento di Rino Tommasi (mio immortale oracolo per il quale ripongo una stima enorme oltre ad una grande fiducia per sue “profezie”) durante una telecronaca di un match del croato, nella quale se non erro disse:” Questo qua e’ buono…la pasta di cui è fatto è di qualità”.

E giustamente la rapida scalata che stava compiendo alla sua verde età, unito ad un tennis moderno fatto di grande completezza, solidità e spinta,  lasciava intravedere un futuro luminoso per questo ragazzo, che poi però si è perso per strada: si è stazionato attorno alla ventesima posizione mondiale per 3 anni andando a conquistare quattro trofei si, però tutti minori (tutti 250, come del resto anche i suoi rimanenti 7 allori) e senza riuscire più a spingersi lontano nei major dove il miglior risultato negli ultimi anni è stato un quarto di finale agli US Open 2012.

Cosa gli e’ successo allora? Beh di sicuro un indizio importante per capirlo potrebbe essere rappresentato dal cambio di coach, difatti il croato si serve ora del connazionale Goran Ivanisevic dal quale sta traendo spunto senza ombra di dubbio per i chiari miglioramenti della fase offensiva, in particolare nel servizio e nell’uno due che come dice lo stesso Cilic “è la chiave per metter pressione ai top player”; e le prestazioni degli ultimi tempi (non solo i risultati, ma la qualità del gioco espressa) sembrano portare un po’ di ottimismo; magari la vicenda doping dello scorso anno (sospeso per “soli” tre mesi peraltro retroattivi per aver ingerito barrette di glucosio mischiate ad una sostanza non ammessa) lo ha un po’ svegliato dal torpore e gli ha dato modo di riassestare le idee, reimpostare le proprie priorità e rivedere i propri obiettivi.

E questa è la speranza di noi appassionati, perché si tratta di un giocatore di qualità indiscutibile, di un personaggio in un certo qual modo, tennisticamente parlando,  “classico e tradizionale” per atteggiamento in campo e per come porta i colpi; pare legato più ad una generazione tennistica di qualche decennio fa, più improntata su stile e qualità di colpi che sullo stradominio delle doti atletiche…se vogliamo un po’ come per re Roger, che più che nel tennis moderno sarebbe facile immaginarselo accanto a un Laver o ad un Rosewall, con una racchetta di legno in mano.

Cilic e’ un personaggio che si distacca dalle peculiarità del tennis attuale e ci auguriamo davvero di rivederlo presto nella top ten, magari presente al Masters di fine anno dove la sua presenza non sfigurerebbe affatto.
Ma soprattutto speriamo di rivederlo competitivo con i big come lo è stato in queste settimane; il tennis ipermuscolare, in un confronto di stili, ha bisogno di gente della sua qualità dall’altra parte della rete.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement