Stakhovsky: il tennis o la mia Ukraìna?

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Stakhovsky: il tennis o la mia Ukraìna?

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Sergiy Stakhovsky assieme a Dolgopolov sono i tennisti più famosi dell’Ucraìna, unici a stare nella top 100 del tennis mondiale. Mentre Dolgopolov, che sta attraversando un buon momento tennistico, gioca e non esterna i pensieri che indubbiamente rivolgerà alla terra che gli ha dato i natali, Stakhovsky, ventottenne e attuale numero 83 della classifica mondiale, ha scritto una lettera aperta, desideroso di far conoscere al mondo il suo pensiero sulla rivoluzione in corso, sottolineando di essersi interrogato sul da farsi e di aver deciso di continuare a giocare sì, ma sempre con il pensiero alla sua terra.

Un breve riassunto dei fatti per chi non avesse seguito la politica estera nella ultime settimane: la popolazione ucraìna è scesa in piazza per protestare per delle leggi liberticide sostenute dall’ex premier Yanukovich, in seguito ritirate. C’è stata poi un’escalation dei fatti, con la protesta pacifica in piazza Indipendenza sedata duramente dalla polizia. Numerosi i morti, con la folla che con la forza della protesta ha costretto il parlamento a deporre il presidente Yanukovich e a indire nuove elezioni. In seguito, l’intervento militare della Russia che ha invaso la Crimea e quindi l’Ucraìna con non meglio specificati fini (interessi per i percorsi dei gasdotti, il voler evitare che l’Ucraìna stringesse accordi con la EU), minacciando la pace nell’Europa dell’Est.

Questa la lettera scritta da Stakhovsky, pubblicata su Sport Illustrated:

Essere o non essere…
Questo mi chiedo giorno dopo giorno. Come tennista professionista sono impegnato continuativamente in diverse nazioni. La scorsa settimana ero a Dubai, quest’altra sarò negli Stati Uniti per il torneo di Indian Wells, in California. Cerco forse di non pensare alla crisi della mia Ucraìna? Tornerò nella mia nazione per mostrare la mia posizione in merito alla rivoluzione e all’azione militare russa? O scenderò a compromessi, cercando di concentrarmi sul mio lavoro al meglio che posso, non distogliendo però lo sguardo su ciò che accade nella mia Patria?

Ho scelto di scendere a patti. La mia vita oggi consiste nel giocare a tennis e recuperare informazioni sulla mia Ucraìna. Spero che la gente capisca che la mia terra non si è risvegliata per via dell’accordo con l’Unione Europea ma perché ne avevamo abbastanza, specie della corruzione ad ogni livello governativo: giudici, polizia, legislatori. Pensate solamente a questo: il capo della polizia ha stampato dei biglietti da visita in plastica con la bandiera dell’Ucraìna da un lato e i suoi dettagli dall’altro. Li vendeva a 2000 dollari ognuno e ne sono stati stampati 1000. Se ti ferma la polizia e tu mostri questo biglietto, loro ti lasciano andare, non importa quale sia la regola da te infranta.

Senza una dimostrazione della nostra stanchezza verso la corruzione, nulla sarebbe cambiato. Così va la vita. Ma il 29 novembre la polizia ha sedato la rivolta di piazza Indipendenza con una forza eccessiva. Molti studenti sono stati picchiati così duramente che sono finiti in ospedale. Qui si è superato il punto di non ritorno. Il giorno dopo migliaia di persone erano lì a protestare contro la violenza, per dimostrare al governo che loro non erano felici di essere trattati come animali. Sfortunatamente, i nostri ufficiali di governo non avevano contatto con la realtà di questo mondo. Con i loro soldi e il loro stile di vita, non è difficile capire il perché. A dicembre, durante la mia sessione di allenamento pre-stagionale, guardavo i canali della TV russa e vedevo come descrivevano gli eventi che accadevano nella mia nazione. Posso mettere la mia mano sul cuore e dichiarare che l’80% di quello che la TV diceva sull’Ucraìna era falso.

Molti non sapranno che l’Ucraìna è una nazione povera (come la Russia), con un guadagno medio per persona stimato in 6.400 dollari nel 2012, stando a Businessweek.com. La maggioranza della popolazione non usa Internet. La sola informazione che circola è quella della TV o dei giornali. Quindi le loro opinioni sulla situazione sono basate su quello che ascoltano dalla TV, che propaga informazioni che non riflettono la realtà dei fatti.

All’inizio di febbraio, ero in Ucraìna per giocare la Coppa Davis contro la Romania, a Dnepropetrovsk. Il mio coach non voleva andarci. L’ho dovuto rassicurare lungamente che non ci sarebbero stati problemi, che sarebbe stato al sicuro. Ogni giorno attraversavamo un posto con dimostranti a favore del governo, pochissimi, saranno stati al massimo 100 persone. Molte persone vivevano la loro vita senza che nulla fosse cambiato. Quando abbiamo finito di giocare, sono tornato a Kiev seguendo i primi scontri fra la polizia e i dimostranti. Io e mio fratello siamo andati nel cuore di Euromaidan, piazza Indipendenza, dove c’era una dimostrazione civile. Tutto era calmo e pacifico. La gente cantava l’inno nazionale a mezzanotte ogni giorno. Ma il 20 febbraio c’è stata l’escalation, cambiando la storia della mia nazione. Il prezzo pagato è quello di 70 morti, un prezzo decisamente troppo alto. Niente può costare quanto una vita umana. Né i soldi né il potere. Il prezzo che i miei conterranei hanno pagato per questo cambiamento è troppo alto, e oltretutto non è stato dato neanche il giusto risalto a questo fatto. Queste persone sono morte con la speranza di un futuro migliore, un futuro dove il presidente sarà responsabile per le sue azioni, per la nazione e per la sua gente. Un futuro dove il presidente non vivrà la vita di un milionario con i soldi del popolo. Un futuro dove la legge sarà al di sopra di tutto. Un futuro dove la dignità e la decenza saranno valori, e dove la corruzione non sarà uno dei soliti affari.

Alla luce delle mosse russe verso la Crimea le circostanze stanno diventando sempre peggiori. Quando la mia nazione pensa che potrà finalmente respirare liberamente ecco che siamo tenuti in ostaggio da una nazione di cui ci fidavamo molto. Non sono d’accordo con tutte le dichiarazioni e i movimenti di Euromaiden. Ma sono sicuro che la rivoluzione fosse l’unica via per cambiare il mio Paese. La Crimea è parte dell’Ucraìna e noi siamo protetti in tal senso da un accordo con Gran Bretagna e Stati Uniti (il trattato di Budapest, firmato nel 1994 con Russia, Regno Unito e Stati Uniti: l’Ucraìna cedette volontariamente l’arsenale nucleare presente sul territorio e in cambio i russi si impegnarono a rispettare i confini ucraìni ndR). Ci sarà gente che cercherà di mettere la nostra terra sul sentiero del “nazionalismo”ma noi siamo patrioti, non “nazi” o “terroristi”, come i media russi ci chiamano. Il nostro parlamento deve stabilizzare la situazione e poi portarci al voto. I politici di oggi sono stati in circolo per troppo tempo ed è sempre stata la stessa storia. L’unica figura politica che più o meno emerge come limpida è quella dell’ex pugile diventato politico Vitali Klitschko. Ma dipenderà dalla gente stabilire chi sarà in carico di guidare il paese con la loro fiducia.

La cosa più brutta è osservare questo con lontananza. Comunque lo dica, sono solo parole che vengono da fuori. Molti amici da tante parti del mondo mi hanno scritto per esprimere preoccupazioni per la mia famiglia e per la sua sicurezza. Ho risposto loro che non c’è pericolo alcuno e che non ce n’è stato finché la Russia non ha invaso la Crimea. Non provi una buona sensazione quando il tuo Paese è ogni giorno sul notiziario e sulla prima pagina di ogni giornale. Quindi, ancora una volta, ringrazio tutti i media internazionali (non quelli russi) per mostrare il vero volto e le vere ragioni della rivoluzione ucraìna.

Io continuerò a giocare.

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