Che ne sarà di Bernard Tomic?

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Che ne sarà di Bernard Tomic?

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TENNIS PERSONAGGI –  Le vicende del tennista australiano, oggi numero 77 del mondo, troppo legate agli umori del padre/allenatore, il rientro avventato a Miami a seguito della doppia operazione all’anca e la sconfitta record. Un tunnel oscuro di vicende tennistiche e non, dal quale il giovane australiano non sembra ancora essere uscito.

 

Il rientro di Bernard Tomic al tennis giocato è avvenuto proprio ieri durante le qualificazioni al Masters 1000 di Madrid, in cui il giovane australiano ha dato buona prova battendo in due set (6-4, 6-4) il francese Michael Llodra. Dopo l’infortunio, l’operazione, l’annuncio del rientro a Montecarlo e il prematuro ritorno al Sony Open di Miami, che lo ha visto protagonista della partita e della sconfitta più veloce della storia, ci chiediamo cosa ne è stato di quel campioncino che tutti vedevano come il futuro del tennis australiano. Perché la sua vita (tennistica e non), appare travagliata e piena di dubbi. Facile quindi perdere la voglia e la concentrazione a soli 21 anni, in un mestiere in cui sei solo con te stesso su un campo da tennis, in uno sport in cui il talento conta e conta ancora di più l’umiltà e il sacrificio, il duro lavoro e la costanza.

Una carriera professionistica iniziata nel 2008, dopo le brillanti prestazioni come junior, grazie alle quali conquista una Coppa Davis, un Australian Open e uno US Open. I primi passi nel mondo del circuito professionale li muove grazie alla wild card per le qualificazioni all’Australian Open 2008, a soli 16 anni, qualificazioni che non passerà a causa della sconfitta al secondo turno. Ma è su di lui che sono puntati i riflettori del tennis australiano, da troppo tempo mancante di un giocatore di punta e di alto livello, dopo l’inevitabile calo di Lleyton Hewitt dovuto all’età (anche se lui sta ancora lì a giocarsela). La giovane età, le pressioni di un paese intero e la figura pesante, prevaricante e in alcuni casi violenta del padre-allenatore, che lo segue fin da bambino sui campi da tennis. Un personaggio invadente, spesso ostile, di cui parleremo più avanti. ‘Bernie’ si fa conoscere nel circuito ATP. Nel 2011 a Wimbledon partendo dalle qualificazioni batte in serie Davydenko, Andreev, Soderling (testa di serie n.5 quell’anno) e Malisse, tutti giocatori più esperti di lui, raggiungendo i quarti del torneo in cui perderà dal futuro vincitore Novak Djokovic, riuscendo comunque a strappargli un set. Diventa il più giovane tennista ad approdare ai quarti all’All England Lawn Tennis and Croquet Club dal 1986, l’ultimo era stato Boris Becker.

Eccolo: l’Australia vede il proprio futuro tennistico in questo giovane di 1.95 cm, dall’ottimo servizio e dalla personalità spiccata. Poi succede. Succede che un giovane di appena 18 anni, che vede schiudersi un futuro nel mondo del tennis alla sua portata, perda la retta via. Tutto inizia nel 2011 con una maxi-multa per eccesso di velocità a bordo della sua BWM, l’inseguimento con la polizia a 200 Km/h, il barricamento in casa. E poi la fidanzata appariscente, le foto con le lapdancers per il suo compleanno, la sospensione della patente. E ritorniamo a Ivica. Ivica Tomic è il padre e suo allenatore. Fu lui a costringere il figlio a ritirarsi nel 2008 da un match contro Matosevic per protesta contro i giudici di linea, Bernard verrà squalificato per un mese. Ma questa è solo una vicenda nella lunga serie di problemi procurati dal padre al giovane australiano. Nel marzo del 2012 i primi segnali pubblici di un rapporto burrascoso si hanno durante il torneo di Miami. Bernard sta giocando contro David Ferrer quando all’improvviso si avvicina all’arbitro e chiede, con grossa sorpresa dello stesso, di far allontanare il padre dagli spalti. Lui è li che sbotta, parla a voce alta, scuote la testa, mentre il figlio sta perdendo la sua partita. Il giudice di sedia fa quindi allontanare Ivica. I fatti più gravi però sono quelli di Madrid. Nel maggio del 2013 Ivica colpisce lo sparring partner del figlio, Thomas Drouet, procurandogli la rottura del setto nasale e delle fratture alle vertebre. Scatta la denuncia, l’arresto, la condanna a 8 mesi di reclusione (poi sospesi con la condizionale), e la difficile esperienza di dover testimoniare al processo, in cui Bernard, che non era presente durante l’aggressione, non accusa mai il padre: “ E’ entrato nella hall dell’albergo ricoperto di sangue e mi ha detto, Mi ha colpito”. La ATP squalifica Ivica ‘John’ Tomic, non potrà essere accreditato per alcun torneo (sospensione che ha avuto termine proprio ieri). Nulla però gli impedisce di acquistare un biglietto e di seguire il figlio dagli spalti, cosa che fa. “ E’ sempre mio padre”, questo risponde alle domande della stampa, messo in difficoltà dal processo, dall’aggressione e dal fatto di voler comunque difendere il padre, perché è l’uomo che l’ha portato sui campi da tennis e che lo ha accompagnato per tutta la sua vita. E preso nel mezzo di questa vicenda, senza più tranquillità e serenità per potersi concentrare sul tennis, i risultati ne risentono. Il 2013 per lui sarà un anno da dimenticare.

Non è il primo Bernard a fare i conti con una figura paterna così invasiva. La Pierce, la Henin, la Dokic. E ancora Agassi, la Wozniaki. Come fare i conti con qualcosa dalla quale non puoi fuggire? Il 2014 era iniziato con una finale, persa contro Juan Martin Del Potro a Sydney, ma pur sempre una finale. Qualcosa da cui riprendere un percorso interrottosi bruscamente a causa di vicende che con il tennis non avevano nulla a che fare. Ma è durante l’Australian Open, nella partita di primo turno contro Rafael Nadal che il destino sembra di nuovo accanirsi contro di lui. Tomic è costretto al ritiro a causa di un infortunio all’anca, che lo porterà ad una doppia operazione e ad uno stop che inizialmente era stato stimato in 3 mesi, con il ritorno al tennis durante il torneo di Montecarlo. Lo stupore è stato quindi enorme quando nel main draw di Miami era comparso il suo nome. È vero che il suo ‘fisio’, Ivan Gutierrez, aveva dichiarato che le cose procedevano bene e meglio del previsto. Ma non si pensava a tal punto da poter di nuovo disputare un torneo. O da poterlo disputare al massimo della forma. Infatti così non è. In 28 minuti e 20 secondi, Jarkko Nieminen gli rifila un severissimo 6-0, 6-1. In questa mezz’ora scarsa, 61 punti totali, solo 13 per l’australiano, e 9.154 dollari intascati. Il dito viene puntato contro i regolamenti ATP, che sembrano averlo costretto a partecipare al torneo, ‘no matter what’. Ed ecco che la stampa australiana si scaglia di nuovo contro Tomic ‘il ribelle’. Ce lo aveva promesso, aveva detto che sarebbe cambiato, aveva detto che sarebbe cresciuto, che si sarebbe allenato. Forse è chiaro che non tutto nella vita di Tomic ruota attorno al tennis. Che ci sono eventi, vicende e persone che lo condizionano fortemente fuori dai campi da gioco.

L’ex numero 4 del mondo, Pat Cash, ha rilasciato alcune dichiarazioni sul tennista australiano. Secondo lui per ricaricarsi fisicamente e soprattutto mentalmente, Tomic dovrebbe allontanarsi per un lungo periodo dal mondo del tennis: “ Mi sento triste per lui. Secondo me lui non vuole più giocare. La soluzione migliore sarebbe quella di prendersi una pausa di un anno, o di sei mesi, e di tornare poi a divertirsi con il tennis. È davvero dura per lui. Ma anche io ho passato un periodo in cui odiavo il tennis e non volevo più giocare. E non l’ho fatto. Poi ho ritrovato interesse e passione”. Ma la soluzione non è così semplice. La soluzione potrebbe essere l’unica possibile, e l’unica a cui il giovane australiano non ha mai voluto pensare, allontanare il padre dal team, nella speranza di ricominciare un cammino che potrebbe portargli tante soddisfazioni, senza l’effetto eclissante che la vicinanza di quel padre/padrone ha fin’ora prodotto.

 

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