Atp Roma: (s)punti tecnici, ottavi di finale. I numeri da circo di Nadal e Dimitrov

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Atp Roma: (s)punti tecnici, ottavi di finale. I numeri da circo di Nadal e Dimitrov

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TENNIS – I colpi spettacolari esibiti ieri dal bulgaro e dallo spagnolo sfuggono ad ogni logica. Rafa e Grigor hanno dimostrato di avere una coordinazione, una forza muscolare, una capacità di impattare la palla al momento giusto davvero fuori dal comune

A forza di analizzare, discutere, cercare dettagli su ogni piccolo particolare tecnico interessante che possa fare la differenza tra i campioni in un tennis sempre più standardizzato e “condannato” al power-game da fondocampo, ci si può dimenticare di quanto spettacolare riesca a essere il nostro sport, soprattutto nelle situazioni di gioco in cui saltano gli schemi e i fenomeni che ammiriamo hanno la possibilità, o sono costretti, a “improvvisare” per risolvere gli scambi.

Nel pomeriggio di ieri, Grigor Dimitrov e Rafael Nadal hanno realizzato due colpi da standing ovation, quelli per i quali si dice “valevano da soli il prezzo del biglietto”, che meritano assolutamente di essere analizzati.

Il bulgaro, opposto a Tomas Berdych, si è conquistato un match point chiudendo una volée in semi-tuffo di grandissima qualità,  in particolare a livello di indipendenza mano-gambe, e di reattività e timing mentre era completamente fuori equilibrio. Ho parlato di semi-tuffo perchè la “vera” diving volley, alla Becker per intenderci, non è un colpo improvvisato ma cercato, preparato in (relativo, sono frazioni di secondo) anticipo, e ottenuto spingendo con decisione staccando a partire dalla gamba esterna e portandosi così in sospensione orizzontale. L’attimo di surplace in volo, se trovato con il tempismo corretto, consente un buonissimo (e non difficile) controllo dell’impatto, la cosa mostruosamente complicata è l’arrivare giusti all’appuntamento con la palla. Per inciso, grande il Boris degli anni ’80, quanto ci manca.

Grigor non si è effettivamente tuffato verso la volée, è stato piuttosto preso per un microsecondo in contropiede dal passante lungolinea di Tomas proprio mentre eseguiva lo split-step in avanzamento, e nel tentativo di allungarsi, senza poter davvero spingere con le gambe, ha istintivamente assecondato l’inerzia che gli stava facendo perdere l’equilibrio lasciandosi andare alla “caduta” laterale, trovando nel contempo con splendida coordinazione l’impatto, tanto bene che ha potuto dare alla palla il “gancetto” di polso necessario per chiuderla in diagonale. Se possibile, ancora più difficile di una volée in tuffo “tradizionale”, e altrettanto spettacolare.

Splendido.

In ogni caso, stiamo parlando di esecuzioni estreme, al limite, ma ancora da considerarsi “normali” nel tennis, un po’ come le sforbiciate nel calcio: fantastiche, ma se ne vedono parecchie alla fin fine.

Quello che invece ha fatto ieri Rafa Nadal contro Mikhail Youzhny, nel nono game del primo set, non è normale per niente, e l’ultima volta che si era visto qualcosa di lontanamente paragonabile risale al 2002, Basilea, protagonista Roger Federer contro Andy Roddick.

L’irreale gancio in slice, chiuso di polso, con cui Roger aveva contro-smashato la schiacciata di Andy ha appena dovuto scansarsi di un poco, facendo posto sul gradino più alto della mia personalissima classifica di “colpi fuori dal mondo”, per consentire al clamoroso recupero in “veronica mancina” di Rafa  tirata vincente in lungolinea sullo smash di Youzhny, di condividere la prima posizione.

Perchè se è vero che Roger era molto più fuori dal campo, e in arretramento, a cercare una palla decisamente più alta e veloce, Rafa ha però fatto un recupero dello stesso tipo dal lato del rovescio, completamente girato di schiena: semplicemente impensabile.  La forza pura nel braccio, la coordinazione in distensione verticale, e il controllo perfetto (perchè l’ha piazzata dove voleva, e si è visto, non ha messo la racchetta “tanto per provarci”) di una simile prodezza sono roba da alieno, un giocatore normale se quello smash lo tocca è già tanto.

Andare su in sospensione e contemporaneamente torsione, di spalle, percependo la posizione della palla più che vederla mentre ci si avvita e si colpisce con flessione rovesciata totale del polso, e ottenere così un lungolinea vincente, semplicemente non esiste nel proverbiale “manuale del tennis”: siamo fuori da ogni logica tecnica e biomeccanica, ed entriamo nell’esclusivo e ristrettissimo territorio dei fuoriclasse assoluti.

Pazzesco.

One-Handed Backhand appreciation corner

Niente, dopo Montecarlo e la Mitica one-handed final, pare che la terra battuta non riesca a riservare altre soddisfazioni per gli Eroi della Luce. Di nuovo fuori anzitempo le Leggende Rossocrociate, ci rimane uno scontro fratricida tra l’ottimo Apprendista Bulgaro Grigor e il sorprendente Highlander Teutonico Tommy: vinca il migliore, e avremo almeno un Guerriero del Bene in semifinale.

Tra le donne, la Giovanna D’Arco della presa Eastern Carlita si gioca tutto contro la Bella e Dannata Ana Ivanovic (bella perchè è bella, dannata perchè sempre una Nemesi Bimane rimane). Parte da sfavorita, ma nulla è impossibile per chi crede nella Redenzione e in un tennis migliore.

Come sempre, saremo con lei fino alla fine.

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