TENNIS- Interessante intervista a 360° con Ernests Gulbis, personaggio da sempre schietto e sincero, molto attento anche alla cultura.
Ecco il link per l’intervista originale, raccontata in prima persona.
Quando incontrai Ernest Gulbis agli Internazionali d’Italia l’anno scorso, era nel mezzo di una resurrezione, dopo essere piombato al numero 136 e aver sentito le raccomandazioni della mamma che lo incoraggiava a smettere di giocare. La sua rinascita è continuata nel 2014, nel quale il 25enne lettone ha un record di 23-10 con un titolo (a Marsiglia) e due semifinali; la scorsa settimana ha raggiunto il suo best ranking al numero 17, ed è numero 19 alle soglie del Roland Garros.
Gulbis, rinomato per la sua schiettezza, il suo gioco eccentrico ed il suo carattere fumantino, mi ha concesso un’altra intervista a Roma la settimana scorsa, prima della sua sconfitta con Ferrer al terzo turno. Ha parlato della costanza e fiducia trovata in campo, e dei suoi eclettici gusti al di fuori di esso.
Sei contento della tua stagione, finora?
Potrebbe sempre andare meglio, ma sono abbastanza soddisfatto di come procede. Guardando ai risultati, sono stato molto costante; ho avuto due brutte battute d’arresto, in Australia (dove ha perso da Sam Querrey in tre set al secondo turno) e a Miami (fuori al primo turno contro Julien Benneteau). In Florida ero malato, ma in Australia è stato semplicemente merito di Sam, ha giocato un gran match. In ogni caso, un tennis solido da un giocatore che fino a poco tempo fa non vinceva due partite in fila è una dimostrazione di come io stia iniziando ad avere continuità.
Ultimamente si discute di come l’aria nello spogliatoio sia cambiata dopo il successo di Wawrinka a Melbourne e le numerose sconfitte premature dei Big Four, quest’anno. Cosa ne pensi?
Chi è che lo dice?
Berdych, Del Potro…
Mah, direi forse nella top 15. Dubito che il numero 85 del mondo pensi di poter vincere contro chiunque; è bello crederci, ma devi avere degli argomenti su cui basare le tue parole e le tue idee. Berdych può dirlo perché ha battuto i Big Four. Se sono solo parole allora ognuno può dire quello che gli pare.
Tu ci credi?
Se non credessi di poter diventare numero 1 o entrare nella top 5 smetterei di giocare. Rimanere nei primi 20 non mi interessa per niente; la mia fiducia ha iniziato a crescere insieme alla continuità del mio gioco. In ogni caso, non c’entra nessun altro, non m interessa se i migliori giocano male, non mi condiziona, non altera per nulla il mio stato mentale.
L’ultima volta che abbiamo parlato qui a Roma stavi leggendo Haruki Murakami. Cosa sta leggendo Ernest Gulbis in questi giorni?
Ultimamente sto leggendo molti scritti di un autore contemporaneo russo, Victor Pelevin. Alcuni dei suoi libri sono stati tradotti in 38 lingue, o cose del genere.
Li leggi in russo?
Li leggo in russo, in lingua originale, è qualcosa di davvero speciale; sono sicuro che se leggessimo Murakami in giapponese sarebbe tutta un’altra storia. Sto leggendo anche qualche classico russo, ne ho da poco finito uno leggero di Dostoyevsky.
Dostoyevsky ha scritto libri leggeri?
“Il giocatore” (The Gambler, titolo originale). Rispetto a quello che ha scritto di solito. Direi che è un fumetto. Lo scrisse in una settimana perché era al verde e aveva bisogno di materiale subito. Fu un successo.
Sei più un tipo da libro o uno da e-book?
Decisamente libri veri. In un viaggio come questo porto almeno quattro o cinque libri, sono felice di farlo. Mai dire mai, ma difficilmente mi convertirò ai libri elettronici, hanno un valore energetico del tutto diverso per me. Quando una parola è stampata porta con sé un’energia e un pensiero diverso. Non riuscirei mai a leggere un lungo articolo al computer, preferisco usare il giornale. Sono uno all’antica.
Segui altri sport, oltre al tennis?
Prima seguivo la Nba, ma al momento non ho idea di come stiano andando i playoffs. Mi piace molto il basket, comunque.
C’è un fenomeno di massa che non capisci?
Non capisco la maggior parte dei fenomeni di massa, mica uno solo! A volte non i spiego come faccia la gente ad ascoltare, vedere o fare certe cose.
Non lo capisci perché è apprezzato da tutti?
Di solito cerco di allontanarmi da ciò che piace alla maggior parte delle altre persone, è un criterio che solitamente mi preoccupa; se troppe persone apprezzano qualcosa, comincio a pensare che non sia granché, perché qualcosa di veramente valido ha bisogno di uno sforzo maggiore per essere letta o vista. La musica è diversa, a volte hai bisogno di qualcosa che ti rilassi, non per forza qualcosa di profondo, tipo musica classica, non puoi ascoltare sempre roba pesante. In generale, i trend sono…strani.
Tutto questo parlare di libri ed arte ti fa pensare di essere uno “vecchio dentro”?
Cerco di prendere il meglio da tutto, mi piacciono anche le novità. Mi piace l’arte moderna, quando gli artisti mi sorprendono, quando la musica o un libro mi sorprendono. Ad esempio, mi è piaciuto l’ultimo CD di Kanye West, musica rap, mi ha sorpreso. Penso sia questo ciò che associo all’idea di essere un artista, portare una novità agli altri.
C’è qualcuno nel circuito con cui parli di queste cose? Ad esempio, se vai in un museo e vedi qualcosa di interessante, con chi potresti discuterne?
Non mi considero di certo una persona di alto livello, la mia cultura non è abbastanza vasta per analizzare l’arte. Sono un bravo allievo, un buon ascoltatore quindi se qualcuno ha qualcosa da dirmi mi piace che lo faccia. Mi piace ammirare qualcosa, ammirare su un piano emozionale e spirituale, che generalmente non è descrivibile con le parole. Quindi la conversazione durerebbe meno di trenta secondi (ride).
Di che parli con il tuo amico Dominic Thiem?
È giovane, mi chiede molte cose e accetta molti consigli; poco riguardo al tennis, perché è molto più maturo e in generale migliore di quanto non fossi io alla sua età. Gli do la mia opinione su qualcosa, e lui è d’accordo o confuta cioò che li dica, mi spinge a tentare di convincerlo. Mi piace molto e cerco di aiutarlo.
C’è qualche area culturale che ti ha appassionato ultimamente?
Ultimamente direi la musica. Ero disperato perché mi ero ammalato a Vienna poco prima di Madrid, per cui ho preso due biglietti per l’opera, uno per il Nabucco e uno per Placido Domingo, persi entrambi per un appuntamento con il medico. Ma ancor di più mi colpisce la musica classica minimalista, come Philip Glass, Pierre Boulez, Irmin Schmidt. Schmidt ha scritto parecchia buona musica per film; in particolare, la colonna sonora per “Palermo Shooting” di Wim Wenders. Non è una musica facile da ascoltare, mi ha culturalmente segnato.
Ti piace molto la musica.
La mia collezione è abbastanza vasta, 4 o 5 terabytes. La tengo a casa in un hard drive. Abbiamo messo tutti i CD che avevamo nelle nostre case, in campagna e in città, in un solo hard drive, tutta la musica che ho scaricato io e che ha scaricato mio padre è in un solo posto.
Il miglior film visto di recente?
Di recente? Sarò banale, ma mi è piaciuto molto “The Wolf of Wall Street”, uno dei pochi film hollywoodiani che ho apprezzato ultimamente. Ho riso come un pazzo per tre ore filate.
Con chi vorresti farti una selfie?
Selfie? Chiamamola con il suo nome: una fotografia.
Ultim’ora: Ernests Gulbis non sopporta la parola “selfie”.
Una fotografia non ha valore per me se non conosco la persona con cui la faccio. Ci sono molte persone che vorrei conoscere.
Con chi vorresti trascorrere un quarto d’ora?
Quindici minuti non sono abbastanza, direi più un paio di giorni. Inizierei con Albert Einstein.
Di cosa vorresti discutere con lui? Teoria della relatività? Consigli sui capelli?
Non ne ho idea, il tempo migliore della tua vita lo trascorri quando non lo pianifichi. Non puoi dire “Ci sediamo e intavoliamo una grande conversazione filosofica”, capita e basta. Con le persone sveglie o intelligenti capita più spesso. E perché accada, hai bisogno di tempo, hai bisogno di conoscere una persona. Non penso che questo genere di persona avrebbe tempo da perdere con uno stupido atleta come me (ride).
Pensi davvero di essere uno stupido atleta?
Spero di no! Ma è meglio tenere basse le aspettative!