Mauresmo-Murray, la coppia più dolce

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Mauresmo-Murray, la coppia più dolce

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TENNIS – Mauresmo-Murray è l’incontro tra due anime fragili, legate da comuni insicurezze e paure. Wimbledon ha rappresentato per entrambi un punto di svolta. Un posto in cui le paure potranno trasformarsi in gioia, ancora una volta.

Devo ammettere che sono uno tra quelli che un po’ ci aveva confidato.

Senza valutare la scelta sotto il profilo tecnico – ne valuteremo la bontà medio tempore – la collaborazione tra Andy Murray ed Amelie Mauresmo è l’incontro tra due anime fragili e vincenti al contempo, rappresentanti di una perfetta sintesi tra la vittoria e la sconfitta, tra l’amarezza e la gioia e tra la frustrazione e l’enfasi.

I due, infatti, hanno molte caratteristiche in comune e, primo tra tutti, la fragilità che ne ha caratterizzato parte delle rispettive, brillantissime, carriere.

Amelie si fermò soltanto a due tornei dello slam vinti, Andy è fermo a due ma la prospettiva di incrementare c’è: magari proprio grazie alla ex tennista francese.

Della fragilità di Murray si è parlato spesso: più volte lo scozzese ha dato l’idea di essere prossimo al traguardo ma di non avere quella grinta e quella sicurezza in più che caratterizzano i vincenti.
Non sono casuali le 5 finali in un torneo dello Slam senza vittorie con le commoventi lacrime in mondo visione versate al termine dell’edizione di Wimbledon 2012 in cui il nostro ha dimostrato che dietro il suo ghigno e la finta presunzione si nascondeva, invece, un’enorme insicurezza.

E allora, i giornali d’oltre Manica e non solo, si sono scatenati con ogni epiteto, ogni aggettivo sembrava quello calzante: Andy il perdente, Andy figlio di un Paese che non riesce a vincere, Andy e l’ultima occasione, Andy Charlie Brown e via dicendo.

La vita, si sa, è fatta di incontri e talvolta le personalità ci possono influenzare e spingere verso risultati fino ad allora solo sfiorati: l’incontro con Ivan Lendl è storia e tutti i ricordiamo dell’oro olimpico e degli Us Open del 2012 fino al roboante e grintoso successo dell’edizione di Wimbledon 2013.

Abbandonato dal suo mentore, Andy ha fatto la scelta più in linea con tutta la sua carriera, fino a qui densa di vittorie e – come detto – lancinanti sconfitte: Amelie.

Si, anche di Amelie si è detto e scritto tanto, tantissimo, forse troppo.

La sua fragilità e la sua infinita dolcezza ne hanno segnato la carriera e le umane vicende, racchiuse e mai svelate sotto ad un tenerissimo sorriso che tanti (tra cui il sottoscritto) ha incantato.

Anche Mauresmo ha dovuto affrontare la debolezza e la paura che hanno condizionato buona parte degli incontri più importanti della sua carriera.

I media, come ad Andy, non hanno perdonato nulla: Amelie la paurosa, Amelie l’eterna seconda (una su tutte la medaglia di argento alle Olimpiadi di Atene 2004), Amelie la perdente di successo e via così.

Nel 2005 (vittoria del Master di fine anno ) e specialmente nel 2006, tuttavia, le cose hanno preso – seppur per un solo breve istante – una piega diversa.

Ecco che una Mauresmo lucida ed in splendida forma, andava quindi a vincere nel 2006 gli Australian Open e – specialmente – Wimbledon contro la prima della classe, contro quel ghigno e quelle geometrie da esteta del tennis che solo Justine Henin sapeva disegnare.

Tralasciando la prima finale dove la belga si ritirò prima della fine del match (cosa che le fu criticata), in molti avranno presente la finale dello stesso anno dei Championship.

Amelie, svestiti i panni della giocatrice pervasa dalla paura, conduceva un match caratterizzato quasi solo da servizio e volèe e discese a rete tali da incantare e far sorridere in telecronaca Gianni Clerici e Rino Tommasi.

Una voglia di vincere incredibile ed una sicurezza tali che quel titolo lo avrebbe, infine, vinto lei invertendo – clamorosamente – i ruoli: Justin la fredda belga al secondo posto, Amelie l’emotiva francese al primo.

Non credo che il “timing” nella scelta di annunciare Mauresmo quale nuova allenatrice sia stata casuale: Wimbledon ha segnato, infatti, un punto di svolta per entrambi.

Il posto più magico di tutti per chi ama questo sport, dove la sconfitta e la vittoria, maledetti impostori, vanno necessariamente trattati allo stesso modo.

Il posto dove i secondi possono diventare i primi e dove le paure possono trasformarsi in grida di gioia.

Andy ed Amelie, la coppia più dolce.

Federico Carnesecchi

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