Estrella Burgos, il sogno che si avvera quando pareva ormai troppo tardi

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Estrella Burgos, il sogno che si avvera quando pareva ormai troppo tardi

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TENNIS US OPEN- Davanti a un campo 6 gremito all’inverosimile il record man dominicano ha la meglio sulla resistenza della promessa del tennis mondiale Borna Coric e si qualifica per il terzo turno rendendo orgoglioso un intero Paese.

Victor Estrella Burgos, la forza di non mollare (Daniele Vallotto)

Dieci domande a Victor Estrella Burgos (ATP.com, Traduzione di Stefano Pentagallo)

“L’età non è nulla se non un semplice numero”. Questa frase costituisce una perfetta sintesi della mentalità che ha permesso a Victor Estrella Burgos di avere la meglio sul talentuoso Borna Coric e di continuare a vivere un sogno che sembra non voler finire mai.

In questo US Open, non ancora completamente decollato in termini di partite spettacolari e di sorprese ai piani alti del ranking, agli organizzatori del torneo serviva come il pane qualche vicenda appassionante da raccontare e quella di Victor Estrella Burgos è sicuramente tra queste.

La vita di Burgos infatti potrebbe tranquillamente essere oggetto di un libro, una di quelle storie sportive a lieto fine che tanto successo mietono nel grande pubblico.

Nato da una modesta famiglia della Repubblica Dominicana, Victor si avvicina al tennis facendo il raccattapalle in un esclusivo club di Santiago e sognando ogni sera che i ricconi del club tornino a casa e gli lascino il campo per poter giocare.

Il problema però è che a Santo Domingo manca completamente il supporto di una federazione per chiunque aspiri a fare il tennista. A tennis giocano soltanto i ricchi. Cosi le aspirazioni di Victor tardano a trovare sostanza.

Il giocatore infatti non riesce a guadagnare abbastanza per dedicare la sua vita esclusivamente al tennis e decide quindi di abbandonare la professione, eccezion fatta per la Coppa Davis difendendo i colori del proprio paese. Dopo 4 anni ci ripensa e ritenta l’ingresso nel circuito a 27 anni suonati, quando molti dei suoi coetanei sono ormai già dei veterani.

A vederlo a inizio 2013, a 33 anni e con una classifica che non ha mai superato la 300esima posizione mondiale, dopo aver navigato a lungo nel limbo di Futures e Challenger, nessuno avrebbe scommesso un centesimo su Estrella Burgos.

Ma guai a sottovalutare la voglia, la determinazione e il cuore di questo minuto ma tignoso ragazzo venuto dal nulla.

Ad inizio del 2014 accade infatti qualcosa di incredibile: Estrella Burgos vince un trofeo Challengera Salinas in Ecuador, diventa il primo giocatore dominicano di sempre ad entrare tra i primi 100 del mondo e raggiunge la semifinale nel torneo di Bogotà (dove si prende il lusso di battere un certo Richard Gasquet). Una serie di solide prestazioni sul cemento americano gli valgono poi l’accesso diretto agli US Open (anche in questo caso primo di sempre del proprio Paese) dove ha esordito e vinto in rimonta con Sijsling.

Il suo esordio nel torneo ha suscitato un entusiasmo incredibile tra i suoi connazionali. Nei suoi match non si trovano posti liberi e oggi c’erano tante telecamere manco in campo ci fossero Federer e Nadal.

Gli organizzatori hanno cavalcato l’onda lunga della nuova popolarità di Victor, programmando astutamente le sue partite, sia in singolare che in doppio, su un campo laterale in una zona di grande passaggio, dove è impossibile sfuggire al calorosissimo tifo degli spettatori caraibici.

“Ogni volta che sugli spalti ci sono 10 dominicani, state tranquilli che sembrerà ce ne siano almeno 100”, ha spiegato sorridendo orgoglioso il giocatore in conferenza stampa.

Al secondo turno affronta Coric, un avversario che ha esattamente la metà dei suoi anni (34 contro appena 17), in una partita che ha fatto registrare un record storico: mai infatti nell’era Open (dal 1968) vi era stata una maggiore differenza di età tra due giocatori in campo (17 anni).

Il match è stato molto combattuto e godibile e, com’era prevedibile, è stato accompagnato da un tifo da stadio, paragonabile a quello dei più sentiti derby sudamericani. Ad ogni punto era un tripudio di “Vamos Victor” contrastati solo marginalmente da qualche timido “Ajde Borna” improvvisato da tifosi americani impietositi nel vedere un ragazzo così giovane giocare non solo contro il proprio avversario ma anche contro la quasi totalità degli spettatori.

Il croato ha fatto vedere ottime cose: un servizio potente, due fondamentali solidi e un buon tocco nei pressi della rete.

Tutto questo fa pensare che il ragazzo abbia un futuro assicurato davanti a sé e il tempo a sua disposizione per effettuare i dovuti aggiustamenti al suo gioco è ancora tantissimo. Dovrà però lavorare molto sulla tenuta fisica e mentale per affrontare con successo i match 3 su 5 in futuro.

Oggi però era il giorno di Victor che, dopo 4 lottati set, ha potuto alzare le braccia al cielo e scoppiare in un pianto liberatorio: “c’è un momento nella vita in cui capisci che è il tuo momento, il mio è arrivato oggi”.

Nella conferenza stampa di fine partita Estrella Burgos è stato protagonista di un simpatico siparietto con i giornalisti stranieri con i quali, fingendosi seccato di ricevere domande in inglese, si è fatto una gran risata quando gli han fatto notare che un giocatore al terzo turno degli US Open almeno 4 parole in inglese le dovrebbe spiccicare.

Al terzo round la vetta da scalare diventa durissima perché ad attenderlo ci sarà Mister Servizio Milos Raonic. Il fatto curioso è che tra i due esiste un precedente. Risale a 4 anni fa in Coppa Davis e fu vinto dal canadese 9-7 al quinto solo dopo aver annullato due match point.

Certo Raonic era ancora un bambino e non era nemmeno nella top 100 però, come ha detto anche il dominicano in un tono via di mezzo tra il serio e l’ironico,“L’esito del match non è assolutamente scontato dato che nemmeno io ero a livello del Victor di oggi!”.

 

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