Juan Martín del Potro, fuga e ritorno in Coppa Davis

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Juan Martín del Potro, fuga e ritorno in Coppa Davis

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Poche ore fa Juan Martín del Potro ha annunciato ufficialmente il suo ritorno nella squadra argentina di Coppa Davis. Ai microfoni di ESPN ha confermato la sua disponibilità, mettendo fine una volta per tutte alla lunga diatriba iniziata 2 anni fa con la Federazione Argentina di Tennis

“Andrò a Tecnópolis per aiutare la squadra sperando di passare il turno per poter giocare già dai prossimi incontri. Sono state dette tante bugie e io ho preferito restare in silenzio. Adesso sono felice di annunciare che farò parte del team”.

Con queste parole, Juan Martín del Potro ha reso ufficiale il suo ritorno nella squadra argentina di Coppa Davis, dove mancava da ben 2 anni, l’ ultima apparizione nel settembre 2012. L’annuncio è avvenuto ai microfoni di Sports Center, programma sportivo di ESPN, in un periodo in cui il 26enne sta recuperando dall’ennesimo infortunio al polso sinistro, dopo la seconda operazione cui si è dovuto sottoporre.
Il caso, che non ha mai avuto dei contorni ben definiti e all’apparenza chiari, era scoppiato nel novembre 2013, con una lettera inviata dal tennista alla Federazione Argentina di Tennis, presieduta allora da Arturo Grimaldi, scomparso nell’ottobre dello scorso anno. L’argentino lamentava l’atteggiamento negativo della federazione nei suoi confronti, rea di presentarlo in maniera negativa di fronte all’opinione pubblica.
In realtà gli screzi interni al team, mai del tutto unito e compatto, andavano avanti già da tempo, un malcontento che si sono tramandati negli anni Alberto Mancini e Martín Jaite.
I rapporti tesi con uno dei leader della squadra argentina David Nalbandian risalgono al 2008, quando i due giocarono insieme per la prima volta. Quello non è certo un ricordo felice per gli argentini, e da allora la relazione tra i due non fece che peggiorare. All’epoca Del Potro era appena 20enne e alle prime avventure in Coppa Davis, era diventato il n.1 per l’Argentina prendendo il posto di Nalbandian e tutta la squadra si preparava a quella che doveva essere una vittoria perfetta e semplice contro la Spagna orfana del suo numero 1 Rafael Nadal. Ma non andò così e l’Argentina collezionò l’ennesimo secondo posto ( ha perso quattro finali, 1981, 2006, 2008 e 2011), fra colpe e litigi negli spogliatoio strenuamente negati alla stampa. Ma non è un segreto che Nalbandian ritenesse Del Potro responsabile della sconfitta per aver messo al primo posto la sua carriera in singolare e in particolare la prima qualificazione al Masters di fine anno (si giocava a Shangai) nel quale si infortunò. Non era appunto un segreto, come poi svelato da Juan Ignacio Chela, che i due non si amassero: “Non si piacciono, è la verità”, aveva dichiarato l’argentino poco dopo il suo ritiro.

Nel 2013 Juan Martín fu chiaro nel dichiarare che non avrebbe partecipato alla Coppa Davis. E la serenità che traspariva dal team biancoceleste venne sottolineata dai cori poco simpatici provenienti dagli spogliatoi, il famoso “Dónde está? Y Delpo dónde está?”; la dedica velatamente ironica a lui “che la guarda in TV”. L’ambiente era disteso al contrario di quanto accaduto l’anno precedente in semifinale contro la Repubblica Ceca, quando l’Argentina perse 3-2 contro quelli che sarebbero poi divenuti campioni. E come se non bastasse quando la stampa aveva fatto il nome di Del Potro, Zeballos aveva preso il microfono rispondendo: “Chi?”.
Eppure l’anno prima, la squadra argentina, priva di David Nalbandian, aveva dovuto affrontare i cechi con un Del Potro ancora una volta alle prese con in problemi al polso. Dopo gli US Open 2012 il medico che aveva in cura Palito gli aveva consigliato 15 giorni di stop per non forzare l’articolazione, ma lui non ne aveva voluto sapere: “Sarò in campo per i tifosi – aveva spiegato in conferenza stampa – ho deciso di riposarmi in seguito”.

La rottura definitiva arrivò quindi con quella lettera dai toni duri, nei quali la colpa veniva imputata alla stampa che metteva in circolazione notizie false e al poco peso che il numero uno dei biancocelesti aveva all’interno del gruppo:
“Sono stanco che mi si inviti per mail o per messaggi e che poi io venga allo stesso tempo pressato dall’opinione pubblica attraverso un certo tipo di stampa, facendo uscire dichiarazioni sul fatto che io possa giocare o meno in Coppa Davis, mettendomi in cattiva luce di fronte all’opinione pubblica. Questo mi sembra un atteggiamento doppiamente ipocrita”– scriveva Del Potro nel suo messaggio alla Federazione, ed aggiungeva – “ non sono stato interpellato per l’elezione del nuovo capitano, per la superficie o per la sede, e quando hanno chiesto il mio parere non lo hanno considerato, come nei match contro la Repubblica Ceca nel 2012”.
Non sappiamo con certezza quanti siano stati gli sforzi dello scomparso Arturo Grimaldi per riportare in squadra Del Potro, anche se nella passata stagione, subito dopo la sconfitta dell’Argentina contro l’Italia, l’ex dirigente della AAT sottolineava l’importanza della carriera in singolare di Juan Martín e la difficoltà di coniugare tutto questo con la Coppa Davis, ma anche quanto fosse indispensabile per il gruppo.
La stagione 2014 come sappiamo, Del Potro l’ha passata fra operazioni e riabilitazione, impossibilitato quindi, anche volendo, a prendere parte alla competizione a squadre.
Neanche oggi si trova nella condizione di poter giocare, ma ha voluto comunque rendere nota la sua vicinanza al team e al nuovo capitano Daniel Orsanic per quando sarà in grado di poter tornare a competere: “Adesso sto bene, ho molta più mobilità e se tutto proseguirà per il meglio dalla prossima settimana potrò iniziare il lavoro di rafforzamento per colpire di rovescio. È un processo lungo, continuo ancora a sentire dolore, ma sto lavorando, continuo ad avere fede e sono davvero ansioso di poter tornare a giocare, e se fosse senza dolore sarebbe un grande passo in avanti per me”.
Le due parti avevano iniziato a riavvicinarsi già da qualche tempo, come era sicuro Armando Cervone, l’attuale presidente dell’AAT, che Del Potro sarebbe tornato in squadra. Dopo l’ufficialità delle parole di Palito, adesso sembra davvero chiuso questo lungo capitolo pieno di dissapori. E chissà se questo ha in qualche modo a che fare con il fatto che ormai David Nalbandian non è più un tennista.

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