La "povera" Italia contro un Paese molto ricco, ma in campo non scendono né soldi né Fognini

Editoriali del Direttore

La “povera” Italia contro un Paese molto ricco, ma in campo non scendono né soldi né Fognini

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Corrado Barazzutti ha scelto Seppi e Bolelli lasciando in panchina il No.1 d’Italia, come non aveva mai fatto. Per la prima volta il “capitano” la pensa come me. C’è da preoccuparsi? Tutte le interviste del sorteggio

Coppa Davis, con Fognini l’Italia vince sempre ma Barazzutti non lo sceglie per i due singolari (Pentagallo)

Se non fosse che secondo me era prevedibile, la notizia sarebbe che Corrado Barazzutti ha rinunciato per la prima volta al suo No.1 e portafortuna Fabio Fognini, preferendogli Andreas Seppi e Simone Bolelli augurandosi che i due ripetano prestazioni all’altezza di quelle fornite dal primo contro Federer e dal secondo contro Raonic. Due top-ten dal record un tantino diverso rispetto a Kukushkin e Golubev, con tutto il rispetto per questi due giocatori che hanno raggiunto rispettivamente un best ranking di 48 e 33.

Il timore, da più persone espresso, è che i due russi “emigrati” in Kazakhstan attirati dal profumo dei tenge – la moneta kazaka, 1 euro corrisponde a 250 KZT – si esaltino in casa e si trasformino. Golubev ha battuto qui Goffin (gennaio 2014) e Melzer (2013), i più modesti Chiudinelli e Lammer (e fuori casa Berdych quando a Ostrava conquistò un punto quasi decisivo), mentre Kukushkin ha battuto qui Wawrinka (poi battuto anche da Golubev a Ginevra un anno fa).
Si parla di tennis, di Coppa Davis, di chi vincerà questo primo turno che appare molto equilibrato fra due nazioni che lo scorso anno sono state entrambe battute dalla Svizzera poi vittoriosa nella Coppa – il Kazakhstan diversamente da noi vinceva 2-1 a Ginevra -, ma si approfitta anche per dare una rapida occhiata ad una città ed un Paese che non avevo mai visto. Ed è una impressione… forte. Fortemente inattesa, quasi certamente per la mia scarsa preparazione culturale in materia.

Non ho mai visto nella stessa città tanti grattacieli ed edifici in costruzione come qui ad Astana. Un cantiere aperto. Letteralmente. Si vede che petrolio e gas scorrono a fiumi nelle tasche dei kazaki e a giudicare da quel che vedo gli investimenti sulla città, voluti dal presidente Narsultan Nazarbayer, sono enormi.

Il sorteggio si è svolto nel Palazzo dell’Indipendenza, costruito 5 anni fa, davanti alla moschea più grande di Astana, anch’essa di recentissima costruzione. Ho fatto delle foto con il telefonino e spero che rendano l’idea, mentre scrivo in una sala stampa che, unica stanza dello stadio denominato Centro Nazionale del Tennis a non essere riscaldata, è un frigorifero. Ma almeno il wifi funziona, diversamente dal palazzo in cui si è svolto il sorteggio.

Raggiungere Astana è quasi complicato come andare in Australia. Anche se le ore effettive di volo non sono più di 7 da Roma a Mosca e poi da Mosca ad Astana (circa 3 ore e mezzo ciascun volo), io che ho preso il Freccia d’Argento da Firenze alle 8,22 del mattino di mercoledì per arrivare in tempo al volo Transaero da Fiumicino delle 13,20, sono arrivato dopo la mezzanotte italiana ad Astana, vale a dire alle 5,30 del mattino qui per via del fuso orario. C’erano 24 gradi sottozero, ma curiosamente non si sentiva tutto il freddo che temevo. Si sta peggio in sala stampa!

A Mosca arrivava anche Matteo Renzi ieri, ma non l’ho incrociato. Avesse il petrolio e il gas del Kazakhstan quanti problemi in meno avrebbe il nostro Matteo. Mentre per oltre 3 ore aspettavo con tanta altra gente la coincidenza per Astana (aereo strapieno), c’erano tanti passeggeri intenti a consultare computer, tablet e telefonini, come ormai ovunque: però non m’era mai capitato di vedere tre russi (immagino fossero russi…) che sul computer sembravano impegnatissimi in partite di scacchi, immagino contro il computer. Non fra loro. Non si conoscevano. Erano seduti ognuno lontano dall’altro. Si vede che Kasparov e Spasski hanno fatto proseliti. Da noi al massimo si vedono le signore che fanno i solitari e qualcuno il sudoku. Sul Boeing della Transaero anziché i soliti annunci delle hostess che dissuadono ad aprire i computer in fase di decollo ed atterraggio, ci si premurava di avvertire che con non so più quanti rubli e 20 dollari si poteva avere la connessione internet durante tutto il viaggio e, se su Transaero, anche per i voli in coincidenza dello stesso giorno. Se le hostess l’avessero annunciato con un inglese appena appena più comprensibile, ne avrei approfittato subito.

Astana ricorda una città lunare dei film di fantascienza, e la città universitaria dove insegna Daniele Malafarina, sembra una città del futuro, pronta per un film “2001: Odissea nello spazio”.

Oggi via Internet, se vi incuriosisce, potreste vedere grattacieli pazzeschi fatti in tutte le forme, triangolari, trapezoidali, ellittici, e con tutti i materiali. Qua e là spuntano anche Piramidi di cristallo. Ho avuto la sensazione che da qui sia passato il celebre architetto Calatrava. Per la foggia di alcune sopraelevazioni, ponti ed altro. Ma in realtà la maggior parte degli edifici sono stati progettati da giapponesi. Che secondo alcuni si riconoscono anche per il fatto che accanto a grandi arterie come le autostrade americane hanno sistemato degli svincoli strettissimi, ad imbuto tipo certe stradine dei centri giapponesi appunto, per cui si verificano degli stranissimi imbottigliamenti di traffico.

Che in Kazakhstan ci sia gente che sta piuttosto bene lo si capisce anche dalla qualità delle macchine: grandi marche tedesche (Mercedes, Bmw, Audi) oltre alle Kia, Toyota, Hyundai, e quasi tutte nuove.

Ma non vi tedierò oltre con queste descrizioni approssimative, che sono soltanto il frutto di poco più un’oretta complessiva per i vari trasferimenti dall’aeroporto alla città universitaria e poi al palazzo dell’Indipendenza e quindi al Centro Tennis.

Il palazzetto dello sport, piccolo ma accogliente per massimo 2.500 persone, è – riscaldamento a parte – raccolto, se vogliamo pure bello, ma spreca tanto spazio. Dalla struttura esterna si sarebbe detto capace di ospitare oltre 5.000 persone, ma ne contiene meno della metà. Se non fanno il tutto esaurito…
Faranno rumore, fracassodice Golubev con il suo accento piemontardo – sono più entusiasti che competenti…aggiunge a bassa voce l’ex pupillo di Massimo Puci (che ora segue come coach il giovane e promettente Matteo Donati, il nostro miglior prospect insieme a Gianluigi Quinzi). “le poche volte che sono a Bra mi alleno con lui, è davvero  bravo” garantisce Andrei Golubev.

Ho incontrato qui al palasport una mia vecchia conoscenza, “Muro” Mihal: lui, ex coach per 3 anni di Marian Vajda (il coach di Novak Djokovic), e sempre per 3 anni anche sia di Karol Kucera (ex n.6 del mondo nonché bestia nera di Pete Sampras) sia di Domini. La “povera” Italia contro un Paese molto ricco, Hrabaty, è uno slovacco diventato il direttore tecnico, l’head coach del tennis kazako da questo gennaio.

“I mezzi che ha il Kazakhstan per supportare il tennis sono impressionanti rispetto al mio Paese, la Slovacchiami dice “Muro”io devo seguire una sessantina di ragazzi fra i 10 e i 18 anni reclutati in tutto il Paese, e trasferiti periodicamente qui al centro tennis nazionale di Astana. Ne ho intravisti alcuni davvero buoni, eccellenti promesse. Li abbiamo divisi in diversi gruppi, per età e livello, gruppi che chiamiamo ‘Orange Bowl, Green Bowl, Red Bowl…e sono certo che qualcuno di questi ragazzi verrà fuori.”

Anche Muro indossa una divisa gialla fornita al tennis kazako dalla Lotto. “Hanno stretto un accordo con la Lotto” mi conferma “Muro” Mihal.

L’atmosfera è rilassata. I tennisti kazaki, come sapete, sono in realtà russi “acquisiti”, forse sarebbe più giusto dire adottati. E sono grati al presidente Nursultan Nazarbayer che qui è considerato poco meno di Dio e che ha dato questo indirizzo per promuovere il tennis.

Nel palazzo dell’Indipendenza troneggia un grandissimo dipinto nel quale sembra che tutti i politici più importanti del mondo, vivi e defunti, omaggiano il presidente del Kazakhstan che camminando su un tappeto passa in mezzo a gente come Obama, Putin, Berlusconi (eh sì c’è a che lui), Chirac e poi tanti altri che ho fotografato con il telefonino senza avere il tempo di riconoscerli. Se la foto che ho mandato è decente magari li riconoscerete voi. Chiaro che si tratta di una finzione fantasiosa, ma il quadro d’insieme alla fine si fa guardare.

Avete presente la puntualità degli svizzeri? Beh qui non si sa cosa sia. Il sorteggio era fissato per mezzogiorno, e l’arbitro svizzero. Egli sarà rimasto scioccato quando tutti se la sono presa comoda, hanno portato a spasso per il palazzo i tennisti italiani, facendogli vedere un plastico illuminato della città di Astana con a riproposizione del fiume che l’attraversa, delle due grande arterie principali ed infinite, di tutti i palazzi portati a termine…che sono tantissimi ma raddoppieranno in pochi anni, ne sono certo.

Così la cerimonia del sorteggio si è tenuta con una mezzora abbondante di ritardo, e quando la Zhanar, la ragazza che fa da capo ufficio stampa ci ha detto che con il pulmino della Davis ci avrebbe dato un passaggio allo Stadio….beh abbiamo atteso un’ora abbondante, con lei che sorridente diceva “Relax, relax!”, mentre friggevamo per la mancanza del wi-fi e l’impossibilità di trasmettere qualunque cosa, salvo che usando il telefonino (due euro al minuto…).

Quest’atmosfera rilassata si è trasmessa anche ai giocatori. Nessuno sembra preoccupato né teso.

Fognini come al solito era il più scanzonato, e quando Egli ha annunciato la coppia italiana per il doppio di sabato, Lorenzi e Fognini, Fabio rideva e diceva, rivolgendosi a me, “Eh non cambia mai eh Corrado eh?”. Rideva perfino Barazzutti. Ormai questa del doppio che non gioca e viene fotografato inutilmente è diventato una gag.

“Spero proprio di non giocarlo” ha detto Paolo Lorenzi spiegando: “Vorrebbe dire che qualcuno ha dei problemi, o Simone o Fabio”.

Paolo dovrà andare a letto presto comunque, niente Juventus-Fiorentina in tv per lui stasera: alle 21 in Italia vuol dire alle una di notte qua in Kazakhstan.

Sull’esito del match non si sbilancia nessuno, al massimo qualcuno dei nostri- ascoltate le interviste – dice che “forse abbiamo il 51 per cento dei favori del pronostico”. E poi le inevitabili banalità di tutti: “Partiamo da 0 a 0, le classifiche parlano a nostro favore – dice Barazzutti – ma contano poco alla fine”.

Bolelli è contento di giocare per primo, e anche di affrontare Kukushkin quindi per averlo già battuto, ma sa bene che “batterlo qui sarebbe un’altra cosa”

Kukushkin è russo di Volgograd “Non troppo lontano di qui, un migliaio di chilometri” osserva..quasi per dire “sono davvero mezzo kazako”. Se noi in Italia fossimo saliti mille chilometri più su potevamo prenderci Federer e Wawrinka. Ve lo immaginate?

E’ stato n.48 del mondo come best ranking ma quest’anno era partito alla grande raggiungendo la finale di Sydney...”Sì, ma lì sono cominciati anche i miei guai, sono arrivato stanchissimo dopo 8 partite in 8 giorni all’Australian open e ho perso da Jaziri 7-6 al quarto (e il tunisino avrebbe poi battuto anche RogerVasselin), poi mi sono ammalato e mi sono dovuto fermare. Ma ora sto bene” -dice aprendosi ad un sorriso un po’ sforzato, non così aperti come quelli di Golubev.

Anche Golubev a Melbourne aveva deluso: 61 62 76 con il vecchio guerriero finlandese Nieminen.

I nostri avversari insomma non hanno fatto grandi risultati ultimamente ma qui si dimostrano affiatati, uniti e si sa che in Davis conta molto anche questo. Anche i nostri, però lo sono, e tecnicamente dovrebbero essere superiori.

Una buona notizia è che stamani hanno montato le apparecchiature per l’HawkEye. Su questo campo “Veloce ma non velocissimo, più ruvido che liscio…” così si dice, le palle non lasciano il segno e chissà come saranno i giudici di linea. Una volta, prima dell’avvento del “Falco” potevano essere decisivi. Ora potranno esserlo soltanto entro certi limiti. A me Egli come arbitro non è mai piaciuto granché.

Proprio le palle sembrano poter costituire un problemino: sono dure e veloci appena uscite dal tubo, diventano “gatti arrotolati” dopo cinque/sei games. Ovviamente questa cosa comporta anche problemi tecnici di adeguamento. Chi saprà farlo meglio?

Bolelli ha una certa responsabilità: il punto iniziale di Coppa Davis talvolta indirizza tutto un match. E Seppi, che pure in Australia ha ricordato come il suo singolare vinto su Ward con la Gran Bretagna sul 2 pari sia stato uno dei suoi exploit più importanti, non è sempre stato un mostro di solidità nervosa in Coppa Davis. Ricordate Genova?

Vabbé, tocchiamo ferro. Tutti si attendono un incontro equilibrato, senza nessun punto scontato. La vera sorpresa forse sarebbe una vittoria netta di una delle due squadre. L’appuntamento è per il mezzogiorno di ghiaccio kazako, le sette del mattino in Italia e in tv.

Primo match: Bolelli (49 Atp)-Kukushkin (58 Atp), a seguire Seppi 35 (Atp)-Golubev (91 Atp).

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